Terra, Popolo e Alimentazione – Parte 2^ – Si prenda, per esempio, il settore oleario. Quante volte, magari vedendo etichette roboanti e colorate, dai nomi evocativi e richiamanti una inesistente autenticità, del tipo: “il vecchio frantoio della valle”, si è incoraggiati all’acquisto della bottiglia, senza indagare la provenienza delle olive, il luogo di lavorazione, le modalità di produzione, ecc.?
L’etichetta
Una semplice e attenta analisi della etichetta aiuterebbe ad evitare l’acquisto di prodotti scadenti, se non dannosi.
La classificazione merceologica degli oli si basa su precise caratteristiche chimiche (ovvero valutabili in laboratorio) ed organolettiche (percepibili attraverso i sensi primari).
L’olio di oliva vergine (e ancor più quello extra-vergine), si ricava dalla semplice spremitura meccanica delle olive, ma attenzione; in commercio esistono anche oli con proprietà dietetiche e gustative differenti, ammessi (purtroppo anche dal Regolamento comunitario 2014/2022) ed ottenuti sia dalla “rettificazione” degli oli vergini che dalla “estrazione con solvente” dalla sansa di olive.
Occhio, quindi, alle diciture (per fortuna obbligatorie): se riportano olio di “oliva raffinato”, è un prodotto di più basso costo, forse, ma sicuramente elaborato e “corretto” chimicamente per eliminarne i contenuti di acidità propri del lampante (che deve il nome alla destinazione illuminante…) e totalmente privo dei sapori e profumi tipici.
Salute o portafogli?
Non sarebbe il caso di pensare di più alla salute, che al portafogli, in quel caso?
Ma attenzione, le trappole si celano dietro ogni bottiglia: anche la dicitura “olio di oliva” pura e semplice non protegge da sorprese, essendo lo stesso una miscellanea (incredibilmente ancora legittima) di olio vergine (poco, pochissimo in percentuale) con olio “raffinato”.
Un olio accettabile deve come minimo essere “vergine” o “extra-vergine” di oliva per rispettare criteri di “qualità e purezza”.
Poi, bisogna fare attenzione alla durata: se è vero che la cosiddetta “shelf life” (ovvero la durata commerciale ammessa del prodotto) può essere superiore, un olio mantiene inalterate le proprie caratteristiche organolettiche fino a 12/14 mesi e antiossidanti fino a 18 mesi (massimo) dalla spremitura (dando poi per scontata una buona conservazione dagli agenti corrosivi ed ossidanti – aria, temperatura e luce – che non sempre, a essere generosi, gli scaffali dei supermercati garantiscono).
Comunque, è bene verificare che l’olio che si paga (e spesso caro), sia della stessa annata di produzione in cui viene messo in vendita.
Igp e Dop
Poi, una riflessione anche su quelli che, almeno sulla carta offrono, o dovrebbero offrire, le massime garanzie in termine di qualità.
Gli oli extra-vergine riconoscibili tramite le denominazioni Igp e Dop devono sottostare obbligatoriamente al controllo di un “ente di certificazione” indipendente, approvato e riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura, e rispettare rigorose prescrizioni (il “disciplinare di produzione”, mediamente più rigoroso per le Dop che per le Igp).
Esattamente come accade per i vini, i salumi, i formaggi e altri prodotti di qualità.
Si tratta, per altro, di una certificazione a carattere puramente volontario: ovvero gli olii possono essere anche commercializzati senza la stessa. Sarebbe una scelta quanto meno bizzarra di un’azienda di buona qualità, ma pur sempre una scelta legittima.
Origine e Biologico
Infine, non bisogna affatto sorvolare sull’indicazione dell’origine del materiale primario, guardando bene se le olive sono italiane, europee o addirittura extra-Ue.
Ed è superfluo aggiungere come la preferenza del consumatore oculato debba indirizzarsi al prodotto totalmente italiano, possibilmente classificato Dop o Igp e – avendo a cuore la fertilità dei terreni, un maggiore rispetto dell’ambiente, la valorizzazione della biodiversità ambientale, vegetale, animale e paesaggistica, la filiera corta e la promozione dei consumi locali – anche al marchio “Bio”.
Consumo consapevole
Molto altro si potrebbe aggiungere, anche scendendo in tecnicismi noiosi ed ostici, ma già questo è sufficiente a fare chiarezza, aumentando la platea dei consumatori consapevoli e in grado di leggere e interpretare una etichetta quantomeno nei suoi dati essenziali.
Concludendo, come non sottolineare ed evidenziare al massimo come – per acidità, purezza, valori nutrizionali, capacità protettive da malattie autoimmuni e patologie infiammatorie, idoneità protettiva dai tumori, ecc. – l’olio extra-vergine di olive di provenienza esclusivamente italiana è un caposaldo della dieta Mediterranea, anzi, un vero patrimonio della cultura italiana ed europea da promuovere e proteggere gelosamente.
Luca Armaroli
Qui la prima parte dell’articolo
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