Ci si può salutare romanamente in due modi: “Aò se vedemo”, oppure con il saluto più vituperato dai peggiori controllori del moderno minculpop: occhi negli occhi, braccio teso in avanti leggermente in alto e la mano aperta a dimostrare che è disarmata… il miglior modo di manifestare che si hanno buone intenzioni.
Del fascismo si può dire tutto, tutti ne dicono, e la maggior parte, quella più vuota di argomenti (i Prodi, le Schlein, le Boldrini, i Bonelli e compagnia starnazzante) ne dice in continuazione e sempre a sproposito, perché per loro il fascismo è uno strumento per rinverdire l’immortale odio senza il quale svanirebbero nella loro nullità.
E questi figuri, sclerotizzati nel loro livore fuori tempo e fuori luogo, il secondo saluto proprio non lo sopportano un po’ come l’indemoniato non sopporta l’acqua santa.
Alla romana maniera: «dateve ‘na calmata», smettetela con la sicofantia da controllore della purezza antifascista… Smettetela di frignare: non si tratta di saluto fascista ma di saluto, che rimanda alla storia di Roma, adottato dal regime fascista, cosa che non cassa il suo alto valore simbolico. E nemmeno si può dire che sia stata una cattiva scelta, anzi potrebbe egregiamente sostituire una stretta di mano che di questi tempi si fa sempre più sfuggevole e insincera.
Alzare la mano destra
Ritorniamo al saluto detto “romano” e restituiamogli il suo valore storico: nell’antica Roma si alzava la mano destra a indicare le migliori intenzioni, rendere onore o esprimere fedeltà, amicizia e lealtà, cosa attestata dagli storici fra i quali cito Giardina (certo non catalogabile tra gli aficionados del fascismo) il quale nel suo “l’uomo romano” ci dice che nell’antica Roma alzare il braccio era un gesto di augurio.
E allora perché nell’Italia del 2025 qualcuno si intestardisce come un bambino capriccioso contro un gesto augurale che, di per sé, istintivamente, rimanda a una gestualità pacifica, adottato già dal 1919 dal vate D’Annunzio, prima della nascita del fascismo?
Perché quello era un periodo protofascista! Ha tuonato uno storico del minculpop de noantri, confermando così la volontà di tenere aperte le ferite della storia per perpetuare lo “immortale odio”, il fascismo deve essere negativo prima di nascere e deve essere negativo anche quando non c’è più: in pratica il trionfo dell’ur-antifascismo.
Un saluto igienico
Chissà se è da considerare protofascista anche un poeta come Trilussa il quale in merito al saluto romano ha vergato:
«Quela de da’ la mano a chissesia nun è certo un’usanza troppo bella: te po succede ch’hai da strigne quella d’un ladro, d’un ruffiano o d’una spia. Deppiù la mano, asciutta o sudarella, quanno ha toccato quarche porcheria, contiè er bacillo d’una malatia che t’entra in bocca e va nelle budella. Invece, a salutà romanamente, ce se guadagna un tanto co l’iggene eppoi nun c’è pericolo de gnente. Perché la mossa te viè a dì in sostanza: – Semo amiconi… se volemo bene… ma restamo a una debbita distanza.»
Forse se al tempo del covid avessimo preso a salutarci romanamente, qualche contagio lo avremmo evitato.
A nessuno può essere imposto di simpatizzare o meno per un periodo storico, ma a nessuno può essere proibito di guardare al passato con animo meno intriso di livore.
Promuovere la damnatio memoriae dall’eternità per l’eternità, come stanno facendo molti figuri della sinistra, testimonia della loro volontà di alimentare un clima d’odio suscettibile di sfociare in quella macelleria messicana di Piazzale Loreto, della quale evidentemente hanno nostalgia.
Levo il braccio destro a mano aperta e saluto camerati e non dicendo: a noi!
E l’ur-antifascista quando avrà smaltito la bile, se ne farà una ragione.
di Corrado Corradi
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema:
Bell’articolo!
Un saluto Romano..!