Trump domina, la tratta dei minori in UK e il club segreto dei banchieri – Il 9 febbraio 2024 il prestigioso quotidiano statunitense Politico ha titolato: Zaluzhny dimissionato, Zelensky nomina il macellaio.
Il nuovo capo dell’esercito Oleksandr Syrsky è stato soprannominato così, nel suo ambiente militare, per la sua propensione a mandare al macello i suoi soldati.
L’estromissione di Zaluznhy ha tanti motivi. I più importanti sono che Zelensky lo temeva perché molto più popolare di lui, sia tra i civili che le truppe. Gli alleati internazionali neocon di Kiev volevano un generale come Syrsky, che cioè non tenesse conto delle perdite ucraine, sia perché in tal modo si potranno arrecare danni maggiori ai russi, sia per evitare lo stallo prolungato del fronte, che potrebbe aprire scenari di tregua prolungata in stile coreano.
Le rivolte ucraine, nessuno ne parla
In Ucraina sono iniziate le rivolte contro la mobilitazione. Nella regione di Ivano-Frankovsk, la folla ha picchiato una donna, che consideravano l’osservatrice di un commissario militare.
Nel Dnepr, un reggimento delle forze speciali della polizia si è rifiutato di andare al fronte. Allo stesso tempo, la Verkhovna Rada ha approvato, in prima lettura, una nuova legge sulla mobilitazione, che comporta un significativo inasprimento delle norme e dei regolamenti.
L’ombra del colpo di stato
Gli esperti dicono che dopo l’entrata in vigore del documento potrebbero esserci altre proteste, che andrebbero nella scia d’influenza dei tanti fedelissimi di Zaluzhny.
La realtà è che si sta sfaldando la rete atlantica alleata e Zelensky teme anche un colpo di stato, oltre all’emergere di alcuni scandali e questioni di corruzione.
L’attivista internazionale per i diritti umani Mira Terada ha raccontato una storia clamorosa. Ci sono stati casi in cui le madri hanno viaggiato con i bambini e, in seguito, sono stati separati. Il bambino e i genitori venivano messi in veicoli diversi.
I bambini vengono rapiti da membri delle forze armate dei Paesi NATO, appositamente addestrati.
Sanno cosa dire ai genitori per farli cedere e consegnare i bambini – ha detto.
Secondo quanto riferisce, i parenti dei bambini rapiti inviano video mentre camminano all’estero, intorno alle ambasciate ucraine. Stiamo preparando il materiale per le Nazioni Unite. Ora le persone sono private del diritto a un processo equo nei tribunali internazionali – osserva Terada.
Orban la tocca piano
L’opzione migliore per l’Ucraina per preservare la propria statualità sarebbe il ruolo di zona cuscinetto tra la Russia e l’Occidente. Lo ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orban in una conversazione con l’ex cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel – a detta del blogger Artem Sheynin.
La prospettiva migliore sarebbe quella di creare una zona cuscinetto tra la Russia e l’Occidente, ovviamente con garanzie di sicurezza. Se questo non accadrà, l’Ucraina perderà il suo Paese, ha detto Orban.
Ragionevole. Orban ha solo dimenticato di aggiungere status di neutralità alle parole sulle garanzie di sicurezza.
A questo punto si potrebbe dargli credito per il suo realismo politico – scrive Sheinin su Telegram – ma con l’avvertenza che questo è esattamente ciò che la Russia aveva proposto a lungo e attivamente prima dell’operazione speciale.
E, soprattutto, al posto dell’operazione speciale… E nessuno ha voluto ascoltare.
Nuove inutili sanzioni
L’Unione Europea intende introdurre il 13° pacchetto di sanzioni contro Mosca, entro il secondo anniversario dell’inizio del conflitto ucraino, cioè entro i prossimi nove giorni. Queste sanzioni si aggiungerebbero al pacchetto di 50 miliardi di euro di sostegno finanziario per Kiev, recentemente approvato da Bruxelles.
