Sul tragico naufragio di Cutro – Su quella tragica vicenda una sinistra a corto di idee e sprovvista totalmente di senso morale sta esercitando uno sciacallaggio politico, che inquina la scena del crimine e impedisce di analizzare i numerosi elementi di perplessità che accompagnano quella tragedia.
I fatti
Un barcone, definito caicco, della lunghezza di circa 15 metri parte dalle coste turche con 150 persone a bordo. Le barche di quel tipo di solito non sono larghe più di 4 metri per cui il conto è presto fatto, ogni passeggero ha a disposizione non più di 40 centimetri quadrati, nemmeno sufficienti per stare in piedi stretti come le sardine.
Il barcone, pima di infrangersi e rovesciarsi sulla costa italiana avrebbe navigato per un migliaio di miglia in un mare che ha raggiunto anche forza 4. Con un mare calmo e con una velocità di una quindicina di nodi avrebbe dovuto navigare per 2 o 3 giorni, forse anche 4 salvo imprevisti, prima di giungere da noi.
Non so se si trattasse di un fuoribordo o un entrobordo; tuttavia, so che il serbatoio di una barca di simili dimensioni non ha la capacità sufficiente per effettuare una tratta così lunga.
Partiti dalla Turchia
La barca sarebbe partita dalle acque territoriali turche, avrebbe lambito le varie isole tra Turchia e Grecia entrando e uscendo più volte dalle acque territoriali greche e poi, dopo una tratta abbastanza lunga in acque internazionali e senza approdi, eccola entrare in quelle territoriali italiane.
Pur non essendo attivamente sorvegliata come la zona del mediterraneo occidentale, la zona del Mediterraneo orientale è tuttavia molto battuta. È mai possibile che nessuno abbia rilevato una carretta di 15 metri per 4 stipata con 150 persone in piedi, in navigazione costiera tra la Turchia e la Grecia?
Un viaggio lungo mezzo mediterraneo?
La quaestio primaria è: come ha fatto una barca in simili condizioni a navigare così a lungo e per di più lungo una rotta battuta?
Agitarsi come fa la sinistra industriandosi per gettar la “responsabilità politica” sul governo, oltre a palesare un mortifero disinteresse per le vittime (alle quali viene negata la precedenza della verità per cui sono morte), crea una situazione di confusione che dissimula le oggettive responsabilità materiali di persone, organizzazioni e, forse, anche Stati.
Ma alla sinistra delle vittime non gliene è mai fregato niente, sono solo strumenti per la messa in mora del nemico che la sinistra odia come solo la sinistra sa odiare.
Veniamo al dunque. Il sospetto che nasce dopo aver scannerizzato quelle perplessità di cui sopra è che la barca spezzatasi e rovesciatasi sulle secche di Cutro, in realtà fosse solo l’ultimo atto di una vicenda ben più articolata e che coinvolge un natante che non può staccare dalla banchina senza essere notato.
Regia occulta?
Quelle perplessità mi fan pensare che quei poveri naufraghi siano stati imbarcati nella stiva di una “nave madre” regolarmente salpata da un porto turco, che li ha trasportati fino a alcune decine di miglia dalla costa calabra, per poi trasbordarli su una “barca figlia” in condizioni di scarsa galleggiabilità.
Le pessime condizioni di quella barca e le pessime condizioni del mare hanno fatto il resto.
E di nessun altro, in Italia, è la responsabilità, e meno ancora può essere responsabilità del Ministro Piantedosi il quale da poliziotto ha fatto il ragionamento più semplice ed onesto: solo impedendo le partenze si evitano i morti in mare, ma la sinistra quando si parla schietto e onesto non ci sta.