Non sono mai stato filoamericano, anzi, ho sempre considerato un giogo più o meno pressante la loro primazia internazionale.
Quanto alla Meloni, poscia le sue indubbie capacità politiche, non mi è particolarmente simpatica perché rappresenta una destra troppo poco destra (per dare un riferimento spaziale la considero solo un po’ più a destra di FI e per dare un riferimento morale, la vedo moscia quanto a slancio nel rigettare le scemenze di questa società forzosamente liquida, laicista, inclusivista e green-dealista).
Il mio riferimento di quando credevo ancora nella moderna politica democratica era Almirante… Ma erano tempi diversi; erano i tempi in cui i missini appartenevano a una destra emarginata e non cedevano a complessi di inferiorità, abituati com’erano alle catacombe; e i compagni erano più compagni, ossia trinariciuti come solo i compagni sanno essere, ma meno ipocriti dei compagni di adesso i quali si distinguono per un un penchant particolare per l’armocromismo.
Sano pragmatismo
Fatta questa premessa, aggiungo che il periodo attuale è forse ancor più manicheo, perché invita a perdersi tra un antiamericanismo fine e sé stesso (un po’ come il laicista che è contro la Chiesa a prescindere) e un europeismo inconcludente da operetta, come solo certo europeismo sa essere. Entrambe le tendenze prive del necessario senso di concretezza che porta ad essere sanamente pragmatici.
Non possiamo permetterci un antiamericanismo di pancia perché ora in America c’è finalmente un cow-boy – forse un po’ squinternato, proprio come squinternati erano i cow-boy – il quale sta facendo quello che dovremmo fare noi, ma che non siamo in grado di fare: liquidare il globalismo.
Sì, è il momento di un sano e irriverente pragmatismo per cui quello che dovrebbe essere il nostro nemico, essendo ora diventato nemico dei nostri nemici, non può che essere il nostro alleato del momento, col quale concordare una strategia mirata a contrastare i nostri nemici, i quali rispondono a un patronimico comune, declinato in globalismo (quando indica l’ideologia) e in globalista (parola che individua anche il tipo umano che fa sfoggio di una convinta superiorità morale e culturale … convinzione alla quale vien da rispondere con una sonora De Curtisiana pernacchia).
Spes ultima dea
Se Giorgia abbia approfittato dell’incontro con Trump per avviare un progetto mirato solo a far campare questa Europa da operetta, oppure abbia concordato con Trump una strategia in cui sia previsto anche il rilancio del nostro «primato morale e civile» su tutti gli altri paesi europei, con un bel « fuck the UE» (1), non ci è dato di sapere, ma è lecito sperarlo.
Speriamo sia così, ossia che abbia stipulato accordi per contrastare quanto di peggio c’è in questa povera Europa succube della UE (e che ammorba anche gli USA): il globalismo e i suoi degeneri figli.
Speriamo sia il primo passo verso un’affermazione di supremazia Patria che porti poi (al più presto) alla secessione dalla UE; il che non significa necessariamente finire sotto le grinfie degli USA. E comunque, visto che già ci siamo, va da sé che almeno non saremo doppiamente vessati da una UE via via impersonificata da gentaglia come Junker, Von Der Layen, Rutte, etc.
Con l’Europa della UE non si va da nessuna parte oltre al globalismo, al laicismo, al relativismo e a tutte le follie che da questi ismi derivano. Un’Europa che la UE vuole come una forzosa accozzaglia di popoli rifatti secondo i suoi standard (quelli appunto della globalizzazione), che sia solo un melting-pot disarmonico e privo del vero e decisivo fattore di coesione: l’eredità greco-romana e cristiana.
Italia vaso di coccio?
In siffatta situazione manzoniana di vasi di coccio tra vasi di ferro meglio essere momentanei alleati di Trump che sedere da gregari in un consesso delegittimato come quello della UE, e se qualcuno spera che l’Europa si unisca per diventare quella potenza che va agognando, ebbene … campa cavallo che l’erba cresce perché l’Europa in seno alla quale sediamo come membri è il peggior nemico di sé stessa, con quella sua vocazione ad andare incontro a vani pensieri che portano all’auto-dissoluzione.
Ai convinti sostenitori di quella utopia che è l’unità europea chiedo: pensate veramente che l’Europa attuale possa esprimere qualche cosa di meglio della UE?
Non vi rendete conto che con le classi dirigenti dominanti oggi in Europa le Patrie, ossia quelle realtà che i diversi popoli han costruito di padre in figlio, saranno dissolte in un melenso, informe marasma di idee, teorie, istituzioni, organizzazioni, sistemi, etc. e soprattutto che noi non saremo più noi?
Parafrasando un mio caro amico e camerata: pensateci, è gratis.
Corrado Corradi
(1) secondo una espressione che la Segretaria di Stato USA Nuland rilasciò improvvidamente durante una sua visita di sostegno a Kiev.
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