Sciatteria made in Italy -Brutti! Aiutatemi a dir “brutti”! Siamo un paese bello abitato da brutti. Che poi a guardar bene proprio brutti non siamo… anzi! Dio ha donato, a noi e a non molti altri popoli, i colori!
Molto più curati dei loro avi, laser, creme e dentisti a disposizione, girano sul suolo patrio bei ragazzi mori, venti centimetri più alti dei loro nonni, chiarissimi di carnagione, olivastri o, talora, scurissimi! Fuori dalle scuole e dalle Università sventole di fanciulle castane in tutte le sfumature desiderabili e raramente, ma non così tanto raramente, bionde e rosse.
Occhi neri, castani, verdi, azzurri…
Eppure sembriamo brutti, più brutti dei nostri più brutti antenati. Perché? Siamo mal vestiti e pessimamente acconciati. Ecco il problema! A forza di accoglier tedeschi ci siamo messi ad imitarli o forse quelli che vogliamo imitare sono le marionette alla Fedez o le ultra modelle anoressiche di stilisti estrosi come cavalli a pois!
Ma perché un uomo adulto, connazionale di Armani, deve infliggerci la pena immeritata di vederlo girare in calzoni corti, magliettina aderente con scritta imbarazzante e borsello, avvilente come una pustola sul naso? Che male abbiamo fatto per dover sopportare le canottiere e le ascelle in bella vista?
Come fa una giovane o meno giovane signora a non capire che ciò che è eccessivo persino per Natascia, 14 anni, 1.85 per 55 kg, ritocco fotografico professionale, addosso a lei grida vendetta al cospetto del dio del buongusto, Valentino Garavani? Non va meglio quando la signora il vestitino di Natascia lo lascia nell’armadio e mostra all’universo mondo tatuaggi situati in punti che solo il marito dovrebbe conoscere, non certo il tatuatore …. iniziano così esperienze traumatiche e pene che non capisco perché costoro si sentono in diritto di comminarci, al mare, in piscina, al lago.
Forse è un’apposita detrazione fiscale ad incoraggiare i creatori di costumi da bagno a risparmiare stoffa: negli slip femminili non è più rintracciabile la parte posteriore, mentre quella anteriore, studiata da ginecologi pigri, consente la diagnosi a distanza di vulvite o di vulvodinia. Perché non meditare sul fatto che tre centimetri di stoffa per coprire genitali e posteriore potrebbero esser concessi solo alla gemella omozigote di Afrodite?
Ma anche lei, la Venere minorenne, sarebbe più bella decentemente abbigliata perché il pudore, anziché umiliarla, la bellezza la esalta.
Nella corsa al brutto da spiaggia si battono piuttosto bene anche gli uomini che, addominali a mo’ di rospo delle canne e quarta di seno, neanche per carità cristiana indossano una maglietta scura. Quelli, tra costoro, accompagnati da una giovane dell’Est, denunciano immediatamente sia il di lei mestiere sia la loro situazione economica, che certo consentirebbe un abbigliamento più consono al quale – sadici! – si sottraggono tenacemente imponendoci spettacoli raccapriccianti.
Se l’accompagnatrice è la moglie, poi, nemmeno la menopausa inoltrata, nemmeno la presenza del genero e dei nipotini, solitamente, la fanno desistere dalla tentazione di indossare quel bikini taglia Barbie, modello battona, effetto bagascia.
La verità è dura, ma è questa! Abbandonata la spiaggia, ritroviamo gli uomini di cui sopra, con i bermuda calati bordo genitali, ignari del fatto che il pantalone lungo esiste in formula estiva ed aiuterebbe la povera Irina di turno a meglio sopportare il suo lavoro, che, quarant’anni di differenza tra i due, non deve essere piacevolissimo.
L’uomo italiano, comunque, indipendentemente dall’accompagnatrice, ignora che la camicia estiva a maniche lunghe non ha mai provocato morti o malattie e nelle hit parade delle camicie, una bruttina a maniche lunghe (da rimboccare!) batte senza appello una bella a maniche corte.
Ad una donna eterosessuale, l’uomo con camicia a maniche corte, bermudino e canottiera, fa lo stesso effetto del nuoto sincronizzato maschile: atrofizzazione dell’ovaio… talora irreversibile! Si incontrano di quando in quando, in specie tra le donne, casi opposti e contrari a quelli descritti: signore dalle mucose tumefatte, cotonate, lisciate, permanentate pure durante il trekking in agriturismo; vestite, stirate, inamidate, patinate, lucidate come spose indiane; ingioiellate come Madonne in processione, eroicamente arrampicate, vita natural durante, su tacchi da trampoliere e perennemente truccate con l’intera palette Lancome. Cosa ci sia sotto non lo ha mai saputo neppure il marito… forse il tatuatore!
Questi tipi umani si dividono in due sottogruppi: la ultra vestita e la svestita.
La prima indossa tutto ciò che può perché è bellissimo, è costoso, lei se lo può permettere e sollecita vivacemente l’invidia delle amiche; la seconda si limita ad indossare se stessa e il minimo per evitare l’arresto, perché è lei bellissima (o le è stato detto dagli ammiratori di Instagram e dall’africano del supermarket), l’estetista è costosa, ma lei se la può permettere. Due piccioni con una fava: l’invidia delle amiche e gli sguardi maschili al testosterone frizzante, unica ragione di vita!
Nel marasma generale sia le macro categorie che i sottogruppi di cui abbiamo detto, hanno purtroppo dimenticato l’essenziale: l’eleganza è semplice, mostrare troppo non è elegante, i nostri bisnonni erano meno avvenenti, ma apparivano molto più belli perché, dal contadino al signore, avevano spesso, innato o acquisito che fosse, quel senso della misura, della decenza, del limite e del pudore che esalta la bellezza o molto degnamente la sostituisce.