Torna Soumahoro e difende gli scafisti – Aboubakar Soumahoro, ex sindacalista – presentatosi folkloristicamente a Montecitorio con stivali di gomma sporchi di fango ai piedi – finito poi nell’occhio del ciclone dopo lo scandalo legato allo sfruttamento degli immigrati, è tornato e in grande stile.
La predica sui migranti
A suo dire, lo Stato avrebbe il dovere di salvare tutti gli immigrati e le ONG sarebbero da ammirare perché renderebbero – proprio dove non arriverebbe lo Stato – un grande servizio. Soumahoro afferma che il governo dovrebbe ringraziare le ONG per i servigi garantiti in termini di presunti salvataggi.
L’ex sindacalista ha gettato la maschera: le sue parole non sono che un malcelato ammiccamento ai suoi fidi alleati scafisti, che gli garantiscono manodopera a basso costo per le attività di famiglia.
Manodopera per le sue cooperative?
Un business di vaste proporzioni di cui Soumahoro è uno dei fautori: gli affari e i guadagni consistenti, a tutto discapito dei suoi stessi connazionali, lo confermano.
Il negriero si nasconde dietro il solito velo di ipocrisia, fingendo che le ONG siano realmente mosse da una missione salva vita e non dal mero fine di perorare la causa ideologica della sostituzione etnica.
L’occhiolino agli scafisti
Sempre secondo il deputato africano, la colpa del mancato salvataggio di alcuni immigrati non sarebbe imputabile agli scafisti o alle ONG – che li inducono a partire in ogni modo – ma dello Stato, un’ipocrita narrazione della sinistra, un tentativo di offrire copertura legale e moralistica alle proprie malefatte.
La realtà è che la sinistra sfrutta gli immigrati per proprio tornaconto e lo fa impunemente. Quantomeno speriamo che non resti impunito Soumahoro, che di tale ragionamento si è fatto audace paladino e che rappresenta il marciume che si cela dietro il buonismo dei veterocomunisti, completamente piegati alle regole del vile denaro in veste di schiavisti del nuovo millennio.
Giustino D’Uva