UE e la castrazione energetica italiana
L’inasprimento delle relazioni tra NATO-UE e Russia si sviluppa anche sul piano delle forniture energetiche.
La strada dello scontro sempre più diretto imboccato dalla compagine occidentale passa, tra le tante cose, attraverso l’interruzione dell’afflusso di gas russo attraverso l’Ucraina prevista entro la fine del 2024.
I quattro paesi penalizzati
I quattro Stati europei che si avvalgono di questo approvvigionamento – Italia, Austria, Slovacchia e Ungheria – dovranno trovare in tempi brevi delle alternative.
Sembra che l’Ungheria e la Slovacchia stiano pagando dazio per le loro posizioni non ostili alla Russia così come l’Austria, che si è rifiutata di fornire armamenti all’Ucraina.
Tempi duri per l’Italia
L’Italia della Meloni, che ha ereditato pienamente dal governo Draghi la posizione filo-Nato, ha già ridotto al 2% la quota di gas russo sul totale di quello importato, grazie ad accordi con paesi africani e del Vicino Oriente.
Tra cui Israele, che ha assegnato all’Eni, in gruppo con Dana Petroleum e Ratio Petroleum, il compito di esplorare un’area a ovest del giacimento Leviathan, che rifornisce Israele di gas, utilizzato anche per l’esportazione. Va ricordato che quello di Leviathan è un giacimento che si trova a largo di Gaza, cosa che conferisce ulteriori valenze allo sterminio in atto e rende ancora più evidenti le contraddizioni italo-europeiste.
L’accordo con Israele
Da un lato si pretende di punire la Russia per l’aggressione all’Ucraina smettendo di acquistare il suo gas, dall’altro sostanzialmente si premia Israele per la ben più feroce aggressione a Gaza rifornendosi in un prossimo futuro del gas di Leviathan. È chiaro che le ragioni umanitarie e del diritto internazionale sono solo chiacchiere, fumo degli occhi per alimentare la propaganda bellicista occidentale.
Orban è profetico?
“Ciò che sta accadendo oggi a Bruxelles e Washington, o attualmente più a Bruxelles, sta creando l’atmosfera per un eventuale conflitto militare, che potremmo anche descrivere come una preparazione all’entrata in guerra dell’Europa”, Ha dichiarato Viktor Orban all’agenzia ungherese Mti.
E pensare che uno dei vanti dei paesi membri della UE è quello di avere garantito oltre 70 anni di pace nel continente. A parte le guerre di Bosnia e del Kossovo, ma non si può guardare al pelo nell’uovo…
La non postura geopolitica italiana
Non stiamo interrompendo ottime relazioni commerciali con la Russia in nome della libertà di Kiev, ma per interessi geopolitici di un Occidente sempre più a guida statunitense e sempre più orientato alla guerra.
Questo spiega l’atteggiamento ignavo dell’Italia verso la sacrosanta causa palestinese, i distinguo artificiosi, le mancate condanne allo Stato sionista di cui siamo il terzo fornitore di armi e che si appresta a diventare nostro partner energetico.
Non è possibile, ovviamente, sapere adesso quanto pagheremo il gas israeliano. Sappiamo, però, che oggi il gas statunitense costa circa il 50% in più di quello russo.
Questo non per ragioni speculative ma per la particolare complessità della filiera di approvvigionamento che prevede l’estrazione, la liquefazione, il trasporto su nave e infine la rigassificazione.
Insomma, sinora dal punto di vista economico la sostituzione “punitiva” del gas russo non è stata un buon affare.
Men che meno lo sarà dal punto di vista umanitario, dato che stiamo assistendo inerti alla vergogna della mattanza di Gaza da parte di uno Stato che, da quando è nato, si ritiene legittimato ad ogni sopruso.
Raffaele Amato
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