Strage di Cutro: il PD all’incasso – Il 26 febbraio, a pochi metri dalla costa calabrese, in località Cutro, è affondata un’imbarcazione in legno zeppa di immigrati. Il rottame del mare, partito qualche giorno prima dalla Turchia, costeggiando la Grecia prima di giungere in Italia, dimostra che gli scafisti, che optano per sbarcare il carico umano nel Bel Paese, conoscono molto bene il trattato di Dublino, sfruttandolo a proprio piacimento.
Scatta la tagliola del PD
Ad oggi i morti per il naufragio ammonterebbero a circa 79, tra cui molte donne e bambini.
Il PD e i suoi lacchè del M5S e Azione hanno puntato il dito contro l’attuale sedicente governo di Centro Destra, imputando all’Esecutivo la responsabilità dell’accaduto. Non è dato sapere con quale giustificazione, posto che, se una responsabilità per l’accaduto esiste, è certamente degli scafisti e di quegli immigrati che ancora si ostinano a venire in Italia nella fallace speranza di migliori condizioni di vita, nonostante l’evidente crisi economica e l’esborso pari a 8000 euro a persona per affrontare il viaggio.
La carta giudiziaria
Tuttavia, il PD deve indicare un responsabile che non può essere lo scafista criminale o, peggio, chi, volontariamente, imbarcandosi accetta il rischio di morire. No, il responsabile è soltanto il governo italiano e, di conseguenza, tutti noi cittadini e qui casca l’asino.
Il caso è stato affidato all’avvocato Mitja Gialuz, marito del Deputato del PD Debora Serracchiani, il quale sta valutando se intentare una causa civile risarcitoria contro il governo italiano in nome e per conto di tutti i familiari delle vittime del naufragio. Tale risarcimento verrebbe calcolato sulla base delle tabelle risarcitorie in uso al Tribunale di Milano che prevedono per ogni familiare un risarcimento tra 180.000 e 380.000 euro circa.
Il caso tunisino
Intanto uno dei Paesi di punta dell’emigrazione verso l’Italia, la Tunisia, è punto di arrivo e partenza per genti che provengono dall’Africa sub sahariana, orde di neri, presupposto che il Maghreb è Africa e i maghrebini dovrebbero andarsene in Arabia Saudita perché musulmani.
In Tunisia, però, il Presidente Kais Saied, accusato di dispotismo dall’Europa occidentale e dagli Stati Uniti, sta rimpatriando gli africani, accusando i soliti noti di favorire questa immigrazione incontrollata, voluta per destabilizzare il Paese. Ciò che il Presidente tunisino sta facendo dovrebbe essere ciò anche il Presidente del Consiglio italiano dovrebbe fare, se non fosse parte del sistema.
Gianluca Gismondi