PATRIOTTISMO A SINISTRA? – Lo scorso 19 novembre la Camera dei Deputati ha respinto la mozione sull’autonomia presentata dalla minoranza dopo la bocciatura della legge Calderoli da parte della Corte Costituzionale. Si chiedeva al governo di interrompere immediatamente le intese in fase di negoziazione con le regioni sulle “materie non Lep” – livelli essenziali per le prestazioni – e di sciogliere il Clep, il Comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni.
A quel punto le opposizioni hanno protestato esponendo bandiere tricolori e cantando l’inno di Mameli. Uno spettacolo piuttosto paradossale, considerata la parte politica che se ne è resa protagonista.
Valore reazionario
Fino a qualche anno fa, la sinistra considerava il concetto di Patria un valore reazionario, anacronistico, nemmeno a dirlo, “fascista”. Le radici ideologiche del mondo progressista sono infatti internazionaliste, tanto che l’Internazionale è il titolo dell’inno di tutti gli autentici comunisti.
Il marxista non ha una patria nel senso tradizionale del termine, una patria intesa come nazione, la sua patria è l’ideologia. Non a caso uno dei movimenti discesi dal comunismo è quello dei “No borders”, cioè, nessuna frontiera.
Certo, c’è stata anche una patria geografica di riferimento per i compagni del pianeta, fino al crollo del Muro di Berlino. L’Unione Sovietica, ovviamente, luogo del socialismo realizzato, primo paese comunista al mondo e centro di attuazione e di irradiazione dell’ideologia marxista-leninista.
Il Migliore
Significativo l’intervento di Palmiro Togliatti, al XVI Congresso del PCUS:«È motivo di particolare orgoglio per me l’aver abbandonato la cittadinanza italiana per quella sovietica. Io non mi sento legato all’Italia come alla mia Patria, mi considero cittadino del mondo, di quel mondo che noi vogliamo vedere unito attorno a Mosca agli ordini del compagno Stalin. È motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere diecimila volte più del migliore cittadino italiano».
Ecco come Togliatti, detto “il Migliore” vedeva l’essere italiani, ecco quale era il suo concetto di Patria. Si potrà obiettare che sono passati molti decenni, che il mondo è cambiato e che la cosiddetta sinistra si è nel frattempo evoluta.
La radice antipatriottica
Per tante cose questo è vero, ma la radice antipatriottica è rimasta ben viva. E lo possiamo constatare facilmente analizzando alcuni episodi. Uno di questi è stato l’incontro di boxe della nostra Angela Carini contro Imane Khelif alle ultime Olimpiadi.
Senza soffermarsi sulle polemiche che ne sono seguite, si è potuto osservare come i giornali e gli opinionisti di sinistra si siano scagliati come un sol uomo a deridere la nostra atleta e ad esaltare la pugile algerina, emblema di quel mondo fluido tanto caro all’ideologia nichilista.
Ideologia che, accantonato apparentemente il marxismo – ma non il leninismo, inteso come prassi politica – ha trovato nel gender, nel green, nella cancel culture, nell’immigrazionismo nuovi paradigmi. Ancora oggi, quindi, non già la patria italica sarebbe quella da onorare e servire, ma la patria ideologica.
Oltraggio al tricolore
Altro episodio è stato l’oltraggio fatto proprio al tricolore dai manifestanti sedicenti antagonisti a Torino lo scorso 15 novembre, quando, al Museo del Cinema, la bandiera italiana è stata tolta e imbrattata con scritte. Frange estremiste? Sicuramente, ma cresciute in quello stesso brodo di coltura della sinistra tutta, che non comprende e non ha mai compreso la Patria come valore sacro e fondamentale.
Quindi il tripudio di tricolori di qualche giorno fa alla Camera, al di là del colpo d’occhio di sicuro impatto scenografico, non è stato altro che una grottesca sceneggiata.
Raffaele Amato
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