Parla come mangi – Parte 1 – A difesa della nostra lingua dall’imbarbarimento dei termini Anglo-Sassoni
L’italiano è una lingua che oramai sta pian piano scivolando verso un silenzioso abbandono, sempre più, imbottita di termini Anglo-Sassoni o di odiosi anglicismi, specialmente tra I giovani della generazione Z la lingua inglese ha soppiantato diversi termini e modi di dire della lingua italiana.
Una lingua colta
Per diversi secoli, la lingua italiana è rimasta pressoché intonsa e utilizzata, neanche sempre, da una minoranza colta. Il resto della popolazione si esprimeva attraverso una varietà enorme di dialetti locali.
L’imbarbarimento della lingua italiana è iniziato il secolo scorso e portato avanti con arroganza coloniale dalle due maggiori potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale.
Quando nasce la lingua italiana
Difficile a dirsi, Non esiste un inizio e una fine di una lingua, più che altro possiamo fare riferimento alle prime testimonianze scritte, ma è diverso parlare di inizio di una lingua.
Inoltre, non sappiamo neanche come parlavo i latini prima delle prime opere latine scritte ma sarà sicuramente un latino diverso, così come noi oggi non parliamo e non scriviamo più l’italiano di 50 o 100 anni fa; un esempio su tutti la J semiconsonantica usata ancora da Pirandello ed oggi andata completamente persa.
Dove nasce la lingua italiana
La lingua italiana deriva dall’evoluzione del fiorentino trecentesco, ovvero da uno dei volgari italiani formatisi dal latino durante il declino e il crollo dell’Impero Romano d’Occidente.
Le parlate italiane venivano utilizzate nella comunicazione quotidiana e per molto tempo non vennero messe per iscritto. Negli ambiti socioculturali più elevati il latino mantenne incontrastato il proprio dominio, anche se alcuni documenti in latino medievale mostrano spesso, in forma di errori e di innovazioni, l’affiorare di usi linguistici nuovi, come nel caso del celebre Indovinello Veronese composto da una mano omonima cha allude all’atto dello scrivere.
Risale al 960 il Placito Capuano, un atto giudiziario scritto in latino in cui fu inserita una frase testimoniale appartenente ad una parlata campana.
Questo documento è considerato l’atto di nascita del volgare italiano, più esattamente di un volgare che rappresenta la testimonianza di un processo già in atto.
La matrice straniera
Le interferenze linguistiche son sempre esistite, basta pensare alla influenza che ha avuto la lingua Francese nelle corti di tutta Europa nei secoli scorsi, ma, un conto è usare un termine straniero difficilmente traducibile nella nostra lingua, per evitare di ricorrere a giri di parole astruse; un altro è infarcire il proprio lessico di anglicismi inutili.
Si scrive esterofilo, si legge provinciale
L’esterofilia, del resto, è solo una forma di provincialismo. Da noi, infatti, la difesa della propria lingua è sempre più percepita come una cosa reazionaria: una perdita di tempo, una cosa da “sovranisti”, ma questa forma di masochismo linguistico è un fenomeno molto italiano, che non trova riscontro in altre lingue.
Tentiamo di onorare al meglio la lingua la lingua dei nostri padri sciorinando alcuni termini inglesi facilmente sostituibile in italiano:
In ufficio:
- Leader: la parola capo è una delle più antiche della lingua italiana. Se poi abbiamo la esigenza dargli una sfumatura particolare, vi sono decine di altri termini come: capofila, capopartito, comandante, guida e via dicendo.
- Meeting: perché non dire sono andato a un incontro, a una riunione, a un raduno, a un convegno?
- Location: se diciamo sono andato al ristorante, e il locale era molto carino, credo che tutti capiscano di che cosa si stia parlando.
- Feedback: dare un riscontro, una risposta, oppure posso lasciare un commento, se si tratta di una recensione in rete
- Authority: nel nostro ordinamento abbiamo quella per la protezione dei dati personali, o quella per le garanzie nelle comunicazioni. L’equivalente italiano, autorità, funziona benissimo.
- Performance: Basterebbe usare prestazione.
- Competitor: vanno bene sia competitore che
- Slide: credendo che si riferisca soltanto alle proiezioni fatte con un computer. Ma invece è la semplice vecchia diapositiva analogica.
- Smart: si usa tantissimo per computer, automobili, telefoni, ma significa semplicemente furbo,
Così come lo smart working non è altro che il lavoro agile.
In inglese, tra l’altro, l’espressione corretta sarebbe “working from home” o “remote working”.
In campo universitario:
- Auditing: molto usato in ambito universitario, può essere tradotto con audizione, esame.
- Standing ovation: basta un’ovazione, magari senza alzarsi in piedi ma semplicemente da seduti.
- Panel: nei convegni, è un gruppo di relatori.
Ormai sarà chiaro a tutti che l’abuso di anglicismi non ci rende affatto moderni o più intelligenti agli occhi degli altri.
Riprendiamoci la nostra bella lingua e cominciamo ad usare i termini corretti che l‘italiano propone, d’altra parte, la nostra, è una delle lingue più complete al mondo.
Paolo Ornaghi
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