Transumanesimo e IA: quando il sonno della ragione genera mostri – Muoviamo dal presupposto che i cambiamenti e le trasformazioni nelle società umane sono un dato incontrovertibile.
Se oggi viviamo nell’era elettronica e ipertecnologica è perché tutte le conoscenze passate, dagli albori della civiltà ad oggi, hanno consentito gradatamente di arrivarci: alla stregua di sequenze stratigrafiche sedimentate nella roccia o di anelli concentrici segnanti lo sviluppo di un fusto arboreo.
Il divenire, pur nel suo eraclitiano perpetuarsi, non esce dagli invalicabili limiti della realtà temporale.
Perché esistono dei punti fissi che noi concepiamo come “paletti” dai quali sarebbe deleterio solo il pensiero di rinunciarvi.
La speculazione filosofica greca
Una strada può snodarsi per migliaia di chilometri, ma è sempre delimitata dai bordi che marcano la carreggiata e aiutano i veicoli a procedere rettamente.
Parmenide individuava nell’Essere ciò che è e che, per principio di esclusione, non può essere altro.
E alla base delle stesse dinamiche universali di Aristotele, esiste una causa nell’origine di tutto ovvero, il motore immobile, ente fisso e immutabile.
Ente Incorporeo e per questo fuori dalla legge del divenire.
Allo stesso tempo, atto puro dell’intelletto, rispetto a un mondo vincolato dal gioco della potenza che tende alla perfezione senza mai raggiungerla.
La filosofia cristiana
San Tommaso coniuga tale fondamento metafisico con la teologia divina, contemplando Dio come Essere Supremo e Creatore (Causa Efficiente) di tutte le cose.
Gli uomini, essendo esseri creati e corporei giacciono alle leggi del divenire ma in anima possono anelare ad essere partecipi della Gloria celeste perfezionandosi e santificandosi nelle virtù con gli strumenti che Dio stesso dispone: grazia, intelletto e volontà.
Si ha purtroppo che l’uomo, come Lucifero, tende a sfuggire a questo disegno e diventa preda della sua presunta autoreferenzialità.
Il Transumanesimo, a tale stregua, rimugina proprio il desiderio prometeico mai sopito di superare la condizione umana: vale a dire, di autodivinizzarsi.
Alchimia e apprendisti stregoni
Già nel Medioevo, riprendendo dagli antichi insegnamenti ermetici, nacque l’alchimia che mediante la scoperta della pietra filosofale intendeva trasmutare il metallo in oro (materia incorrotta) e conferire l’immortalità all’uomo (corpo incorrotto).
Mentre gli ebrei sconfessati dal Dio Incarnato trovano nella Cabala la strada per automessianizzarsi dove il modello archetipico è rappresentato dell’essenza perfetta e immortale dell’uomo celeste (Adam Kadmon).
Cabalismo e alchimia servirono da base mistico-esoterica da cui attinse l’umanesimo antropocentrico nella fase rinascimentale per liberare l’uomo da Dio.
Sarà l’incipit che destrutturerà la società tradizionale teocentrica (prima pagana poi cristiana).
Di conseguenza, catapultare l’uomo nelle pastoie di una modernità sempre più secolare e desacralizzata.
La morte di Dio
Nietzsche prova a smontare il giocattolo moderno con la teoria del superuomo, che sembra già un tentativo di andare aldilà dell’umano: per quanto si fosse adoperato a farlo da un versante primordiale, arcaico e irrazionale.
Fallisce nel momento stesso in cui decreta illusoriamente la morte di Dio, cooperando di fatto ad un processo umano di caduta gravitazionale già bello e avviato.
Arrivando al trans-umanesimo
Per cui ai postmoderni del terzo millennio non basta più la visione umanistica che, ad onta del suo ottimismo progressista, getta l’uomo nelle ambasce della finitezza e della morte.
Vogliono spingersi oltre fino al trans-umano.
Ricorrere non alle virtù interiori per vivere, ma ai vari espedienti tecnologici, alle modificazioni genetiche.
Presunte scorciatoie per sopraggiungere alla felicità biologica culminata in un’utopica immortalità corporea.
Dovrà essere l’intelligenza artificiale a scandire i ritmi delle nuove esistenze, a meccanizzare fino al parossismo quel poco che resta della vita sociale, a rendere l’uomo nella sua limitatezza terrena una creatura sempre più inutile e superflua.
L’anima sintetica?
Laddove però il diavolo fa le pentole, non fa i coperchi.
Se è vero che robot e androidi prevaricheranno nelle dinamiche avveniristiche della produzione e della programmazione economico-finanziaria, è pur vero che senza anima non c’è vita.
E neanche gli algoritmi e i supercervelloni nulla potranno contro il nostro castello interiore (S. Teresa D’Avila), che rimane la vera frontiera invalicabile da cui respingere – con l’aiuto di Dio – l’assalto del transumanesimo.
Se cade il castello di carte
E nulla potranno, al riguardo, le ambiziose elites che spingono, da Davos o dalle loro oscure plance di comando, per dirigere i destini del mondo.
Perché chi crede di insuperbirsi a tal punto da erigere nuove torri di Babele e sfidare la Maestà Divina, deve capire che la partita è già persa dall’inizio.
Nel delirio materialistico attuale sopravviene facile alimentare le ansie di chi si lascia trasportare dalla corrente senza minima capacità di resistenza e reazione (si veda esperimento pandemico).
E può avvenire che in un mondo di anime in vasta parte degradate, l’intelligenza artificiale finisce per tradursi quasi in un dispensario di bene e di virtù.
Come osannano dai loro pulpiti i servi perenni della disinformazione culturale.
A quel punto solo la Provvidenza potrà intervenire e ristabilire gli equilibri giusti.
Affinché sia sottratto il potere a questa cricca di pazzoidi, emuli del dottor Stranamore , che giocano a sovvertire e disintegrare il Creato.
E se tutto rientrasse nell’ordine delle cose, affidando la civiltà a mani giuste e sapienti, anche gli irrinunciabili ritrovati della tecnologia (IA compresa) tornerebbero a svolgere la loro naturale funzione strumentale: sovraordinati da fini più nobili.
Mario Pucciarelli