Tumore Murgia: ora Burioni si ricorda del giuramento di Ippocrate – Twitter: Burioni scrive – riguardo la grave malattia di Michela Murgia, che pare senza speranza di guarigione – che, seppure in fase avanzata della malattia, una possibilità possa comunque esistere e quindi valga la pena tentare il tutto e per tutto.
Burioni redento?
Non è dato capire se il noto virologo sia intenzionato ad abbracciare completamente il pensiero pro-vita, ma la premessa in sé è importante: senza sfociare nella bieca difesa dell’accanimento terapeutico, che la scienza si adoperi per guarire i malati è un punto fermo in un mondo che sta abbracciando alla cieca la cultura della morte, accettata come sollievo per chi è malato, disabile o depresso.
Sono piovute critiche contro Burioni, specie da chi fino a ieri ha difeso a spada tratta le assurde disposizioni anti COVID-19, da chi preferisce il fine vita invece di alimentare il lume della speranza, ma non bisogna dimenticare che il primo dovere di un medico è sempre quello di curare, non di condannare.
Una deriva pericolosa
Il fine vita, ideologizzato distorcendo la realtà, incitando i così definiti “inutili” a togliersi di mezzo, con la scusa della libertà di scelta, va avversato in ogni modo.
Ci auguriamo che gli scienziati, tutti, ritrovino la consapevolezza che difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, è punto focale della loro missione.
Lorenzo Gentile