Ungheria: l’UE contro la norma che vieta la propaganda LGBT nelle scuole – L’Europa, o meglio, la sua caricatura chiamata UE, attacca l’Ungheria di Orban per la sua legge sulla protezione dei minori in vigore dal 2021.
L’attacco UE
Cosa prevede questa norma, definita “una vergogna” da Sua altezza Ursula Von der Leyen? Il divieto della promozione dell’omosessualità presso i minori attraverso i media o i programmi scolastici.
Questa misura, che qualunque persona non traviata dall’ideologia più cieca definirebbe di semplice buon senso, viene vista come lesiva dei sacri diritti Lgbt.
Ovviamente a nessuno dalle parti di Bruxelles sembra minimamente sfiorare il dubbio che esistano anche i diritti dei bambini e i diritti delle famiglie. La Commissione Europea, quella sorta di Soviet eletta da nessuno che pretende di controllare le politiche degli Stati e le vite dei cittadini dalla culla alla tomba, ha ritenuto di promuovere un’azione legale contro il paese magiaro, deferendolo alla Corte di Giustizia Europea, in quanto violerebbe i “valori europei”.
Il caso canadese
Non è dato di sapere chi abbia stabilito che tra tali asseriti “valori” si debbano necessariamente includere esibizioni ed insegnamenti di travestiti e drag queen sin dalle scuole elementari, come avviene in alcuni “progrediti” (le virgolette non saranno mai abbastanza) paesi.
Tra questi, ultimamente, si sta distinguendo il Canada, dove, tra le altre cose, lo scorso 4 aprile è stato presentato un disegno di legge che prevede sanzioni fino a 25.000 $ per chi manifesti contro l’ideologia “gender” (la neolingua parla di “propaganda di odio”) all’interno di perimetri di volta in volta stabiliti dalle autorità locali e definite “zone di sicurezza Lgbt”.
Ipocritamente i promotori della proposta si affrettano a dire che, per carità, in nessun modo verrebbe compromessa la libertà di espressione, bontà loro, ma lo scopo sarebbe quello di limitare i “crimini di odio”.
La deriva dell’Occidente
Questo è il modello verso cui l’intero Occidente si sta spingendo a grandi passi e l’UE non intende restare indietro per nulla al mondo. Avremo così sempre più scuole in cui si sanzionano insegnanti che “osano” recitare una preghiera insieme agli scolari – assordante, a questo proposito, il silenzio del governo meloniano – ma che spalancano le porte alle imperdibili lezioni di vita tenute da uomini in tacchi a spillo e piume di struzzo.
L’Ungheria resiste
Di fronte a questa deriva ci sono una nazione e un governo capaci di tenere la schiena dritta, rispondendo alle intimidazioni di stampo mafioso blustellate, attraverso il proprio ministro degli Affari Esteri, Péter Szijjártó: “Non si tratta di una semplice decisione del governo, né di una decisione parlamentare, ma è la volontà del popolo, espressa in un referendum e non conosciamo una decisione di livello superiore in una democrazia. Perciò, ovviamente, ci schiereremo a favore della protezione dell’infanzia e dei bambini ungheresi, indipendentemente dal numero di Paesi che decideranno di unirsi alla causa in corso contro di noi”.
Una lezione di grande dignità, che speriamo siano in tanti a raccogliere.
Raffaele Amato