Occidentali? No, grazie – Con il 1945 che ha sancito il trionfo dell’Occidente geografico, identificato con l’America, estensione della Gran Bretagna (sua madrina decaduta), all’Europa è stata imposta una identità occidentale.
Una identità forzosa e farlocca – una sorta di «a ovest di paperino» – sia da un punto di vista geografico (l’Europa era a Occidente dell’ex URSS, ora Russia, ma è a Oriente degli USA), sia da un punto di vista culturale, tradizionale, spirituale e geostrategico perché l’Europa è una landa che, tra mille diversità che le impediscono di essere una entità ben definita e unitaria, si estende dallo stretto di Gibilterra fino agli Urali (includendo quindi la Russia) e si trova a ovest e a est di tutti e di nessuno.
Noi che abitiamo in quelle terre che costituiscono l’articolata e differenziata landa europea, non siamo occidentali, siamo geograficamente (solo geograficamente) europei e non abbiamo un punto cardinale di riferimento che possa orientare il nostro essere abitanti di quel continente.
Identità italica
Quando poi si parla di noi italiani e di quella terra che la divina Provvidenza ci ha destinato per Patria, non ci si può esimere dal fare riferimento a quella strofa icastica, concisa e precisa con la quale il Petrarca descrive l’Italia: «il bel paese ch’Appennin parte e ‘l mar circonda et l’Alpe»… avvisandoci sostanzialmente che non abbiamo nulla a che spartire non solo con chi sta a Occidente rispetto a noi ma nemmeno con chi popola quella landa che sta a nord, dalla quale ci separano le Alpi e che si chiama Europa.
Per quanto mi riguarda non ho nulla a che fare con quel punto cardinale che ci è stato imposto, l’Occidente, ma ho poco a che spartire anche con le genti della landa europea le quali, dai tempi barbarici hanno sempre guardato a noi italiani con concupiscenza e poi, a partire dal tempo delle leghe anseatiche, fino alla riforma protestante e ancora fino al giorno d’oggi, continuano a guardarci con la stessa concupiscenza arricchita da altezzoso livore.
L’inganno Occidentale
Quella della irrinunciabile condizione di occidentali era una balla strumentale a consolidare una netta cesura venutasi a creare tra due alleati: gli USA e l’URSS che avevano trionfato in una guerra feroce e distruttiva per spartirsi terre e popoli del continente europeo.
L’inganno si è poi consolidato grazie anche a una vulgata culturale che ci vuole europei ab origine (quando non è così, basti il mito di Enea a farci riflettere) e occidentali per usucapione.
Di quei due alleati, a partire dal 1989, ne è rimasto uno solo, quello che briga per tenerci nella sua orbita ormai identificata come occidentale, forzandoci ad essere quello che non siamo mai stati: occidentali; uno sforzo doppio per noi italiani che manco siamo europei, essendo l’Europa solo una «espressione geografica» totalmente priva di forza attrattiva tra i popoli che vi abitano perché troppo differenti.
Infatti, nulla mi unisce al danese e nemmeno un abitante della Camargue a uno della Pomerania; ma altrettanto non vedo, pur nella oggettiva diversità che corre tra un bolognese e un San Pietroburghese, perché dovrei essere così ostile al russo tanto da ottemperare a quel che vuole quell’Occidente che non mi appartiene, ossia schiacciare la Russia a Oriente.
Un lembo d’Europa
Ma perché respingere la Russia? La Russia non è l’URSS e, almeno fino agli Urali, costituisce parte di quell’espressione geografica chiamata Europa. Russia che, pur nella sua specificità – analoga alle tante altre specificità dei paesi europei che, di fatto, impediscono all’Europa di essere UNA – ha il diritto di integrare la geografia del continente europeo estendendola fino agli Urali e dunque di interagire con i vari popoli europei.
Perché, questo no nei confronti della Russia da parte di chi sta a Occidente dell’Atlantico e dei suoi tirapiedi di Bruxelles?
Perché – con la scusa di una identità farlocca, quella per cui noi saremmo occidentali – apparteniamo alla UE e siamo difesi dalla NATO; costretti ad appartenere a quell’etereo Occidente che, con le sue bugie, continua a tenerci al guinzaglio come quando c’era il muro di Berlino.
Mediterranei
E così, inebetiti da una artificiosa appartenenza al sedicente «paradiso occidentale», non vediamo che l’Europa forzosamente unita è un imbroglio che si riduce a bassi interessi della sola «pars septentrionalis» e (guarda caso) protestante del continente europeo, in spregio alle altre due anime: la cattolica e l’ortodossa, rispettivamente rappresentate dall’Italia e dalla Russia, entità capaci di costituire forza attrattiva nei confronti di quelle nazioni a loro culturalmente affini.
Se c’è bisogno di qualcosa, non è di un generico punto cardinale, ma di un centro di gravità permanente e quel centro siamo noi stessi, quel «giardino dell’Impero» (Dante, sempre lui!) isolato dall’Europa settentrionale da una provvidenziale barriera (le Alpi) e immerso nel Mediterraneo. Altro che Occidente, noi siamo il centro della rosa dei venti.
Corrado Corradi
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