Terremoto in Vaticano: Mons. Viganò verso la scomunica?
Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha avviato un procedimento penale extragiudiziale nei confronti di S.E.R. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo titolare di Ulpiana e Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America dal 2011 al 2016.
Il decreto prot. 194 del 11/06/2024 ex Art. 2 SST; can. 1364 CIC è firmato da mons. John J. Kennedy, Segretario per la Sezione Disciplinare di quello che fu il Sant’Uffizio. La data fissata per la comparizione dell’imputato Mons. Carlo Maria Viganò è quella del 20 giugno 2024 alle ore 15.30 affinché lo stesso possa prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è stato accusato (affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II).
La lettera si conclude con un avvertimento: in mancanza di comparizione o di difesa scritta, che dovrà essere inoltrata in questo Dicastero entro il 28 Giugno 2024, sarà giudicato in sua assenza.
La norma del can. 1364 del CIC afferma: “§1. L’apostata, l’eretico e lo scismatico incorrono nella scomunica latae sententiae, fermo restando il disposto del can. 194, § 1, n. 2; inoltre può essere punito con le pene di cui nel can. 1336, § 2-4.
- 2. Se lo richieda la prolungata contumacia o la gravità dello scandalo, possono essere aggiunte altre pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale.”
La visione tradizionale della Chiesa alla radice dello scontro
Sembra che la goccia che ha fatto traboccare il vaso vada ricercata nella mai smentita ri-consacrazione episcopale, ricevuta sub condicione, negli ambienti di Mons. Richard Williamson, vescovo lefebvriano, che ha una sua comunità di matrice tradizionale, ufficialmente in comunione con Bergoglio e i suoi ordinari diocesani, ma molto critica sul Concilio vaticano II e sull’ortodossia dei cosiddetti “papi conciliari”.
Mons. Viganò, che, come precisa Avvenire, non si è presentato al Dicastero, ma ha reagito con questo comunicato stampa: “di fronte alle accuse del Dicastero, rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Pontefici Romani e con la Tradizione dottrinale, morale e liturgica ininterrotta che hanno fedelmente conservato”.
All’ombra di Lefebvre
Inoltre, ha proseguito: “Cinquant’anni fa, in questo stesso Palazzo del Sant’Uffizio, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre fu convocato e accusato di scisma per aver respinto il Vaticano II. La sua difesa è mia, le sue parole sono mie, le mie sono i suoi argomenti davanti ai quali le Autorità romane non potevano condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi, per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocare la sua scomunica quando era già morto. Lo schema si ripete anche dopo che cinque decenni hanno dimostrato la scelta profetica di monsignor Lefebvre”.
Il Fatto Quotidiano del 20/06/2024 riporta un altro stralcio, tratto dal comunicato stampa pubblicato da Mons. Vigano:
“L’ex nunzio Usa, dopo essere stato informato “con una semplice e-mail”, attacca: “Presumo che la sentenza sia già stata preparata dato che si tratta di un processo extragiudiziale. Io considero le accuse contro me un onore. È necessario che l’Episcopato, il clero e il popolo di Dio si chiedano seriamente se sia coerente con la professione della fede cattolica assistere passivamente alla distruzione sistematica della Chiesa da parte dei suoi leader proprio come altri sovversivi stanno distruggendo la società civile.
Nessun cattolico degno del nome – conclude – può essere in comunione con questa ‘chiesa bergogliana‘ perché agisce in chiara discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo”. Mons. Viganò, parlando del Concilio, dice che “rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico, di cui la bergogliana “chiesa sinodale” è necessaria metastasi”.
Globalismo, agenda green e lobby LGBT
Nel suo lungo comunicato di replica alle accuse di scisma Viganò attacca il pontificato di Papa Francesco su tanti fronti. “Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità”.
Ma anche attacchi alla “agenda green”: “Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica”.
In più si scaglia anche contro i vaccini confermando le sue note posizioni no-vax: “Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli ‘un atto d’amore’, in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche”.
