Sala e la Moschea a Milano – Centro destra e centro sinistra pari sono.
La Moschea di Milano fortemente voluta dal Sindaco Sala, dalla sinistra milanese – ma, paradossalmente, anche dal centrodestra – è frutto della banalizzazione delle questioni relative alla presenza sempre più massiccia e invadente di immigrati (regolari o irregolari poco importa) di fede mussulmana.
Unendo la tipica prosopopea di voler catalogare tutto e tutti secondo le categorie laiciste occidentali, ci si trova ad affrontare la questione a colpi di slogan.
E senza la conoscenza adeguata della struttura delle comunità islamiche, i politici ci portano solo ad aprire le porte al peggior radicalismo.
Fratelli Mussulmani e i gruppi della jihâd se la ridono
Questo vale per Sala e partiti di sinistra che vogliono concedere ignorando la portata delle concessioni ma anche per l’opposizione cittadina di centrodestra (che per altro è al governo della nazione) che utilizza argomenti contrari alla moschea facilmente aggirabili e che, di fatto, confermano nei confronti dell’opinione pubblica l’immagine fiabesca dell’Islam venduta dalle sinistre e dagli integralisti da questi supportati.
Una moschea non è una “chiesa” musulmana
Citiamo documenti diffusi ai tempi di Pisapia sindaco, per denunciare la follia e il potenziale danno generato dall’accettare una “Moschea” a Milano.
La moschea è un luogo che ha nell’islam funzione e norme ben precise.
Dobbiamo smettere di inventare noi l’Islam che ci piace (come il fantomatico Islam moderato) e dobbiamo imparare a conoscere e quindi rispettare l’Islam per quello che è … dobbiamo quindi guardare all’islam per capire che cosa è una moschea.
In arabo per dire moschea si usano due termini: masgid (da cui moschea) e giâmi’.
Per gli Islamici, quella che noi chiamiamo mosche è in realtà giâmi’.
Giâmi’ è il luogo dove la comunità islamica si raduna, per esaminare questioni sociali, culturali, politiche e tra le altre cose, per pregare.
Nella moschea/giâmi’ vengono prese tutte le decisioni che riguardano la comunità islamica, tutte.
Non insultiamo l’Islam
È un insulto, non solo verso la Verità, ma verso la stessa cultura islamica, voler creare e difendere l’immaginetta della moschea esclusivamente come “un luogo di preghiera”.
Il venerdì di preghiera islamico, Yawm al-giumu’ah, è il giorno in cui la comunità si raduna in moschea a mezzogiorno per la preghiera pubblica e per ascoltare la khutbah dell’imam.
La khutbah dell’imam non è una predica come quella del sacerdote cattolico.
Nella khutbah l’imam approfondisce questioni politiche, sociali, morali etc e decreta la linea da seguire: ad esempio lo jihâd (la guerra sul cammino di Dio – fî sabîl Allâh) è sempre proclamata nella moschea durante la khutbah del venerdì ed è obbligante per ogni buon musulmano.
Nessuna concessione se non quella del diritto a pregare.
In ultima analisi occorre considerare che è ridicolo pensare a concessioni territoriali del nostro comune, come di ogni altro comune italiano, per l’edificazione delle moschee, perché per l’Islam il territorio della moschea è considerato spazio sacro e rimane per sempre di proprietà e nella disponibilità della comunità islamica.
Solo le autorità islamiche ne hanno poi competenza e diritto fino a decidere chi può essere ammesso e chi invece violerebbe e profanerebbe quello stesso spazio. Le concessioni pluriennali sono vane e sconsiderate: per i mussulmani il terreno dedicato ad una moschea non potrà mai più essere reso alla città di Milano.
Alfredo Durantini