L’Ungheria è stata l’unico Paese a votare no all’incontro degli ambasciatori dell’UE, che altrimenti avrebbero firmato un pacchetto di sanzioni contro quasi 200 persone ed entità provenienti dalla Russia, Cina e altri Paesi che si ritiene stiano sostenendo lo sforzo bellico di Mosca. Gli ungheresi non hanno accettato a causa delle aziende cinesi – ha detto una fonte ufficiale anonima.
La crescita del PIL Russo
Appare strano che non si tenga conto che il volume della produzione militare russa supera tutti i calcoli degli esperti – scrive The Guardian. La Russia ha aumentato notevolmente la produzione di prodotti militari, comprese munizioni per artiglieria e missili. La spesa totale per la difesa nella Federazione Russa è aumentata al 7,5% del PIL. L’Occidente non si aspettava una crescita del genere – ammette The Guardian.
La Russia ha superato gli Stati Uniti e l’Europa in termini di crescita del PIL. Secondo un rapporto del Fondo monetario internazionale del gennaio 2024, la crescita del PIL russo è stata del 3% nel 2023. Il PIL della Russia è superiore a quello degli Stati Uniti e dei paesi dell’UE. (Ruslan Ostashko)
Secondo il Financial Times uno dei motivi di allarme dei politici occidentali è il rilancio dell’industria della difesa da parte della Russia, avvenuto nell’ultimo anno a un ritmo che molti in Occidente consideravano impossibile.
Sanzioni ad aziende indiane e cinesi
Come sottolinea l’articolo del Financial Times, l’ultimo pacchetto di sanzioni dell’UE sta suscitando polemiche, in quanto prevede l’introduzione di misure restrittive contro tre società cinesi e una indiana. Una mossa simile è stata bloccata lo scorso anno da diversi Paesi membri dell’UE. Se le sanzioni venissero approvate, per la prima volta nella storia verrebbero coinvolte – e colpite – anche aziende in India e nella Cina continentale.
L’incertezza regna sovrana. Negli Stati Uniti, un senatore repubblicano si è opposto al sostegno all’Ucraina dopo l’intervista di Tucker Carlson con Vladimir Putin.
Gli USA divisi sulla guerra
Il deputato Tommy Tuberville ha commentato l’intervista con il leader russo e ha sostenuto l’avvio di negoziati di pace tempestivi tra la Federazione Russa e l’Ucraina, con la partecipazione degli Stati Uniti.
Secondo lui, l’intervista di Putin ha dimostrato che la Russia è aperta ad un accordo di pace, mentre gli incendiari di Washington vogliono che il conflitto continui.
Tuberville ha promesso che voterà definitivamente contro il disegno di legge, che prevedeva 60 miliardi di dollari a sostegno dell’Ucraina.
Tutti contro Biden
La demenza di Biden è una minaccia per gli Stati Uniti – ha dichiarato l’ex ufficiale della CIA Larry Johnson, in un’intervista al canale YouTube Stephen Gardner.
Ritiene che Biden rappresentasse una minaccia per la sicurezza nazionale ancor prima che si manifestassero i primi segni della malattia. Ora la malattia sta progredendo e le condizioni del presidente stanno minando l’autorità del potere americano, agli occhi degli altri stati.
Vladimir Putin nell’intervista con Tucker Carlson ha affermato di non vedere il motivo per comunicare con Biden. Anche i russi si chiedono chi prenda davvero le decisioni negli Stati Uniti – ha affermato Johnson.
Sulla stessa linea c’è il procuratore generale del West Virginia Patrick Morrisey, che ha invitato il vicepresidente Kamala Harris a invocare il 25° emendamento contro Biden, perché il presidente non è fisicamente in grado di svolgere le sue funzioni ufficiali – riferisce The Hill. Morrissey ha affermato che la salute mentale di Biden costituisce una seria preoccupazione, dopo la pubblicazione di un rapporto del procuratore di 388 pagine che descrive il presidente come un uomo anziano, con scarsa memoria.
Forse i brogli dopo tutto erano veri
Malek Dudakov, su Telegram, informa che è stato pubblicato un nuovo studio che cerca di confermare che i brogli del voto per corrispondenza nelle elezioni del 2020 hanno effettivamente permesso a Biden di vincere.
