In un recente articolo il Presidente di Pro Vita & Famiglia, Toni Brandi, ha salutato il nuovo corso del Presidente americano Trump caratterizzato da tagli alle lobby abortiste e lgbtqxyz. Lo ha salutato come l’inizio della “rivoluzione del buon senso”.
Dopo anni di bombardamento ideologico a cui siamo stati sottoposti da potentati di ogni tipo (culturali, politici, economici e finanziari), con il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli USA sembra tutto stia cambiando, e non solo negli Stati Uniti.
Brandi prende atto con soddisfazione del fatto che diverse multinazionali, sino a ieri allineate all’agenda “politicamente corretta” e “woke”, oggi stiano abbandonando certe deleterie politiche a vantaggio di un ritorno alla normalità.
A parere di Brandi tale benefica inversione di tendenza sarebbe imputabile anche agli scarsi profitti che l’adesione alla suddetta agenda avrebbe provocato; scarsi profitti dovuti al rifiuto da parte dei consumatori di accettare l’adesione di quelle multinazionali al “politicamente corretto” e all’ideologia “woke”.
La vittoria di Trump
A parere di chi scrive, invece, il ripensamento delle multinazionali è molto più probabile sia dovuto alla vittoria di Trump: se avesse vinto la Harris tutto sarebbe andato avanti come prima.
Le varie aziende di ogni dimensione e tipo che, un po’ in tutto l’Occidente, hanno aderito all’agenda dettata dal progressismo internazionale guidato dai liberal americani, lo hanno fatto per mera obbedienza ad un diktat non per calcoli economici: omosessuali e soci assortiti avrebbero continuato a comprare i vari prodotti indipendentemente dall’adesione delle aziende ai gay pride e ad altre amenità simili. Anche perché, essendosi in pratica un po’ tutti i marchi commerciali, chi più chi meno, adattati al sovversivo corso, per i consumatori gay o appartenenti ad altre categorie sostenute dall’agenda progressista ogni marchio si presentava “politicamente corretto”.
In buona sostanza i prodotti commerciali e le relative pubblicità sono stati scelti per realizzare una formidabile campagna pro-agenda “politicamente corretta” e “woke”, non per favorire i profitti di qualche azienda.
L’inversione di tendenza dovuta al ritorno di Trump dimostra che la politica può cambiare il corso delle cose, in barba alla falsa convinzione, astutamente e malignamente promossa dai progressisti, secondo la quale il mutamento dei costumi fondati sulla conformità all’ordine naturale sarebbe cosa irreversibile.
Occorre, però, tenere ben presente che siamo solo all’inizio di un processo che potrebbe anche fallire o rivelarsi effimero. La “rivoluzione del buon senso”, infatti, potrà avere un buon esito solo se a condurla sarà una classe politica seria e preparata, capace di dare continuità ad un processo volto a realizzare il ritorno al reale, ossia alla conformità dei costumi all’ordine naturale la negazione del quale rappresenta sostanzialmente la cifra del “politicamente corretto” in tutte le sue declinazioni.
di Marco Sudati
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: