Utero in affitto: la battaglia del PD – La pratica dell’utero in affitto, ossia della surrogazione di maternità quale estremo atto di mercificazione della donna (e di reificazione del feto), è già illegale in Italia.
Sempre più spesso, tuttavia, accade che coppie omosessuali aggirino la legge italiana, recandosi all’estero per “affittare” letteralmente il grembo di una donna disperata, in cerca di denaro ad ogni costo; per poi tornare in Italia con il bambino nato dalla maternità surrogata ed ottenerne la registrazione all’anagrafe.
Uno scempio etico e giuridico
Uno scempio vero e proprio, etico prima ancora che giuridico, che con la compiacenza della magistratura viene perpetrato sistematicamente.
Per questo sarebbe auspicabile che il reato dell’utero in affitto sia perseguibile anche se commesso all’estero.
Fortunatamente, qualcuno dei politicanti che siedono in Parlamento sta cercando di perorare questa causa, tanto che una proposta di legge in materia, volta cioè a rendere la maternità surrogata “reato universale”, approderà in aula a Montecitorio nei prossimi giorni.
Un cavallo di battaglia PD
Ciò malgrado, la sinistra non si rassegna e cerca in ogni modo di trovare una scappatoia legale per permettere tale pratica abominevole.
Prima la questione di incostituzionalità del divieto universale, poi finanche la cosiddetta “GPA solidale”, ossia la possibilità per una donna di mettere a disposizione il proprio utero senza ricevere in cambio un compenso, bensì solo un “rimborso spese”. Nella sostanza, un’ennesima trovata per aggirare la normativa.
Deve restare un reato
Ovviamente si spera che la proposta di legge passi e la maternità surrogata diventi reato universale. Ma quello che occorre realmente è un cambio di passo a livello culturale ed educativo. Esiste, ed è orami ben radicata, una cultura materialistica che piega al denaro ed alla volizione egoistica ogni principio ed ogni altro diritto.
Una cultura ignorante ed ipocrita, che in nome del progressismo vuole legalizzare tutto ciò che è tecnicamente possibile, per quanto degenere o aberrante sia.
Giustino D’Uva