Un vero stato non c’è mai stato – “Presidenza del consiglio e della Repubblica cosa sarebbero in Patria ed ancor di più all’estero?”
Partendo da questo quesito si capisce subito che gli argomenti trattati siano parecchio delicati, ma bisogna sempre iniziare i ragionamenti se non da punti di vista puramente neutrali (uno dei grossi problemi dell’Italia di oggi è che questo venga estremamente difficile), perlomeno con una buona dose di obiettività.
Il ruolo del Premier e del Presidente
Per rispondere in maniera più esaustiva possibile bisogna passare dal condizionale al presente, e chiedersi innanzitutto che cosa sono oggi Presidenza del consiglio e della Repubblica?
Nel senso cosa siano per gli italiani ma anche come si auto definiscano le istituzioni stesse.
Partendo dagli italiani si è semplicemente raccolto quello che si è seminato per anni, e le istituzioni per la gente comune altro non sono che “lo stato”.
Un vero stato non c’è mai stato
Sviluppando il ragionamento lo stato è quell’entità intangibile e disprezzata che non genera lavoro ma lo distrugge, gestisce in mala maniera la cosa pubblica, che abbandona a sé stesso il patrimonio storico-artistico quando non permette direttamente a determinati privati (ormai padroni quasi completi di tutto quello che di produttivo era pubblico sino a poco tempo fa) di sfruttarlo.
I nodi della sicurezza e della giustizia
Lo stato è totalmente assente nelle strade nonostante la presenza di agenti impotenti davanti alla maggior parte delle situazioni percepite a rischio, in cui si stupra e si uccide sin troppo spesso (per non parlare del resto dei reati); ed ancora lo stato è quello che senza dar spiegazioni aumenta a dismisura le tasse ma non stipendi, pensioni e sussidi.
Lo “stato” è quello in cui se vai a giudizio ormai i processi funzionano al contrario tutelando i criminali ma anche ribaltando de facto il volere popolare espresso al voto in materia d’immigrazione, sicurezza ma anche lavoro ed addirittura di recente anche strumento a tutela delle banche o a totale difesa della vergogna della “pandemia”, con processi condizionati dall’appiattimento alla retorica politica e televisiva (evitiamo di perder tempo parlando di carta stampata, social network, radio e televisioni dominate da censura e pensiero unico) oltre che di aperta inimicizia ad infanzia, istruzione e libertà di pensiero con troppa accondiscendenza verso tematiche assurde come quelle arcobaleno.
Ricordare la gestione pandemica
Lo stato si è evoluto in peggio per milioni di cittadini perseguitati dal famoso “lasciapassare verde”, tamponi, sospensioni, sieri, mascherine, zone colorate, chiusure ed assurde restrizioni economico-comportamentali addirittura imposte con multe salate.
Nemmeno lo sport nazionale, il calcio, pare essere risparmiato dal degrado di qualificazioni mancate ai mondiali a causa dell’esterofilia di 11 stranieri contro altrettanti 11 ed assurdi divieti di spostamenti ai tifosi spesso e volentieri anche basati sul nulla.
Il grande Moloch
In sostanza, la gravità della situazione è che la stragrande maggioranza degli Italiani non sia semplicemente critica nei confronti dello “stato”, ma percepisca questo come nemico delle proprie vite e dei propri interessi.
Ed all’estero come potrebbero essere percepite le istituzioni correnti se non come inattendibili da parte di nazioni serie o serve da parte di entità sovranazionali che controllano i politici italiani?
Le risposte sono assolutamente scontate.
Rimane soltanto un aspetto da valutare, ovvero come vogliono apparire queste istituzioni ai propri cittadini ed in materia geopolitica?
Partendo dall’ultimo aspetto ci tengono ad apparire schierati con qualsiasi decisione presa da Israele e dalla NATO in geopolitica, mentre assolutamente allineati ad assurdi trattati europei in materia economica.
Sorvoliamo discorsi relativi all’etica su religione e tradizioni, pilastri d’identità che vogliono addirittura rimuovere.
Ai propri cittadini invece vorrebbero simulare di apparire autorevoli pur essendo autoritari, ma il peggio è che pretendono di apparire moralmente giusti nell’imporre tutta la situazione sopracitata.
In altre parole, è normale trovare al circo pagliacci ed acrobati, ma non si possono sostituire gli animali del circo con gli animali da cortile, se no che circo sarebbe?
Gli italiani che vogliono
Vogliono cambiare la natura degli italiani, non va bene il leone perché ha il coraggio di ribellarsi, molto più comodo un coniglio, non va bene la tigre perché troppo attenta alla famiglia, più comodi i maiali che non ce l’hanno, non va bene il leopardo perché troppo avanti con pratica, tecniche e teoria in campo di sopravvivenza, meglio l’asino che non sa, e non va nemmeno bene l’orso, e non solo perché simbolo russo, ma inquanto furbo e difficile da far cadere in trappola; molto meglio il pollo perché più funzionale.
Viviamo in istituzioni che conservano il peggio dei pagliacci e degli acrobati che piacciono generalmente alle minoranze, sostituendo il carattere forte delle belve con animali della fattoria funzionali a sfruttamento ed ingrasso; si fa peggio che al circo.
Non possiamo permettere che tutto questo proceda oltre.
Gianluca Cocco