Vuole cambiare sesso ma è incinta – “Celebrazione della mutilazione del corpo femminile”. È con queste parole che Lucio Malan, senatore di Forza Italia, ha commentato il caso della ragazza di Roma, la quale, nelle fasi conclusive del processo di transizione, affrontato per cambiare sesso, e dopo aver provveduto alla rettifica anagrafica dei documenti, ha scoperto di essere incinta al quinto mese.
Ad occuparsi del caso per tutelare le condizioni di salute del nascituro è un’equipe medica specializzata di una struttura sanitaria della Capitale.
L’obiettivo dei medici è capire se le terapie ormonali, ricevute dalla paziente nei mesi precedenti, possano aver avuto delle ripercussioni sulle condizioni del feto.
La donna avrebbe avviato il procedimento di transizione qualche anno fa, a partire dall’iter psicologico diretto a vedere diagnosticata e certificata quella che viene definita disforia di genere.
In seguito, un altro passo decisivo: la terapia ormonale, dove la giovane ha iniziato ad avere i primi cambiamenti fisici di un certo peso, come lo sviluppo della peluria, precisamente della barba.
Una volta affrontata la mastectomia per rimuovere le ghiandole mammarie, la donna è passata alle pratiche burocratiche: rettifica anagrafica del sesso e al cambio di nome su tutti i documenti di identità, autorizzati dal tribunale di Roma.
Incinta al quinto mese
Ma, a un passo dalla conclusione dell’iter, ecco un fulmine a ciel sereno, quasi a voler ricordare che, per quanto l’essere umano si possa sentire un Dio in terra, sottostà alle leggi della natura.
La protagonista di questa odissea arcobaleno, una volta andata in ospedale per effettuare dei controlli medici e delle analisi finalizzate ad effettuare un intervento di isterectomia, e cioè un’asportazione dell’utero, ha scoperto la gravidanza.
La principale preoccupazione dei sanitari è stata quella di verificare immediatamente le condizioni di salute del nascituro, temendo infatti che le terapie ormonali possano aver causato dei danni irreparabili al feto.
Ma ci sono anche delle complicazioni legali.
Infatti, la donna, essendo all’anagrafe un uomo, non può accedere all’ivg e, qualora volesse portare avanti la gravidanza, non è chiaro in che modo avverrà il riconoscimento del figlio.
Non per nulla, questo è il primo caso noto in Italia riguardante la gravidanza di una persona transgender.
Un caso questo, che, anche se con dinamiche diverse, ricorda una storia verificatesi nel 2015. Si sta parlando dell’immagine pubblicata sui magazine Time e People, che, infatti, ritraeva un uomo mentre allattava il suo bambino appena nato.
Fotomontaggio? Un film di fantascienza?
Ahimè no, per la gioia della scienza secondo il gender e dell’amore arcobaleno che sa di egoismo, è tutto vero.
Il caso Evan Hempel
Si tratta di Evan Hempel, un uomo trans originario di Boston, che aveva iniziato il suo percorso per cambiare sesso, molti anni fa, precisamente le cure ormonali di testosterone avevano avuto inizio nel 2003.
Evan, infatti, aveva raccontato di aver sempre voluto avere un bambino, anche se sentiva di non appartenere al suo corpo femminile.
Un desiderio, che, nel 2011, aveva voluto realizzare con la sua compagna, decidendo che sarebbe stato lo stesso Evan ad affrontare la gravidanza.
Una decisione che aveva portato l’interruzione dei trattamenti ormonali e l’inizio dell’inseminazione artificiale ricorrendo a un donatore di sperma.
Dopo un paio di tentativi non andati a buon fine, tra cui anche un aborto spontaneo, ecco che Evan, un uomo nel corpo di una donna, ha dato alla luce un bambino.
Il tutto documentato da Jessi, sorella maggiore del mammo, inclusa la foto dove quest’ultimo allatta la piccola.
“Era un po’ una scommessa”, aveva detto l’uomo trans. “Non sapevo come mi sarei sentito, ma alla fine penso che sia davvero figo che il mio corpo possa fare tutto ciò”.
Una scommessa è così che Evan ha definito la nascita di suo figlio.
Tanto, che sarà mai privare un figlio della figura materna, facendogli vedere un uomo, anziché una donna, in chi gli ha dato la vita?
Dopotutto love is love.
Chi se ne frega delle ripercussioni a livello psicofisico che può vivere un bambino nel vedere un uomo che l’ha messo al mondo?
Tutto questo non è forse misoginia?
Non è forse misoginia cancellare la figura materna?
Non è forse misoginia far crescere un bambino privandolo della figura femminile che rappresenta il pilastro della vita di ogni figlio, ossia la figura materna?
Il murales dell’uomo che allatta
Ma non è finita qui, visto che, lo scorso aprile, a Rimini, l’immagine del mammo che allatta è stata riportata in un murales.
Un affresco che, in seguito, è stato cancellato, con tanto di condanna, ovviamente della sinistra arcobaleno, incluso il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad (Pd).
Un’immagine cancellata proprio come si sta cercando di cancellare in tutti i modi la figura della donna, partendo dalla sua essenza: la maternità.
Una maternità vituperata in ogni suo aspetto, come l’allattamento, in quanto, come disse, non il solito omofobo de destra, ma il più celebre drammaturgo d’occidente William Shakespeare. “Noi non veniamo dalle stelle o dai fiori, ma dal latte materno. Siamo sopravvissuti per l’umana compassione e per le cure di nostra madre. Questa è la nostra principale natura”.
Nemes Sicari
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