Saluto (del diritto) romano: il centrodestra chiede il soccorso dei giudici
Solo in un Paese ormai politicamente e giuridicamente al di là d’ogni limite del giuridico può diventare una questione fondamentale – con la Corte di cassazione a sezioni unite e il Parlamento fintamente attento alla trattazione della materia – il “saluto romano” nell’ambito di manifestazioni di commemorazione di persone assassinate in particolari epoche della nostra storia recente.
Ciò premesso, dato che è d’obbligo ragionare ciò che è e non ciò che si vorrebbe che fosse, quale sia il nocciolo della vicenda è presto detto.
In qualsiasi altro angolo del mondo, avendo già stabilito in “illo tempore” che fare il saluto romano in determinate occasioni non costituisce reato ai sensi della “legge Scelba”, uno Stato serio avrebbe chiesto conto del loro operato ai magistrati e ai funzionari che, successivamente, hanno continuato ad aprire fascicoli o inoltrato denunce su una questione già chiarita, visto che aprire inchieste e sviluppare denunce, specialmente su questioni che non destano allarme sociale, ma, semmai, solo polemica e indignazione politica da parte di una fazione della società, costa soldi. Soldi dei contribuenti.
Il “vizio” della Magistratura
Se ciò non è accaduto e non accade, è per il combinato disposto di due fattori negativi del nostro sistema-giustizia: da una parte, il vizio di una parte della magistratura di agire in base a sensibilità che sono specificatamente e quasi unicamente politiche e non giuridiche, tanto più che dette sensibilità si manifestano diversamente a seconda di chi governa il Paese in un dato momento piuttosto che in un altro; dall’altra, il fatto che in Italia esista una sorta di giustizia-probabilistica, in base alla quale, sollevando più e più volte la stessa questione, anche se già risolta secondo un orientamento, c’è sempre la possibilità che qualcuno ribalti la decisione o dia, nel tempo, interpretazioni diverse degli stessi fatti o delle considerazione penale di taluni gesti o di determinate azioni.
In parte, è anche normale che ciò accada: una società si evolve e il Diritto non può non tenerne conto.
In questi casi, però, non dovrebbe mai essere affidato alla “arbitrarietà” del singolo magistrato o del singolo collegio giudicante, il compito di tradurre nuovi atteggiamenti sociali, inediti comportamenti pubblici o mutate considerazioni e valutazioni dei fenomeni sociali e delle azioni delle persone e via dicendo; questo compito dovrebbe assumerselo e restare gelosamente nelle mani del legislatore.
La legittimità del Parlamento
Solo ed esclusivamente il Parlamento ha la legittimità di stabilire che una nuova “sensibilità sociale” rispetto a determinati fenomeni è “maggioritariamente” condivisa tra la popolazione e, per tanto, meritevole di essere considerata dalle norme che regolano la vita di tutti e di ciascuno nel perimetro tutelato dall’ordinamento penale e civile.
Per quanto dotta, articolata e fondata, l’opinione del giudice – o del collegio giudicante – è pur sempre un’espressione del libero convincimento di una o poche persone che non necessariamente può e deve essere condivisa dalla totalità o dalla maggioranza dei cittadini. E men che meno questa “espressione” del singolo o dei pochi può e deve diventare un “imperativo” da osservarsi obbligatoriamente da parte di tutti.
Solo ai pronunciamenti dei “giudici della legge” – cioè, alle sentenze della Corte costituzionale – è riconosciuta, in determinati casi, la forza di legge.
Dunque, se veramente fare il “saluto romano” possa o meno essere considerato un reato, lo dovrebbe decidere il Parlamento, dimostrando con un dibattito sulla materia anche quanto tempo abbiano da sprecare in cose inutili per il reale bene del Paese i deputati e i senatori della Repubblica.
Sforzo d’imbecillità
Ma deputati e senatori non lo faranno, questo sforzo – che a qualcuno potrebbe apparire di imbecillità, date le emergenze vere che incombono-, ma non per dimostrare la propria intelligenza o per smentire l’idea ormai largamente diffusa sulla loro scarsa utilità; non lo faranno perché – destra per un verso, sinistra per un altro – troveranno alquanto comodo che, ad assumersi questo onore, siano i magistrati, evitando loro di esprimere pubblicamente il proprio parere in merito.
Un parere che non si potrebbe limitare al dichiarare la legittimità o meno di un gesto, ma alla spiegazione, per di più ammantata di ragioni storiche, politiche e giuridiche, dell’eventuale scelta in un senso o nell’altro.
E non tutti, per non dire quasi nessuno, tanto a destra quanto a sinistra, sono oggi in grado di assumersi – di fronte al Paese e ancor più di fronte al rispettivo elettorato – la responsabilità di esprimere sinceramente e nettamente le proprie convinzioni su determinate materie.
“Soccorso rosso” anzi no “togato”
Ecco, allora, il provvidenziale “soccorso togato”, quello che può togliere le castagne dal fuoco a beneficio di una classe politica che, magari, poi, nemmeno si vergogna di polemizzare duramente con quegli stessi magistrati la cui mantellina nera, più che una toga, appare agli occhi di tanti parlamentari come la giubbetta bianca e fosforescente dell’operatore dell’ambulanza.
E ai magistrati, in particolare, sembra ora affidarsi Fratelli d’Italia per il completamento della propria “transizione ecologica”, per il preciso conferimento differenziato di quelle che ormai considera “scorie” da eliminare una volta per tutte.
La fuga dal proprio passato
Non più prendere le distanze da un passato che pesa come un ingombro, ma renderlo anche illegale, così che nessuno possa più rinfacciarglielo.
E non il passato fascista, ma anche quello missino, delle lotte giovanili, del sovranismo sbandierato solo in campagna elettorale e subito abbandonato dopo l’eventuale successo. Un successo da celebrare magari con un pranzo o con una cena, come ai vecchi tempi, ma senza più saluti romani e, magari, con qualche scarafaggio e qualche verme nel piatto. Oppure direttamente seduto a tavola.
Massimiliano Mazzanti
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: