Omicidio Giulia Tramontano: i nuovi particolari dell’inchiesta – Quanti sogni ha una giovane donna?
Tanti.
Quanti sogni ha una giovane donna che sta per diventare madre?
Infiniti.
Proprio come lo erano quelli di Giulia Tramontano, la ventinovenne incinta al settimo mese uccisa dal fidanzato.
L’uomo l’avrebbe uccisa a coltellate, dopo una lite, e avrebbe tentato, poi, di bruciarne il corpo
La giovane, poche settimane prima dell’orrendo delitto, aveva comprato il corredino per il figlio.
Un figlio la cui vita è stata stroncata con quella di chi lo portava in grembo.
Due vite spezzate, distrutte, annientate da chi le avrebbe dovute amare, proteggere, vivere.
“L’ho uccisa e ho provato a bruciare il corpo due volte”.
Sono queste le parole di Alessandro Impagnatiello, un barman di 30 anni molto noto tra i frequentatori della movida milanese, in quanto ha lavorato in locali di prestigio come l’Armani Bamboo Bar.
L’uomo viveva con la vittima e aveva già un figlio di sei anni, nato da una precedente relazione.
Da quanto risulta dalle testimonianze dei vicini, sembra anche che i rapporti con la madre del bambino fossero buoni.
Un atto premeditato
“Scossa e turbata”, sono questi gli aggettivi che avrebbe usato la vittima in un messaggio inviato a un’amica.
Giulia, infatti, aveva scoperto il tradimento di Alessandro con una ragazza che, come lei, era rimasta incinta e poi aveva abortito.
Un fulmine che squarcia un cielo sereno ricco di aspettative e speranze fatte di accappatoi, bavette, lenzuolini e tutti quegli oggetti minuscoli che servivano proprio per avvolgere una creatura che aspettava solo il momento di nascere e di sentire l’abbraccio della madre, quella madre che lo stava aspettando con tanto ardore.
“A pensare che in una delle scorse settimane eri qui da noi per il corredino quante risate fatte, quanta gioia nel cuore per la nascita del tuo piccolo bambino, quanta gioia nel tuo cuore di diventare mamma, quanta felicità negli occhi di tua mamma nel diventare nonna”, è questo il saluto struggente di Tonia, una negoziante di Sant’ Antimo, che aveva venduto il corredino alla futura mamma.
Giulia era originaria di Sant’Antimo in provincia di Napoli, ma da cinque anni era residente a Senago, in provincia di Milano.
Un abominio che ha stravolto tutti tranne il suo artefice.
“Se n’è andata, adesso sono libero”: sono queste le parole che Alessandro Impagnatiello avrebbe detto alla sua amante, una collega americana, subito dopo la scomparsa della compagna. L’uomo le avrebbe addirittura scritto che il figlio che la ventinovenne aspettava non era suo.
Una bugia dettata probabilmente con l’intenzione di convincere la collega a continuare la loro relazione. Ma la donna, spaventata, avrebbe preferito non incontrarlo.
Quella stessa collega-amante con la quale Giulia aveva avuto un incontro chiarificatore e con la quale il trentenne aveva parlato male più volte della fidanzata, dicendo, pare, che avesse anche problemi mentali e non solo.
La ricostruzione degli inquirenti
“L’analisi delle ricerche in rete ci ha consentito di comprendere le modalità con le quali l’indagato ha deciso di uccidere la compagna e di come di disfarsi del cadavere”, ha spiegato in conferenza stampa la pm Alessia Menegazzo, titolare delle indagini. “Le modalità erano state pensate, studiate e organizzate. Per questo è stata contestata la premeditazione”, ha aggiunto.
Impagnatiello è indagato per omicidio aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso.
Ma non sarebbe corretto parlare di infanticidio, visto che la donna era al settimo mese di gravidanza?
Un quesito che porta a riflettere sia sotto un aspetto etico che giuridico.
Una cosa è però certa: due vite sono state spezzate e tutto questo in uno Stato di diritto non può ma soprattutto non deve restare senza voce e senza giustizia.
Rita Lazzaro