Rete 4, tra Luxuria e Berlinguer

Rete 4, tra Luxuria e Berlinguer

 

Rete 4, tra Luxuria e Berlinguer

E’ a tutti noto come Rete 4, grazie a Bianca Berliguer e a Vladimiro Guadagno in arte “Luxuria” – non ci soffermeremo sull’arte -, in certi  orari appaia un ‘emittente dei centrisociali.

Un tradimento da voltastomaco, caro Berlusconi figlio.

Non bastava, in Mediaset, la promozione dell’omosessualità seminata negli spot pubblicitari? Non era bastato il DDL Zan, tentativo della sinistra – bava alla bocca- di trasformare le scuole in allevamenti di gay?

Mancava solo Luxuria come conduttore di un programma con due milioni di spettatori per portare anche in Mediaset il culto pubblico del deretano. In quanto alla Berlinguer icommenti sono superflui, e non solo per il nome che porta ma per il fatto che la nostra, all’atto del passaggio da Rai  3 a Mediaset, aveva tenuto a qualificare il suo ruolo, imponendolo, di “donna di sinistra”.

Con questi presupposti, Pier Silvio ha assoldato la Berlinguer per la conduzione di duetalk show:  “Prima di domani” e “E’ sempre carta bianca”,  pensati e strutturati  dalla conduttrice per essere veicolo di propaganda politica il cui cattivo odore, questo è il punto, si è propagato in Rete 4.

Campagna elettorale

Nel corso della campagna elettorale per le   europee, un Tg4 delle h.19 ( chiedo venia, non ho registrato la data) ha mandato in onda un passaggio di formale promozione del PD, con una Elly Schlein che per l’occasione  aveva abbandonato la sua aria inquietante per un’espressione che ricordava quella di Heidi durante la raccolta del miele.

Ora, poiché la Schlein era a tutto schermo, chi scrive queste righe ha pensato che in casa c’è sempre qualcosa da fare ed ha così cambiato stanza, ritornando a intervalli per vedere se Rete 4 cambiava inquadratura.

Non la cambiava: la promozione della Schlein andava avanti. E’ uno scherzo, Pier Silvio?

Padronissimo di apprezzare, in cuor tuo (per motivi che sfuggono, o forse no), il mondo della Berlinguer e dei trans, ma non sei padrone di propinare questa roba ad una platea di destra che accompagna la vita della tua famiglia e di Mediaset, da sempre.

Da Silvio a Pier Silvio

Il 12 giugno, nel primo anniversario della morte, è andato in onda il documentario “ Caro Presidente, un anno dopo”, di Toni Capuozzo. E un anno dopo ci ritroviamo a casa tua la Berlinguer in veste di cimiteriale e stizzosa maestrina di “progressismo”?

Ti sfugge, Pier Silvio, che la Berliguer è un’icona di quella sinistra borghese che ha vomitato odio contro suo padre per trent’anni, e una grande estimatrice della magistratura “democratica” che lo ha torturato per altrettanti?

Non si creda che il termine sia eccessivo: è noto che la tortura psicologica e morale gareggi in forza distruttiva con quella fisica.

I comunisti sono sempre stati degli specialisti, in materia, dalle autocritiche obbligate dei processi staliniani al “lavaggio del cervello”, procedura – sulla quale non ci soffermeremo- nella quale eccellevano i comunisti del Sud – Est asiatico.

Per restare in casa Berlinguer, accenneremo ad una metodica di devastazione psicologica utilizzata dal comunismo sovietico nella “Lubjanka”, palazzo di Mosca che dal 1918 al 1956 è stata sede dei  servizi segreti sovietici. Il palazzo aveva una fama sinistra per i metodi di interrogatorio, il cui menu, racconta Solzenicyn in Arcipelago Gulag, era interminabile. Una voce di questo menu non prevedeva strumenti di sorta: lo strumento era il cervello del prigioniero stesso.

La Lubjanka

La persona arrestata, dopo interrogatori ordinari, incruenti, veniva messa in libertà nel quadro di un’attività investigativa e giudiziaria che appariva degna di questo nome. Nulla era stato trovato a suo carico, e così veniva accompagnato all’uscita della Lubjanka.

Non gli doveva sembrar vero, e infatti non era vero.

Non appena voltato l’angolo del palazzo, l’inquisito sentiva infatti una mano sulla sua spalla, si voltava e rivedeva i suoi carcerieri che lo riaccompagnavano nella sua cella: si ricominciava.

Quante volte si sarebbe ripetuta, la farsa?

Se vi si riflette, non siamo lontanissimi dai surreali trentadue procedimenti giudiziari collezionati da Silvio Berlusconi

Certo, le Procure italiane non sono  la Lubjanka di Mosca, ma la logica  era la stessa, l’odio era lo stesso. Li ricordiamo, gli sciacalli della sinistra borghese che, negli anni d’oro dell’anti-berlusconismo, quando saltava fuori come un pupazzo a molla l’ennesima inchiesta giudiziaria, si godevano lo spettacolo ridacchiando, sullo sfondo di un corale “ La giustizia deve fare il suo corso”.

Cosa c’entra tutto questo con la Berlinguer?

C’entra con il suo nome, in forza del quale Bianca è una formale rappresentante di quella sinistra. Si dirà: ma proprio il suo nome mette Bianca fuori da questa mischia. E’ vero infatti che Enrico Berlinguer elaborò il cosiddetto “eurocomunismo”, formula politica che, in teoria e in pratica, non guardava più a Mosca e siglava di fatto la pace con il mondo sia liberale sia cattolico.

Così sembrava, ma si trattò di una scelta vera e libera, o non piuttosto di un percorso obbligato, di una tattica che Berlinguer aveva adottato per non confinare il Partito Comunista in un vicolo senza uscita?

Non lo sapremo mai, ma sappiamo che in altri anni Enrico Belringuer aveva guardato a Mosca, eccome. Nel gennaio 1948 diventò membro del Comitato centrale del P.C.I. e della segreteria generale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), che Berlinguer potenziò fino a farla diventare un’organizzazione di massa, con centinaia di migliaia di iscritti.

Da Stalin alla 194

Ed erano gli anni di Stalin e della Lubjanka.

E’ vero che Enrico Berlinguer era un uomo di stile, lontano dall’isteria permanente che caratterizza i suoi eredi: non per un caso Giorgio Almirante volle essere presente al suo funerale.

Ma è vero anche che Berlinguer, da marxista, era nemico della società cristiana, e lo dimostrò costruendo insieme a Pannella, pezzo dopo pezzo, l’iter parlamentare che portò alla legalizzazione dell’aborto, alla legge 194 che ha svolto e svolge un ruolo primario nella denatalità che sta devastando il popolo italiano in vista, avverte l’ISTAT, dell’estinzione.

E tu, Pier Silvio, ti porti in casa la figlia, erede dichiarata del padre?

I traditori non piacciono a nessuno, ma noi non faremo come gli amichetti della Berlinguer: non raffigureremo, tu e lei, a testa in giù.

Più civilmente, prenderemo nota dei marchi pubblicizzati nel corso dei suoi talk show per escluderli, vita natural durante, dai nostri acquisti grandi e piccoli. Inviteremo tutti a fare altrettanto e a passar parola.

Non in odio a te, Pier Silvio, ma in memoria di tuo padre.

di GDG

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