Sanità dell’Emilia Romagna commissariata? – Il prossimo 30 aprile scade il termine per la presentazione di bilanci regionali, che dovranno essere in pareggio.
È ammesso un deficit massimo del 5% che, nel caso dell’Emilia-Romagna, si traduce in 450 milioni di euro sui 9 miliardi assegnati.
Ad oggi non è stato ancora presentato alcun prospetto ma, dal bilancio preventivo di dicembre (Delibera n° 2150 del 05/12/2022 Seduta n° 50), emergeva un buco di oltre 830 milioni di euro.
Si prospetta il fantasma del commissariamento, che per la sanità della regione, famosa per la sua efficienza, rappresenterebbe uno smacco di proporzioni storiche. La misura bloccherebbe i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e ogni investimento mirato al miglioramento dei servizi sanitari o a nuove assunzioni nel settore.
Le motivazioni di questo buco, a detta dell’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini, comprendono il Covid, l’inflazione e i rincari dell’energia.
E’ stato richiesto alle varie AUSL regionali di ridurre il più possibile le spese.
In questa grave situazione non si vede come saranno possibili, tra gli altri, interventi volti a ridurre le liste di attesa, che l’emergenza pandemica ha dilatato a livelli sconosciuti nella regione rossa.
E poi ci sono realtà preoccupanti diffuse a macchia di leopardo, come il Pronto Soccorso di Cento (FE), che è a rischio chiusura, quello di Vergato (BO), che non funziona h24, l’allarme giunto dal Comune di Rimini per i rallentamenti relativi alla prevenzione oncologica femminile.
Il crollo di un mito
I tagli lineari hanno colpito l’organico costringendo il personale a turni pesanti e a condizioni di lavoro gravose. Non c’è dubbio che il Covid abbia letteralmente sconvolto l’attività sanitaria, certamente non solo quella emiliano romagnola, sia per il carico di lavoro straordinario che ha imposto alle strutture ospedaliere, sia per la necessità di operare su un numero limitato di pazienti per volta, al fine di ridurre i contagi.
E’ però altrettanto evidente come la gestione dell’emergenza, da Speranza in giù, sia stata discutibile e spesso contraddittoria.
La sanità emiliano-romagnola in particolare ha pagato e paga un prezzo altissimo in termini di qualità dei servizi e di spesa pubblica e il rischio concreto di commissariamento sta a certificarlo. È il crollo di un mito, di uno degli storici punti di forza su cui il partito, dal dopoguerra ad oggi, ha costruito e consolidato in regione un consenso a tratti bulgaro, oltre che un sistema di potere granitico.
Raffaele Amato