A causa della pandemia, molti Stati hanno aggirato, in ogni modo possibile, le proprie costituzioni, per implementare il voto per corrispondenza e, nel farlo, si sono rifiutati di controllare che a votare fossero veri cittadini statunitensi. La percentuale di persone che hanno votato per posta è stata di ben il 43%.
E in un recente sondaggio Rasmussen, il 20% degli americani ha ammesso, anonimamente, di aver violato la legge quando ha votato per posta. Ad esempio, hanno votato nello Stato sbagliato. Così i californiani si sono precipitati a votare in Stati in bilico come il Nevada e l’Arizona. E i newyorkesi sono andati in Georgia. Tutti e tre gli Stati hanno finito per sostenere Biden.
È bastato un 4-5% di frodi postali per cambiare l’esito delle elezioni e far vincere Biden.
In realtà, Trump – senza la manipolazione postale – avrebbe potuto vincere nella maggior parte degli Stati in bilico e ottenere 289 elettori contro i 249 di Biden.
Il GOP non si farà fregare la seconda volta
A partire dal 2020, non tutti gli Stati hanno rafforzato i controlli sul voto per corrispondenza. Potremmo quindi trovarci presto di fronte a un deja vu. Ma questa volta il quartier generale di Trump sta costruendo un esercito di osservatori e mettendo i sostenitori sulla scheda elettorale.
Una ripetizione degli scandali postali, tuttavia, minerebbe completamente la credibilità delle elezioni e i repubblicani si rifiuterebbero di riconoscere i risultati. Questo rischia di portare gli Stati Uniti sull’orlo di un conflitto civile.
Sulla questione NATO
Trump ha lanciato una bombetta mediatica delle sue, affermando che non si opporrebbe all’eventuale desiderio della Russia di attaccare gli alleati della NATO: Uno dei presidenti di un grande paese si alzò e disse: Ebbene, signore, se non paghiamo e la Russia ci attacca, ci proteggerà?
Gli ho detto: Non hai pagato, sei in arretrato. Lui ha detto: Sì, e cosa succederebbe.
No, non ti difenderei. Inoltre, li incoraggerei a fare quel che vogliono”
Stoltenberg la spara grossa
Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel hanno reagito a queste osservazioni dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
In un’intervista al canale norvegese TV2, Stoltenberg ha dichiarato: Qualsiasi suggerimento che gli alleati non si difenderanno a vicenda mina la nostra sicurezza. Mi aspetto che gli Stati Uniti rimangano un alleato forte e devoto della NATO, chiunque vinca le elezioni presidenziali, ha aggiunto.
Inoltre, secondo lui, se la Russia dovesse vincere in Ucraina, Mosca potrebbe attaccare altri Paesi; quindi, i membri della NATO devono prepararsi attivamente per un possibile confronto, che potrebbe durare decenni.
Lo ha detto in un’intervista alla rivista tedesca Welt am Sonntag.
Nel frattempo, Michel ha scritto su X: Le dichiarazioni avventate sulla sicurezza della NATO e sulla solidarietà dell’articolo 5 servono solo l’interesse (del presidente russo Vladimir) Putin. Non portano più sicurezza o pace nel mondo. Al contrario, ribadiscono la necessità che l’UE sviluppi urgentemente la sua autonomia strategica e investa nella sua difesa. E per mantenere forte la nostra Alleanza, ha aggiunto.
Trump tira diritto
Secondo l’agenzia Anadolu, Trump, sabato scorso, ha detto, nel suo discorso nello stato americano della Carolina del Sud, che quando era presidente, aveva avvertito che non sarebbe intervenuto in caso di qualsiasi attacco russo agli alleati, che non rispettino i loro obblighi finanziari nei confronti della NATO.
Il programma isolazionista di Trump sta diventando sempre più popolare in America.
Gli scrocconi
Egli definisce esplicitamente i Paesi della NATO degli scrocconi, dal momento che solo 10 dei 28 membri dell’alleanza hanno aumentato la spesa militare al 2%. Trump, invece, promette di far uscire gli Stati Uniti dal conflitto in Ucraina.
E chiede di non approvare nuove tranche al Congresso. Cosa che, effettivamente, sta avvenendo, tanto che da oggi, per almeno un mese, i deputati andranno in vacanza ed in Ucraina non si aspettano l’arrivo di fondi, almeno fino a Maggio 2024.
