Regno Unito: al bando i farmaci che bloccano la pubertà

Regno Unito: al bando i farmaci che bloccano la pubertà

 

Regno Unito: al bando i farmaci che bloccano la pubertà – A metà marzo nel Regno Unito si è verificato uno dei tipici paradossi del politicamente corretto: il blocco alla prescrizione dei farmaci che bloccano la pubertà.

Ebbene sì, c’è stato un dietrofront dell’ideologia gender in uno dei Paesi più aperti e propensi a incoraggiarla e diffonderla, incluso il cambio sesso dei minori con disforia di genere, ossia malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso di nascita.

Un freno che, però, si era già fatto sentire qualche anno fa.

Come successo, ad esempio, nel 2020, quando l’Alta Corte inglese aveva stabilito che i minori di 16 anni non erano capaci di dare il proprio consenso informato a trattamenti medici che prevedono l’uso di farmaci diretti a ritardare la pubertà.

Nel 2022, invece, National Health Service aveva espresso un grande scetticismo riguardo alla somministrazione dei farmaci bloccanti della pubertà ai minori di 18 anni, affetti da disforia di genere: Mancano le prove a lungo termine sugli effetti dei bloccanti sui giovani.

Oggi, a due anni dalla pubblicazione del documento, il governo britannico ha deciso di vietare l’erogazione di tali terapie ai pazienti più giovani e più piccoli.

“Decisione storica” è così che l’esecutivo, guidato dal premier conservatore Rishi Sunak, ha definito questa presa di posizione.

Solo in casi eccezionali

Con queste nuove misure, i bloccanti ormonali, ossia farmaci che possono sospendere lo sviluppo della pubertà, potranno essere somministrati solo in casi eccezionali, in attesa di uno studio clinico sul loro impatto sui ragazzi che dovrebbe iniziare entro il prossimo anno.

La decisione del servizio sanitario non impedisce però ai bambini e alle loro famiglie di procurarsi altrove, per esempio acquistandoli sul web, i bloccanti della pubertà, ma ciò sarà fortemente scoraggiato dalle autorità sanitarie del Regno Unito.

Il NHS, nel rapporto dei giorni scorsi, ha annunciato che entro la fine dell’anno saranno aperte quattro nuove cliniche regionali che sostituiranno il Servizio per lo sviluppo dell’identità di genere Tavistock di Londra, che sta dismettendo l’attività, dopo gli scandali e sperimentazioni sui bambini del 2020.

Uno scandalo che, alla fine, nel 2023, ha portato il governo ad annunciare la chiusura del reparto Gender Identity Development Service (GIDS) della clinica pubblica Tavistock and Portman, specializzata nelle terapie ormonali e nella chirurgia di riassegnazione sessuale tra gli adolescenti.

138 pazienti nel 2010-11 per finire con 2.383 nel 2020-21, erano questi i dati agghiaccianti emersi dalla struttura, inaugurata a Londra nel 1989.

Le preoccupazioni dei dipendenti

Alcuni ex dipendenti, nel corso degli anni, infatti, avevano espresso preoccupazioni sull’eccesso di diagnosi di disforia di genere.

Denunce che hanno acceso l’interesse della Bbc. Una ricerca che ha portato la realizzazione di un servizio in cui veniva rivelato al grande pubblico come il centro GIDS prescriveva frettolosamente le terapie ormonali ai minorenni senza seguire nei tempi giusti i vari passaggi previsti dal percorso terapeutico- assistenziale.

Una condotta che, a volte, avveniva anche per assecondare i genitori che volevano che la questione per i figli si concludesse il più presto possibile.

Non aveva raccolto dati consistenti, dimostrando l’impossibilità di tracciare accuratamente gli effetti che questi farmaci hanno sui giovani e sui bambini.

Sono state queste le parole sulla clinica Tavistock and Portman della dottoressa Hilary Cass, a capo della commissione che ha condotto lo studio realizzato nel 2022.

I piani per la chiusura definitiva di Tavistock sono stati rinviati nella primavera del 2024, ossia solo dopo l’apertura dei 3 hub meridionali nell’autunno 2023 e dell’hub settentrionale nell’aprile 2024.

La clinica degli orrori di Careggi

Per le nuove cliniche regionali, il nuovo sistema di trattamento dei minori con problemi di genere stabilirà valutazioni standardizzate prevedendo maggiore supporto alla salute mentale e assistenza psicologica, troppo spesso trascurata.

