Raul Gardini e i suicidi eccellenti all’ombra di Mattei – In una recensione del libro “Di vento e di terra” sulla vita di Raul Gardini (Corsera di Venerdì 23 giugno) si cita un suo intervento in audizione alla Camera nel 1986: “L’Italia deve diventare autonoma sul piano energetico, altrimenti rimarremo sempre un Paese dipendente da altri (…) Ci vuole il coinvolgimento diretto dello Stato. Quello di cui sto parlando è un sogno ma è un sogno realizzabile: vedere l’Italia produttrice di energia verde grazie all’etanolo che inquina meno ed è altamente redditizio a livello di rendimento…”.
Tutti suicidi?
Sappiamo come finì il sogno: Gardini si suicida il 23 luglio del 1993, braccato dal pool a guida dell’amico degli amerikani.
Tre giorni prima si “suicida” nelle docce del carcere di San Vittore (con anomale modalità) anche il presidente dell’Eni Gabriele Cagliari (dopo 134 giorni di detenzione preventiva poiché “non collaborava”).
In tre giorni i vertici pubblici e privati della politica energetica e della chimica opportunamente “si tolgono di mezzo”.
Se non sono suicidi sono incidenti
Si ripete con altre modalità quanto avvenuto 30 anni prima con Enrico Mattei.
Chi pensa che quanto avvenuto nel biennio 1992-1993 siano “fatti di mafia” o di “lotta alla malapolitica” non ha prestato sufficiente attenzione al “contesto” internazionale e alla strategia di acquisizione a prezzi di saldo dei nostri più importanti asset strategici, obiettivo raggiungibile con l’eliminazione fisica e politica di quei settori politici ed imprenditoriali che sostenevano sia il ruolo dello Stato sia politiche autonome sul piano energetico.
Antonio Arena