NOSTRA SIGNORA DI FATIMA – Terza e ultima parte – Il 13 ottobre, a mezzogiorno, alla Cova de Iria si erano già radunate da cinquanta a sessantamila persone.
Nel corso di tutta la notte precedente e durante l’intera mattinata era caduta una pioggia sottile ma persistente che aveva ridotto le strade ad un mare di fango.
Nonostante questo, su richiesta di Lucia che invitava a recitare il rosario, la folla chiuse gli ombrelli e in molti s’inginocchiarono nel fango per recitare le preghiere.
E alle 13 e 30 il lampo annunciò l’apparizione. E Lucia cadde come in estasi.
“Il viso della bambina – raccontò un testimone – divenne man mano più bello e assunse una tinta rosa mentre le sue labbra si fecero più sottili“.
L’ultimo colloquio con la Signora
Una leggera gomitata di Giacinta la fece ritornare in sé e così Lucia si rivolse alla Signora, come nelle occasioni precedenti, con le parole: “Che vuole da me Vostra Grazia ?”
“Voglio dirti che si costruisca qui una cappella in mio onore. Io sono Nostra Signora del Rosario. Che si continui a recitare il rosario ogni giorno. La guerra sta per finire e i soldati rientreranno presto a casa loro”.
Alla domanda di Lucia di favorire delle guarigioni, ancora una volta la Signora promise il suo intervento solo per alcuni poiché gli altri dovevano pentirsi e correggersi.
“Che non s’offenda piú Dio, Nostro Signore, poiché Egli é giá troppo offeso !” – “Volete nient’altro da me ?” – ”No, non desidero altro da te” – “Allora neanch’io domando più niente”.
La danza del sole
Come era già successo il mese precedente, la folla poté vedere per tre volte una piccola nube formarsi attorno all’alberello dell’apparizione, elevarsi e poi scomparire.
E nel momento in cui la Signora iniziò a salire verso il cielo, annunciato da un grido di Lucia “Guardate il sole!”, la folla poté contemplare uno spettacolo incredibile.
La pioggia era di colpo cessata, le nuvole erano improvvisamente svanite e il cielo s’era fatto chiaro. Il tutto in pochissimi secondi e al di fuori d’ogni normale avvicendamento atmosferico.
” Si poteva guardare perfettamente il sole senza sentir male agli occhi…Sembrava che a intermittenza si spegnesse e si riaccendesse. Lanciava dei fasci di luce da una parte e dall’altra dipingendo di differenti colori gli alberi, le persone, il suolo, l’aria. Tutti stavano immobili, tacevano…tutti guardavano il cielo….. Ad un certo momento il sole si mise a tremare, a scuotersi con dei movimenti bruschi, poi a girare su se stesso a una velocità vertiginosa…e poi sembrò avvicinarsi come se fosse arrivato all’altezza delle nuvole e si rimise a girare su se stesso come una ruota dei fuochi d’artificio per parecchi minuti, talora arrestandosi“.
Panico e paura tra la folla
Queste la sintesi di ciò che riferirono migliaia di testimoni, colti dal panico e dalla paura che il sole stesse precipitando sulla terra..
Tra i quali Avelino de Almeida, il redattore capo del quotidiano, liberale e anticlericale “O Seculo” il quale, pur essendo agnostico, sfidando l’ira di tutta la stampa anticlericale ebbe l’onestà d’ammettere d’aver assistito a quel fenomeno.
E, come se già non bastasse, si realizzò un ultimo fatto stupefacente: tutte le persone, nella stragrande maggioranza bagnate fino alle ossa per la pioggia insistente, constatarono che tutti gli abiti si erano asciugati.
Il prodigio del sole fu anche visto a distanza, dunque non solo fra coloro ch’erano presenti sul luogo dell’apparizione.
In alcuni villaggi posti fra i quattro e i quaranta chilometri da Fatima numerose persone testimoniarono d’aver assistito allo stesso prodigio visto e descritto dai pellegrini.
Anche in quei luoghi si verificarono scene collettive di panico nel momento in cui il sole sembrò precipitare sulla terra.
Durante i dieci minuti in cui la folla assisteva al grandioso miracolo cosmico, i tre veggenti riferirono di un’altra apparizione: La Vergine realizzava le promesse del 19 agosto e del 13 settembre.
Fu dato loro e solo a loro d’ammirare, in pieno cielo – come raccontarono – tre visioni successive: quella della Santa Famiglia, con Giuseppe e il Bambino Gesù con Nostra Signora, quella di Nostra Signora dei Dolori e quella di Nostra Signora del Carmelo.
Allucinazione collettiva?