Aggiungiamo che nel luglio del 2023 l’ex nunzio apostolico negli Usa fonda l’associazione Exsurge Domine con l’obiettivo di fornire sostegno esponenti del clero e religiosi puniti per le loro posizioni tradizionaliste.
Ha anche annunciato poco dopo l’istituzione di un seminario cattolico tradizionalista per formare i seminaristi che non vogliono accettare quelli che lui definisce “gli errori del Concilio Vaticano II o le deviazioni di Bergoglio”, fatti oggetto delle epurazioni bergogliane.
Il Collegium Traditionis sarà, si legge sul sito, “una struttura di vita clericale in comune da destinare a chierici e religiosi fatti oggetto delle epurazioni bergogliane“.
Luci e ombre
Si tratta di fatti clamorosi, al contempo gestiti pubblicamente in maniera, a nostro avviso, un po’ maldestra.
Se, da un lato, si notano il coraggio e la determinazione a voler continuare nel solco della Tradizione, senza compromessi con la “chiesa conciliare” o “sinodale” che dir si voglia, dall’altro non è possibile non considerare l’errore tipico dell’ambiente che Mons. Carlo Maria Viganò frequenta abitualmente, ovvero quello fallibilista.
È perfetto riconoscere che “nessun cattolico degno del nome può essere in comunione con questa “chiesa bergogliana”.
Ma, il solo riferimento a Bergoglio potrebbe sembrare una forma di “assoluzione” per tutti i suoi predecessori fino a Roncalli, che sul fronte della discontinuità con il Magistero Perenne della Chiesa di Cristo ne combinarono di tutti i colori.
Soprattutto sul fronte ecumenista e liturgico.
La collegialità, che limita il Primato Petrino, è stata estesa dalla sinodalità, ma è sempre in diretta conseguenza del Concilio e del post-concilio, applicati da Montini, Woytila e Ratzinger. Altrimenti, questo attacco, seppur giusto in quasi tutte le sue formulazioni, potrebbe apparire come avente causa, soprattutto una questione personale, che risale alla mancata porpora ed al pensionamento compiuti i 75 anni, che Bergoglio gli impose, in linea con Tarcisio Bertone, ex Segretario di Stato, che già lo punì, tramite Ratzinger, facendolo allontanare da Roma. Con Bertone, erano noti gli scontri.
Attenti alle sirene delle divisioni
Dall’altro lato, possiamo chiederci come sia possibile dichiarare di non essere in comunione con la “chiesa bergogliana” (cosa buona e giusta!) e nello stesso tempo rimanere nella sua struttura “ecclesiale”? Ci chiediamo, con il dovuto rispetto, come mai Mons. Carlo Maria Viganò non abbia reso pubblica una dichiarazione di Sede vacante per eresia manifesta e di uscita dalla falsa Chiesa conciliare, simile alla Dichiarazione di Monaco del 1982, effettuata da Mons. Ngo-Din Thuc?
Mediaticamente sarebbe stata esplosiva e, poi, non lo avrebbe sottoposto a giudizio di chi, a ragione, non ritiene avere alcuna autorità nella Chiesa di Cristo.
Errore peggiore fa la Fraternità San Pio X, fondata da Mons. Lefebvre, cui mons. Viganò fa riferimento nel suo comunicato. Questa, infatti, desidera ardentemente la “comunione con la “chiesa bergogliana””, che considera ufficialmente la Chiesa Cattolica fondata da Gesù Cristo, anche se insegna costantemente errori gravi in materia di Fede e Morale a partire dal Concilio Vaticano II.
Ma ora, attendendo la prossima mossa di Bergoglio, formuliamo un appello alla preghiera per Mons. Viganò, affidandoci alla volontà della divina Provvidenza, che non mancherà di sciogliere gli equivoci ancora presenti e, come da auspicio di molti sinceri fedeli, concederà, senza vincoli, un nuovo vescovo alla Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.
Matteo Castagna
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