Ordine Nuovo, le idee contro le manette – 23 novembre 1973: il governo italiano decreta lo scioglimento del Movimento Politico Ordine Nuovo.
Sulla base della famigerata quanto inutile Legge Scelba, la più grande fucina culturale antidemocratica di destra extraparlamentare in Italia è ufficialmente messa al bando.
Negli scritti di Graziani la radice del movimento
Una legge, come dimostrato dalla memoria di Clemente Graziani consegnata ai giudici, che nulla ha a che spartire con Ordine Nuovo, con i suoi vertici, con i suoi militanti.
L’inapplicabilità dell’accusa è chiara, limpida, cristallina: Ordine Nuovo non è mai stato un tentativo di ricostruzione del Partito Nazionale Fascista, bensì un nuovo soggetto politico a tutti gli effetti, nonostante i fondatori provengano dalle file della Repubblica Sociale Italiana.
La democrazia degli altri
Eppure, Ordine Nuovo rappresenta un pericolo per lo Status Quo democraticamente imposto dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Ancora una volta la democrazia si dimostra per quello che è: una dittatura organizzata e spacciata per espressione della volontà popolare, in cui il popolo non ha voce in capitolo, illuso di esercitare il potere che gli spetterebbe di diritto, secondo la definizione di “Democrazia”, attraverso le elezioni.
I novelli templari
Il 23 novembre 1973 riporta alla mente un venerdì più lontano nel tempo, il 13 ottobre 1307, giorno in cui Filippo Il Bello decretò l’arresto di tutti i Templari di Francia.
La stessa caccia alle streghe che colpì gli alti gradi Templari, tra cui Jacques De Molay, ultimo capo dell’ordine, fu scatenata contro gli ordinovisti e Clemente Graziani, capo di Ordine Nuovo.
Benché con esito assai meno gravoso – Jacques de Molay fu arso sul rogo sotto il Pont Neuf a Parigi sette anni dopo l’arresto – la sentenza del famigerato “processo alle idee” – come definito dallo stesso Graziani – mise fuori legge Ordine Nuovo che non cessò mai di esistere, spingendo i vertici e i militanti a continuare la lotta politica in clandestinità.
Processo alle idee
Una lotta pericolosa, poiché le idee veicolate da Ordine Nuovo, ripresi i concetti espressi da Julius Evola, avevano fatto presa su una larga fetta della gioventù italiana dell’epoca. Nessun ordigno, nessuna strage, ma concetti nuovi. Ordine Nuovo non fu colpevole dei numerosi reati ascritti al movimento e ai suoi militanti. Nessuna responsabilità nei fatti di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, dell’attentato al treno Rapido 904 Italicus. Le idee sono più pericolose delle bombe, degli attentati, confezionati ad arte per gettare fango su Ordine Nuovo.
Lo strappo di Taviani
Il Ministro Taviani, regista e artefice dello scioglimento, ebbe a confessare negli anni che mettere al bando Ordine Nuovo fu un errore madornale. Persino Aldo Moro espresse parere decisamente contrario, quando Taviani – allora Ministro dell’Interno – sottopose al governo presieduto da Mariano Rumor lo scioglimento del movimento politico.
Eppure, quella strada doveva essere imboccata a qualunque costo, nonostante fosse chiaro – come espresse Moro – che spingere Ordine Nuovo alla clandestinità avrebbe potuto – come accadde nel 1975 con la condanna a morte decretata nei riguardi del giudice Vittorio Occorsio – portare alla nascita di frange decise all’azione, ad una guerra rivoluzionaria e non ortodossa che Graziani stesso giudicò prematura, ad atti violenti condotti da schegge impazzite, fuori controllo.
L’esito è ancora da scrivere?
La parabola templare si concluse nel 1793, ai piedi della ghigliottina, quando Sanson il boia sussurrò all’orecchio di Luigi XVI Re di Francia: “Jacques de Molay è stato vendicato!”
La parabola di Ordine Nuovo, invece, non conosce fine.
Scrisse Clemente Graziani nella memoria difensiva indirizzata ai giudici: “Il sistema Vi chiede di soffocare le idee con l’uso delle manette, ma Voi ben sapete che le idee non si distruggono con la persecuzione. Inoltre, Voi sapete che, qualunque sia il Vostro verdetto, Ordine Nuovo vivrà”.
Novembre 1973 – novembre 2023, Ordine Nuovo vive.
Cristian Borghetti
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