La vicenda della clinica Tavistock and Portman ricorda la denuncia mossa da Maurizio Gasparri contro l’ospedale di Careggi.

Il nosocomio principale della città di Firenze, secondo il senatore forzista, diagnosticherebbe e tratterebbe con superficialità la disforia di genere nei bambini, somministrando inoltre un farmaco utilizzato per bloccare la pubertà, impedendo la

crescita del seno, dei testicoli e inibendo il ciclo mestruale del quale gli effetti a lungo termine non sarebbero chiari.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Tirreno, il senatore forzista aveva già depositato in Parlamento un’interrogazione per far luce sulla vicenda.

Risulterebbe che ai bambini di età media di undici anni che vi si recano non venga fornita assistenza psicoterapeutica e psichiatrica – si legge nell’interrogazione protocollata dal senatore forzista – che le valutazioni psicologiche sui bambini avvengano principalmente sulla base di ciò che gli stessi riferiscono e che ai piccoli pazienti vengano iniettate le sostanze bloccanti della pubertà.

Per di più, si tratta di un percorso che, secondo le indicazioni dell’Aifa, di norma deve essere accompagnato anche da un percorso di supporto psicologico.

E, a proposito di percorso, Gasparri teme che a Careggi questo iter di supporto psicologico non sia garantito in toto secondo le modalità previste, se non addirittura assente.

Tra le preoccupazioni del senatore c’è anche la somministrazione della triptorelina, un farmaco che blocca la pubertà.

Anche l’Aifa si è pronunciata

Un farmaco che, secondo l’Aifa, si può somministrare solo previa diagnosi confermata da una equipe multidisciplinare composta da specialista in neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, endocrinologia pediatrica, psicologia dell’età evolutiva e bioetica.

La triptorelina, autorizzata dall’Agenzia europea del farmaco per uso veterinario, verrebbe somministrata a bambini di undici anni senza alcuna assistenza psicoterapeutica e psichiatrica – ha evidenziato Gasparri – anche perché in quell’ospedale non c’è un reparto di neuropsichiatria infantile. Non solo: le valutazioni psicologiche dei giovanissimi che arrivano a Careggi per avviare il percorso di cambio di sesso sembrerebbe siano particolarmente superficiali.

A distanza di un mese dall’interrogazione presentata in Parlamento dal rappresentante del centrodestra, il ministero della Salute ha inviato alcuni ispettori per ascoltare gli operatori e i professionisti del centro del policlinico e capire le modalità di accesso, i percorsi effettuati e le terapie proposte e somministrate.

Il ministero avrebbe altresì precisato come l’ispezione non ha scopo punitivo.

La relazione, che stilerà lo staff di professionisti, verrà presentata al ministro Orazio Schillaci, servirà per due motivi: rispondere all’interrogazione presentata da Gasparri (e ad assumere eventuali provvedimenti concreti in caso di profonde criticità riscontrate) da un lato, contribuire al percorso di analisi avviato da qualche mese dal ministero per predisporre linee di indirizzo per tutti i centri, dall’ altro.

Nel frattempo, a fine gennaio scorso, l’Ansa ha riportato quanto emerso secondo i primi audit degli esperti ministeriali: Non in tutti i casi di disforia di genere pediatrici trattati all’ospedale Careggi di Firenze sarebbe stato effettuato il percorso preliminare indicato di psicoterapia prima della somministrazione del farmaco triptorelina.

La nota di ProVita&Famiglia

Uno scenario da cui si possono comprendere le parole del portavoce della onlus Jacopo Coghe Pro Vita &Famiglia, dopo la decisione britannica.

Ci attendiamo che anche il governo Italiano agisca urgentemente tamponando le due principali fonti di pericolo per bambini e adolescenti italiani: il far west nei centri per il trattamento della disforia di genere negli ospedali italiani, evidenziato dal caso Careggi, i quali non seguono sempre protocolli scientifici, e la diffusione illegale della ‘carriera alias’ nelle scuole, che rafforza negli adolescenti la pericolosa idea di essere ‘nati nel corpo sbagliato’, spingendoli a desiderare un fantomatico e impossibile ‘cambio di sesso’ tramite una sostanziale castrazione chimica.

Nemes Sicari

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