Palestina vs Israele: guerra (anche) del gas – Dallo scorso 8 ottobre è stata chiusa temporaneamente la piattaforma di giacimenti di gas Tamar, nel Mar Mediterraneo, a circa 12 miglia dalla Striscia di Gaza, in quanto all’interno del raggio di azione dei missili palestinesi.
Si tratta di una delle più importanti fonti di approvvigionamento energetico dell’area, che fornisce circa la metà della produzione gasifera israeliana, circa 10 miliardi di metri cubi all’anno, ed è gestito dalla statunitense Chevron.
Israele è un grande esportatore di GAS
Come è facile immaginare questa sospensione dell’attività della piattaforma sta causando perdite enormi ed è questo uno dei motivi – certamente non l’unico – per cui gli USA stanno scalpitando.
Peraltro, un non piccolo quantitativo di quel gas viene venduto all’Egitto e da questo, a sua volta, all’Europa in forma di gas liquefatto – GNL – attraverso i terminali di Damietta – co-gestito dall’ENI – e Idku.
Grazie a questi giacimenti e a quelli della piattaforma di Leviathan, più a nord, Israele si è trasformato da paese privo di risorse energetiche a grande esportatore.
Ora, però, l’interruzione del Tamar sta avendo ripercussioni sui prezzi del gas in Europa, che sono aumentati già dell’11%.
Il conflitto israelo-palestinese in atto ha sconvolto i piani di Tel Aviv, che contava di aumentare le esportazioni di gas.
Ma comincia ad essere anche un grosso guaio per l’Egitto, che aveva pianificato di commercializzare buona parte del gas naturale liquefatto proveniente da Tamara in cambio di valuta forte.
Le turbolenze arrivano in Europa
A cascata, come accennato, il problema ha iniziato a ripercuotersi sull’Europa, che già naviga in pessime acque dal punto di vista energetico a causa delle sanzioni alla Russia per il conflitto ucraino.
Ed ecco, a questo punto, una delle mosse geniali della Von der Leyen che lasciano meravigliati: un annuncio di nuove sanzioni.
Storditi dal genocidio in atto a Gaza, che ha fatto insorgere, dopo l’UNICEF, persino l’ONU e il suo segretario generale Guterres, portandolo a pronunciare le parole tabù – ma tabù soltanto se riferite alla stella di David – crimini di guerra, ci saremmo aspettati un sussulto non solo di dignità ma, per lo meno, di umanità della decrepita UE.
E quindi: sanzioni, finalmente, ad Israele?
Macché! Nuove sanzioni alla Russia, giusto per non sbagliare. In questo mondo, che si ostina a voler essere unipolare a dispetto della realtà, c’è chi può bombardare civili, ospedali, ambulanze, bambini, sempre con la certezza di farla franca, grazie all’amico americano che blocca qualunque iniziativa sanzionatoria.
E a un’Unione Europea, completamente appiattita sul fronte sionista, incapace di indignarsi e reagire quando veramente servirebbe.
Raffaele Amato