Palestina: La coscienza d’Europa annichilita
Tutta la stampa italiana ha dato spazio e pubblicato, con una malcelata sorta di approvazione, la fotografia – o “selfie” come si usa dire oggi – dei soldati israeliani nel minuscolo emiciclo del “parlamento” di Gaza.
Nei giorni successivi, con una sorta di apparente distacco, gli stessi quotidiani e gli stessi telegiornali hanno dato notizia dell’avvenuta distruzione – “dalle fondamenta” – del palazzo appena conquistato dall’esercito di Tel Aviv.
A oltre una settimana dai fatti, nessuno del “pecorume” del giornalismo italiano si è posto una banale, semplice domanda: se il “parlamento” di Gaza era stato già conquistato dai soldati israeliani e lì dentro non c’era più nessuno o niente di pericoloso, che senso tattico o strategico aveva il disintegrarlo? Nessun senso, la domanda è palesemente retorica.
Semmai, quell’atto aveva e ha un significato simbolico.
Anche se sarebbe stato opportuno chiedersi: quale significato?
Se si considera Hamas il “governo canaglia” dei palestinesi della Striscia di Gaza, quel luogo era semmai il centro del “potere legislativo”, dove la stessa organizzazione estremista era costretta a confrontarsi con le altre anime dell’Olp.
Per tanto, la sua cancellazione fisica non rappresenta per nulla la volontà di sconfiggere una fazione ritenuta criminale e terrorista, bensì quella di negare qualsiasi diritto di autonomia politica e amministrativa alla comunità palestinese intera.
Tra le tante azioni che sarebbero considerate “crimini di guerra”, se commesse da qualsiasi altro stato diverso da Israele, la distruzione del “parlamento” di Gaza non è neanche il peggiore e il più grave, anzi.
In fondo, in quel caso, si tratta solo di pietre che, con buona pace di tutti, sono ben poca cosa rispetto agli oltre 12 mila morti, in prevalenza bambini, dall’8 ottobre a oggi.
L’intenzione peggiore
Però, proprio dal punto di vista simbolico, tradisce l’intenzione peggiore del governo di Tel Aviv, che non mira tanto e solo alla sicurezza del proprio “spazio vitale”, ma alla negazione di una qualsiasi luogo abitato e governato dai palestinesi in Palestina.
Non c’è altra spiegazione per un’azione così sconsiderata e radicale e che non può essere spiegata come l’eccesso che può capitare in una zona di guerra: è una decisione meditata e cinicamente portata a termine e che ha un profondo contenuto ammonitorio per tutti i palestinesi: da qui ve ne dovete andare una volta per tutte!
E questa annunciata espulsione di massa di oltre due milioni di persone dalle loro case e dalle loro terre – se avverrà, ma pare proprio che avverrà – potrà realizzarsi grazie alla vigliaccheria politica e morale delle istituzioni internazionali, del così detto Occidente – mai così letteralmente inteso negli ultimi tremila anni: il luogo dove muore la luce – e dell’Europa in particolare.
Agli israeliani non è stato solo permesso di atterrare un palazzo a Gaza, ma di annichilire l’intera coscienza del Mondo e del Vecchio continente.
Massimiliano Mazzanti