Quella domenica al Verano per non dimenticare – E anche quest’anno ci ritroviamo al Verano.
Mentre parcheggio il mio scassatissimo panda vedo già da lontano gli amici con cui condividerò tante emozioni oggi.
Vedo Luca Corsetti come sempre presente, riesco a vedere Delio Andreoli con i suoi immancabili mazzi di fiori da depositare sulle tombe, vedo l’immancabile Daniele Dottori e questo mi fa particolarmente piacere in quanto è una persona che ammiro e stimo più di tanti altri personaggi dell’area.
Più mi avvicino, più riconosco volti conosciuti. Al mio arrivo Delio ci mette in cerchio per ringraziarci della presenza, quando invece dovremmo essere noi a ringraziarlo mille volte per l’impegno che ci mette ogni anno per non far dimenticare chi ci ha preceduto e darci le ultime raccomandazioni.
Inizia il nostro percorso, Delio ci precede tutti con in braccio i fiori, cammina velocemente, quasi ci distacca, vuole far presto per avere il tempo di commemorare degnamente e senza fretta ogni tomba.
Noi tutti dietro in maniera sparsa, è un momento solenne, una commemorazione, ma siamo tutti stranamente felici, sembrava come se stessimo andando a trovare dei vecchi amici insieme ad altri amici, in realtà per molti è veramente così, in tanti hanno conosciuto molti degli “ospiti” del Verano, per altri, come me, è un modo per onorare chi è caduto per la rivoluzione ma anche per rinnovare il mio giuramento, ovvero, che continuerò la mia militanza anche nel loro ricordo.
La nostra memoria
Passiamo tra i vialoni del Verano, tra tombe e fiori appassiti; il mio sguardo si posa spesso su alcune, la giovane mamma che ha lasciato troppo presto la sua famiglia, il signore distinto di cui il tempo ha cancellato nome e date dal marmo, il giovane soldato mai tornato; tante tombe, alcune piene di fiori alcune addirittura con degli oggetti che i familiari hanno lasciato pensando che potesse far piacere al caro estinto, altre dimenticate senza fiori, senza un lumino, senza nulla se non la polvere che gli dona ancor più un senso di tristezza.
Camminando e osservando le tombe mi viene da chiedermi chi fossero, che vita avessero vissuto, quale il ricordo che hanno lasciato in chi è rimasto.
Chissà quante storie avrebbero da raccontarci, mi torna alla mente un film degli anni Ottanta di cui non ricordo il titolo, ambientato in un cimitero che di notte si anima e dalle tombe uscivano singolari personaggi, tra cui l’inventore del detto “campa cavallo che l’erba cresce”, che raccontano le loro storie in attesa di essere dimenticati dai vivi per poter finalmente lasciare il limbo rappresentato da quel cimitero.
Ecco, io immagino che il Verano di notte prenda vita e che i vari ospiti si ritrovino a passeggiare tra quei vialoni raccontandosi le loro rispettive storie, incontrando amici e parenti ritrovati dopo la morte, magari anche un vecchio amore lasciato troppo presto. Immagino la nonnina deceduta a inizio secolo che rincontra i suoi nipotini morti anziani ma che qui saranno sempre i bambini pestiferi che lei accudiva in vita; immagino il Barone che si pavoneggia dei propri averi e nobili natali con il povero operaio morto sul lavoro che di tanto in tanto si prende gioco di lui tipo ciò che accade nella “livella” del Principe Antonio De Curtis.
Tra anni di piombo e fine della guerra
Ma ora devo lasciare i miei pensieri siamo arrivati alla tomba di Mario Zicchieri, Delio ci fa schierare, ci fa mettere sugli attenti, uno di noi depone i fiori sulla tomba. Delio chiama il PRESENTE e tutto diventa importate, commovente, intenso. Visitiamo le varie tombe Alberto, i fratelli Mattei, Stefano, Cremino, Franco, Francesco, Teodoro, il Comandante Beppe Dimitri, Angelo, Paolo, ma anche le tombe dei caduti della RSI, le eroiche SAF, i parà della folgore, fino ad arrivare alla tomba monumentale di Claretta Petacci a ognuno di loro un Presente e un mazzo di fiori per non dimenticare.
Delio mi ha concesso quest’anno l’onore di depositare i fiori sulla tomba che ricorda i martiri di Rovetta e per me è stata una grande emozione ricordare quegli eroici giovani fucilati senza pietà dai partigiani agli ordini dell’agente del SOE (un corpo speciale segreto britannico) Paolo Poduje detto il Moicano, nonostante i giovani della 1ª Divisione d’Assalto “M” Tagliamento si fossero arresi e avessero avuta l’assicurazione che fossero stati trattati come “prigionieri di guerra” e che nessuno sarebbe stato fucilato.
Quei giovani avevano tra i 15 e i 22 anni, la maggior parte di loro non ancora maggiorenni. Il destino più terribile toccò a Giuseppe Mancini che dovette assistere, prima di essere a fucilato, all’uccisione di tutti i suoi commilitoni; la colpa di Giuseppe era quella di essere il figlio ventenne di Edvige Mussolini, sorella di Benito.
Confesso che, al momento di depositare i fiori, ebbi un piccolo cedimento emotivo, sentivo le gambe tremare e i lacrimoni tentare di uscire dai miei occhi ma credo sia normale per chi conosce la loro storia.
Massimino
Momento di grande emozione per tutti è stato sicuramente il momento di salutare Massimo “Massimino” Morsello il cantautore nero che tanti di noi hanno amato come leader politico ma che, ancor di più, trovano nelle sue canzoni il perché siamo ancora qui in piazza a lottare per l’idea.
A Massimino i fiori li ha depositati un commosso Daniele Dottori che ha avuto l’onore di vivere una parte importante della sua vita spalla a spalla con Morsello. La visita è quasi finita, anche quest’anno si chiude con il saluto a Raffaella Duelli e a tutte le SAF. Ancora un ultimo momento di ricordi, di nostalgia ma anche di tanta energia e voglia di andare avanti. Io, come al solito, con la testa tra mille pensieri e mille immagini prodotte dal mio fantasioso cervello, immagino di vederli tutti lì, sorridenti, vicini alla loro tomba ad accoglierci al momento del presente e a ringraziarci che, ancora una volta, li abbiamo ricordati mentre, in tanti, hanno preferito per convenienza politica dimenticarli. Sono lì anche ora che stiamo andando via per darci l’arrivederci al prossimo anno e a indicarci, ancora una volta, il giusto sentiero da seguire per la buona battaglia.
Usciamo dal Verano salutandoci e dandoci appuntamento all’anno prossimo, due parole con Delio che ringrazio ancora per darci la possibilità di vivere questa giornata impostante, un abbraccio a Daniele, una stretta di avambraccio con Luca e risalgo in macchina.
Tornando a casa ripenso a quelle fredde tombe e rifaccio la mia promessa, “Oggi vi ho salutato al Verano, domani vi onorerò portandovi nel cuore in ogni battaglia che affronterò!”