Silvana non mollare! – Nel 2021 la dottoressa Silvana De Mari era stata sospesa per essersi rifiutata di vaccinarsi contro il coronavirus e, in questi ultimi giorni, ecco la notizia sulla sua radiazione dall’Ordine dei medici.
La De Mari ha annunciato che le sono arrivate le motivazioni della decisione presa dall’Ordine e alle quali lei ha ribattuto con un video su Facebook definendole “di umorismo involontario”.
La dichiarazione rimbalza sui social
“Buongiorno guerrieri, come state? È con estrema fierezza che vi informo che sono appena stata radiata dall’ordine dei medici di Torino e ne sono estremamente fiera perché il comportamento dell’ordine dei medici nella cosiddetta pandemia, termine molto discutibile, è stato talmente disfunzionale che è un onore esserne radiati”.
Sul provvedimento che ha coinvolto la dottoressa No Vax è intervenuto anche l’infettivologo Matteo Bassetti: “Silvana De Mari è stata finalmente radiata dall’ordine dei medici di Torino per le sue posizioni novax e antiscientifiche”,complimentandosi poi per la forza e il coraggio dell’Ordine dei Medici di Torino.
Qualità che dovrebbero appartenere a tutti gli Ordini dei Medici visto che, a detta di Bassetti, “Chi è contro i vaccini non deve e non può fare il medico”.
Arriva anche la condanna arcobaleno
Infatti, a poca distanza dal provvedimento dell’Ordine dei Medici, ecco la condanna della Cassazione che conferma la natura diffamatoria delle frasi contro i gay pronunciate dalla presunta omofoba.
La dottoressa, che è anche una pregevole scrittrice e blogger torinese, infatti è stata più volte nell’occhio del ciclone per le sue posizioni antiabortiste, sull’omosessualità e sulla gestione pandemica.
Dopo la condanna in primo grado e in appello, la Cassazione ha rigettato il suo ricorso e confermato la sentenza di secondo grado per diffamazione.
“Il movimento Lgbt sta diffondendo la pedofilia”.
È questa la frase scritta sul suo blog il 16 gennaio 2017 e per cui è stata condannata.
Esulta la lobby LGBT
Il tutto accompagnato dall’euforia del coordinamento Torino Pride e dei suoi legali.
“E’ una pronuncia importante perché per la prima volta in Italia si afferma la possibilità per un’associazione di diritto privato, qual è il coordinamento Torino Pride laddove sia rappresentativa come il coordinamento, di agire in tutela delle lesioni all’onore e alla reputazione dei movimenti Lgbt”, così spiega l’avvocato Niccolò Ferraris, che ha seguito la vicenda con il suo collega Gabriele Filippo.
Un risarcimento che il coordinamento devolverà alle altre realtà che lottano per diritti come il ToHousing, gestito dall’associazione Quore, che si occupa di persone lgbtqia+ senza fissa dimora o perché cacciate di casa dalle proprie famiglie, o perché recentemente fuggite dalla guerra in Ucraina, o realtà come Xr (Extinction Rebellion, ndr) o Non Una di Meno ed altresì alle realtà che organizzano i Pride nei paesi dove è più difficile.
La magistratura fa scudo attorno alla lobby LGBT
Ennesima conferma di come non sia necessaria una legge in difesa della comunità lgbtqi+ che preveda un’aggravante se ad essere leso nell’onore e nella reputazione sia la comunità arcobaleno.
Infatti, l’art 3 Cost parla chiaro a riguardo: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
“Cittadini” no lgbtqi+.
Come parla chiaro l’art 595 cp concernente il reato di diffamazione: “Chiunque…comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con…”
“Chiunque” e “altrui reputazione” espressioni che rappresentano il clou dell’inclusività, proprio perché perfetta espressione del principio di uguaglianza formale.
Per di più stona, e parecchio, una legge in funzione della difesa dell’onore delle “minoranze” e, nel mentre, rendere il reato di ingiuria un illecito civile.
Nemes Sicari