Virtù di fortezza cercasi – Sono così lontani i tempi in cui il mondo si divideva tra cavalieri e madonne che quasi pare non siano mai davvero esistiti.
Non che allora lo fossero tutti, ma le aspirazioni di tutti volavano lì. Per diventarlo o per mantenersi tali, via maestra era l’esercizio costante di molte virtù tra le quali, irrinunciabile, quella della Fortezza, serva solo di Prudenza e Giustizia.
Il nuovo corso
Ed è la Fortezza, venute meno le sue due nobili padrone, che vedo mancare in troppi, persino in coloro che, chiamati a compiti altissimi, non avrebbero dovuto nemmeno pensare di assumerli senza l’intenzione di ispirarsi a quella virtù che, come insegna il neglettissimo catechismo cattolico, andrebbe esercitata fino al sacrificio di sé.
Eppure, sono tantissimi i sacerdoti, sono innumerevoli i vescovi, fin troppo riconoscibili i cardinali che, pur amando Cristo e la Chiesa, sono divenuti ormai paurosi cronici, pusillanimi di lungo corso e di prevedibile, infausto decorso.
Oltretevere, trascurata la forma e la lettera laddove era indispensabile, la si segue – e pedissequamente! – quando non lo è affatto ed è, anzi, in certune specifiche situazioni, contraria al bene dell’anima, fine ultimo e irrinunciabile che non può essere subordinato all’ossequio al mondo e tantomeno alle linee guida della CEI, quelle accessorie, “politiche”, estranee alle questioni prettamente religiose.
La sudditanza allo Stato rischia di ridurre parte della Chiesa ad una sua appendice, ad una sorta di centro sociale dello spirito.
Mancano di fortezza anche quei vescovi che temono di richiamare all’ordine i sacerdoti che non celebrano Messe, ma feste in maschera e che si travestono da laici, per giunta sciatti, che vivono situazioni personali gravemente irregolari, che adeguano il catechismo alle loro opinioni.
I tanti prelati che trascurano di coltivare la virtù della fortezza dovrebbero ricordare però che chi ha coraggio talora perde le sue battaglie, ma chi non ne ha le perde sempre.
Irma Trombetta