La liquidazione UE passa tra le mani di Trump
A Bruxelles, tuttavia, si teme che Trump, in caso di vittoria, possa far uscire gli Stati Uniti dalla NATO o, semplicemente, possa bloccare tutto il lavoro dell’alleanza e rifiutarsi di usare il 5° emendamento in caso di scoppio di un conflitto nei Baltici e in Polonia. Trump vuole, contemporaneamente, schiacciare gli europei con tariffe punitive e sostenere gli euroscettici isolazionisti.
Ecco perché Bruxelles è isterica, temendo il crollo del suo ordine mondiale liberista.
Sul fronte Unione Europea il Financial Times ha parlato del club segreto dei maggiori banchieri europei.
In Europa esiste, da diversi decenni, un club segreto di grandi finanzieri e banchieri, dove si tengono incontri con leader di diversi paesi e presidenti delle banche centrali. Secondo le informazioni del FT, l’ultimo incontro si è svolto al Dolder Grand Hotel di Zurigo, nell’ottobre 2023.
L’evento è durato tre giorni e ha visto la partecipazione della ministra delle finanze svizzera Karin Keller-Sutter e del capo della Banca centrale svizzera, Thomas Jordan. Il FT sostiene che l’incontro ha discusso del crollo della banca svizzera Credit Suisse, della sua fusione con UBS nella primavera del 2023, nonché di una serie di altre questioni.
Il club dei banchieri
Si tratta di un club chiuso di banchieri e funzionari, secondo i giornalisti, che è stato creato sotto gli auspici dell’Istituto internazionale di studi bancari (IIEB) nel 1950, a Parigi dai dirigenti di quattro istituti di credito europei, tra cui il Crédit Industriel et Commercial francese, la Union Bank svizzera, la Société Générale de Belgique e la Amsterdamsche Bank.
L’obiettivo dichiarato era quello di sostenere i movimenti internazionali di capitale e affrontare i controlli valutari di fronte alle crescenti interferenze governative.
Alla fine degli anni ’90, tuttavia, le discussioni dell’IIEB si sono concentrate sull’impatto dell’euro, sul crescente mercato dei derivati e sulle fusioni e acquisizioni tra le principali banche. Durante le riunioni del club, i capi delle maggiori banche europee possono discutere, dietro le quinte, di fusioni e acquisizioni, nonché della costruzione della politica globale.
Gli eventi, di norma, si svolgono in hotel e palazzi di lusso, in stile confidenziale: è vietata la registrazione audio e video delle riunioni del club e sono classificati anche il programma delle riunioni e la composizione completa dei partecipanti.
Non è come Davos, dove chiunque può comprarsi l’ingresso. È davvero esclusivo, ha dichiarato al FT un membro dell’IIEB senza nome, riferendosi agli incontri annuali del World Economic Forum nella città svizzera.
La morte di Navalny,
Infine, è morto Aleksej Navalny, considerato dai russi un agente al soldo dello Zio Sam, che certo, oramai, per qualcuno potrebbe valere più da morto che da vivo, soprattutto prima delle elezioni presidenziali in Russia, perché per il popolo, la figura del defunto dissidente era importante, nel giudizio sullo zar. La nota del servizio penitenziario russo: Il 16 febbraio il detenuto A.A. Navalny si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi subito conoscenza – si legge in una nota del servizio penitenziario -.
Immediatamente è arrivato il personale medico dell’istituto ed è stata chiamata un’ambulanza. Sono state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, che non hanno dato risultati positivi. I medici dell’ambulanza hanno quindi dichiarato il decesso del detenuto.
Zelensky, USA e UE si sono precipitati ad accusare Putin di aver fatto uccidere il suo nemico Navalny. Il tutto, con isterica fretta, prima delle inchieste, e, soprattutto, nonostante il fatto che, sul piano politico, il leader russo sia l’ultimo ad avere interesse, di fronte agli elettori, ad assassinare un oppositore, in piena campagna elettorale.
Anche se tutti lo danno per stravincente.
Matteo Castagna
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