Rivoluzionari sardi e la fusione perfetta sabauda – In questo articolo parleremo di come a fine del ‘700 un tentativo di occupazione della Sardegna diede il via a moti rivoluzionari e moti indipendentisti e di rivoluzione politica.
Tra il 1793 e il 1796 in contemporanea della cacciata dei francesi che volevano occupare la Sardegna, si arrivò alla rivolta popolare quando si scoprirono le intenzioni della Corona Sabauda, che, oltre a non essere abbastanza riconoscente ai popolani miliziani sardi, voleva addirittura sopprimerne le istituzioni peculiari, per arrivare, attraverso la collaborazione di una parte di intellettuali asserviti, presenti anche nelle residue istituzioni tradizionali, in accordo col potere centrale, alla proposta di quella che da noi in è la famigerata fusione perfetta, avendo essi interessi ad aver accesso ai posti di potere nella capitale del regno, allora la città di Torino.
La fusione perfetta sarda
Questa della fusione perfetta era un chiodo fisso della branca massonica della casa regnante sabauda.
Il magistrato Giovanni Maria Angioy, un nobiluomo di famiglia agiata, convocò allora gli Stamenti, il parlamento autonomo della Sardegna, e diede alla Reale Udienza poteri esecutivi, rivendicando le antiche autonomie, trasformandole così in un Consiglio di Stato, avente funzioni di governo e basando la sua azione su un consenso popolare ottenuto anche con il sostegno delle milizie popolari che nelle intenzioni della corona dovevano essere smobilitate.
Le 5 domande
Fece pervenire poi il suo programma alla corona di cui peraltro i rivoluzionari si dichiaravano leali sudditi, nella forma delle cosiddette cinque domande, ovvero richieste, al sovrano.
Le cinque domande erano:
- Convocazione degli Stamenti, e loro elezione decennale.
- Creazione di un Consiglio di stato sardo autonomo.
- Un ministero per la Sardegna nella capitale Torino, retto da un sardo.
- Tranne gli incarichi di governo centrale della corona, i posti di amministrazione pubblica, in Sardegna, dovevano essere affidati personale autoctono.
- Il riconoscimento alla Sardegna delle proprie franchigie e libertà, che di fatto consentivano un’autonomia anche fiscale.
La storia sarda prese tuttavia un percorso diverso, e nonostante con un sovrano liberale come Carlo Alberto, l’attuazione di un Consiglio di Stato per la Sardegna non diede migliori risultati.
Il sogno di questi rivoluzionari della tradizione non fece in tempo a verificarsi.
Cristian Pillitu
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