Nell”opera di Gustave le Bon “Psicologia delle folle”, edito nel 1896, si sostiene la tesi che il radunarsi delle folle provochi in esse il calo della ragione e di una lucida osservazione, quindi ogni testimonianza perderebbe credibilità.
“Ciò che la folla crede d’osservare – si legge – non é altro che la semplice illusione di un individuo che, attraverso la via del contagio, ha suggestionato gli altri“.
In circa dieci pagine, che costituiscono la fonte privilegiata del mito della “scientificità” del fenomeno dell’ “allucinazione collettiva”, si fa riferimento ad un solo episodio, divenuto poi un classico della letteratura scientifica sull’argomento: la vicenda della fregata “Belle Poule”.
Questa nave si trovava in mare per ritrovare una corvetta dispersa, “le Berceau” di cui aveva perso i contatti a seguito d’un violento uragano.
I marinai della “Belle Poule” erano tutti sul ponte, in piena esposizione solare quando, a un certo punto, la vedetta avvistò un natante alla deriva; l’equipaggio diresse allora i suoi sguardi verso il punto segnalato e tutti ritennero di vedere chiaramente una zattera piena d’uomini rimorchiata da altre imbarcazioni sulle quali sventolavano dei segnali di pericolo.
Armata una scialuppa ed avvicinatasi al punto indicato ci si accorse che si trattava solo di alcuni rami coperti di foglie che provenivano dalla vicina zona costiera.
“In quest’esempio – afferma Le Bon – si può ben comprendere chiaramente il meccanismo dell’allucinazione collettiva così come abbiamo spiegato“.
La risposta
Il prof. Ellenberger (nella sua opera, “Psicosi collettive”, pubblicata nella Enciclopedia medico chirurgica, 1967) ha smontato pezzo per pezzo il mito della pretesa scientificità dell’allucinazione collettiva, dimostrando come Le Bon avesse omesso di considerare una serie di dati fondamentali nell’economia del giudizio.
In primo luogo l’equipaggio, spossato dalla febbre e dalla malaria, si trovava in uno stato di grande esaurimento fisico. I marinai temevano che i loro compagni dell’altra nave fossero stati inghiottiti dal mare e, da un mese che già durava la ricerca, vivevano in uno stato di angoscia e ossessione.
L’aria calda ondeggiava all’orizzonte e le correnti marine avevano in realtà portato alla deriva una vera e propria massa d’alberi (e non come aveva riferito Le Bon “qualche ramo“) che, sotto un riflesso accecante, parvero zattere. E fu questo il punto di partenza dell’illusione ottica, facilmente comprensibile, che si diffuse poco a poco in tutto l’equipaggio.
Che si parli di “miraggio” o di “allucinazione collettiva” ben poco dunque importa purché si precisino le cause che hanno provocato l’errore: “L’esaurimento fisico, la depressione mentale, la preoccupazione dominante che aveva assunto dopo un mese la forma di un’idea fissa, infine dei fattori sensoriali idonei a favorire la creazione di un’illusione“.(Ellenberger).
A Fatima
Le centinaia, e poi migliaia e poi decine di migliaia di persone che si radunarono alla Cova de Iria non erano affette da esaurimento mentale o fisico; non erano febbricitanti o angosciate o sottoposte ad una calura asfissiante; ciò che videro non fu la distorsione di qualche oggetto, realmente presente ma erroneamente percepito.
Non vi furono persone – come la vedetta della “Belle Poule”- che annunciarono un fatto capace, per contagio, di apparire come realmente sussistente agli altri; molte persone credenti le quali speravano ardentemente di vedere qualche fenomeno soprannaturale nulla percepirono allorché tanti tiepidi, perplessi o addirittura atei e quindi poco propensi all’auto-suggestione furono testimoni dei miracoli.
E come dimenticare che, a distanza di decine di chilometri dai luoghi delle apparizioni, altre centinaia di persone, che stavano attendendo alle loro normali occupazioni, testimoniarono il prodigio solare ? Ciò che, all’evidenza, smentisce senz’appello l’ipotesi dell’allucinazione collettiva per suggestione.
Piccola considerazione finale
Questo racconto non ha avuto la pretesa di penetrare i segreti, la mistica, le spiegazioni teologiche o profetiche delle apparizioni. Né il “terzo segreto” di Fatima, su cui tante pagine sono state scritte e che ancora appassiona e divide tanti studiosi.
Solo quella, ben più modesta, di fornire al lettore i fatti nel loro semplice e miracoloso ma incontestabile svolgimento.
A chi vorrà cercare di comprenderli, nella loro profondità – ma già quei semplici accadimenti non possono non scuotere la coscienza – consiglio la lettura di “Toute la verité sur Fatima” di Frère Michel de la Sainte Trinité.