Neanche lo starnazzo tardivo contro Elkann smuove il fido Landini – Da qualche giorno è improvvisamente iniziata una sarabanda di commenti fatui contro Elkann e Stellantis.
I commenti riguardano la progressiva distruzione del settore automotive in Italia, un settore che dà lavoro a 380.000 addetti e contribuisce al Pil italiano per 400 miliardi all’anno.
Il principale autore dello sfascio in corso appare essere John Elkann, da tempo a capo della famiglia Agnelli. L’inutilità dello starnazzo di questi giorni deriva essenzialmente dal sospetto ritardo con cui viene effettuato poiché le operazioni di smembramento sono iniziate con grande enfasi almeno nel 2018, ovvero cinque anni fa.
E come mai sono stati tutti zitti per cinque anni?
E c’è anche una seconda domanda, ancora più curiosa, ovvero sarebbe bello saper come mai Landini, prima a capo della Fiom e poi a capo della Cgil se ne stia in un religioso silenzio.
Ma iniziamo con l’elencare i nomi di chi starnazza solo adesso.
Vescovi, politici, giornalisti e imprenditori contro Elkann
A partire per primo è stato Marco Bonometti, l’ex numero uno di Confindustria il quale, ha chiesto a gran voce l’entrata dello Stato italiano nel capitale di Stellantis al pari dello Stato francese già presente. Il tutto per tentare di condizionare Stellantis al fine di non smantellare le sue fabbriche italiane. Per l’esito di questo tentativo si legga sotto la parte dileggi da parte di Elkann.
A ruota di Bonometti di è subito accodato il ministro Urso che dovrebbe saper proteggere il Made in Italy con iniziative concrete. Ma non si capisce se comprende la materia e se capisce quali sono gli interventi concreti da attuare. Anche per lui rimandiamo alla sezione dileggi.
Poi è arrivato il giornalista Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera, trobettiere del padrone Cairo. Ben dopo cinque anni, ha deciso di lamentarsi della vendita di Magneti Marelli fuori dall’Italia, senza sottolineare che la vendita è avvenuta nel 2018. Quasi comico.
La Cei, a sua volta, si è fatta viva col vescovo di Torino Roberto Repole, il quale ha chiesto a gran voce che Elkann dichiari apertamente se Stellantis sta smantellando in Italia. Forse i vescovi italiani erano troppo occupati a supportare Casarini per l’entrata di decine di migliaia di clandestini in Italia per accorgersi, solo dopo cinque anni, che Mirafiori era diventato un deserto vuoto.
Da ultimo è arrivato Carlo de Benedetti il quale, dopo che i suoi figli hanno ceduto il quotidiano Repubblica agli Elkann-Agnelli, ha stigmatizzato l’operazione dichiarando che è servita per coprire mediaticamente la distruzione delle fabbriche italiane da parte di Stellantis.
L’unico che non ha ancora parlato è il fido Landini e tutti ci domandiamo perché. E c’è un perché.
Le tappe della distruzione
Come detto, tutto inizia nel 2018 con la cessione da parte di Fca, poi fusa in Stellantis, della prestigiosa controllata Magneti Marelli. Cessione effettuata fuori dall’Italia a un gruppo giapponese in società con il fondo Kkr. Per intenderci, Kkr è lo stesso fondo che si è appena comprato la rete di Tim, lasciando l’Italia come unico paese senza una rete telefonica propria.
Adesso, Kkr e i giapponesi hanno disposto la cancellazione per Magneti Marelli dello stabilimento italiano di Crevalcore, destinando quelle stesse produzioni in altri stabilimenti esteri. Urso se n’è accorto e, trafelato,
ha chiesto di sospendere l’operazione.
Faranno a Fratelli d’Italia il favore di stare buoni fino alle elezioni europee? E dopo?
Poi ci sono:
- La nuova Fiat 600 tolta alle fabbriche italiane per finire a Tychy in Polonia.
- La Doblò elettrica mandata a Vigo in Spagna e a Mangualde in Portogallo.
- E-Ulysse mandato a Hordain in Francia.
- La Tipo mandata a Bursa in Turchia.
- La Topolino a Kenitra in Marocco.
- La 500 a Orano in Algeria.
- Lo smantellamento e la vendita della fabbrica della Maserati di Grugliasco.
- La nuova Panda mandata a Kragujevac in Serbia.
- La costituzione della nuova giga factory di Ellesmere Port in Gran Bretagna aperta come centro mondiale per i motori elettrici dei van, con Mirafiori vuota.
- La nuova costituzione della nuova giga factory SymphonHy per le celle a idrogeno a Saint Fous in Francia. Con l’assunzione di 450 ingegneri. Su mq 26.000, destinati a diventare mq 40.000, sempre con Mirafiori deserta.
- La costituzione di una nuova factory in Olanda per la progettazione e produzione di semiconduttori d’avanguardia.
- L’acquisizione da parte di Stellantis del 20% della cinese Leapmotor costruttore di auto elettriche.
Il tutto con il politecnico di Torino che sforna ingegneri di una qualità a livelli di eccellenza mondiale, magari costretti a scappare verso Stellantis in Francia, in Olanda, in Gran Bretagna, etc.
Oltre all’affronto anche il dileggio
- Inizia John Elkann quando il governo PD-Conte fornisce a Stellantis 6,5 miliardi a causa della crisi del Covid. Li spenderanno per pagare le forniture o gli stipendi dei dipendenti? No, li usano per pagare ai soci 5,5 miliardi di dividendi. Il tutto mentre lo stesso governo PD-Conte distribuisce pochi spiccioli a baristi, ristoratori o artigiani. A moltissimi neanche gli spiccioli. Pochi coraggiosi iniziano a rinfacciare a Elkann lo stupefacente utilizzo di quei miliardi e lui risponde con disprezzo e arroganza: “Quei dividendi erano scolpiti nella pietra”. E politici e sindacati, muti.
- Poi arriva la citata richiesta di Bonometti-Urso per far entrare anche lo Stato italiano, al pari di quello francese, nel capitale di Stellantis. E qui Elkann continua con la sua performance teatrale: “Lo Stato entra nelle imprese quando vanno male. Stellantis va molto bene, per cui non ce n’è bisogno”. Pesci in faccia all’ex numero uno di Confindustria e al ministro. Muti pure loro.
- E che dire dell’annuncio che Mirafiori diventa (solo in parte, mi raccomando) un deposito per rottamare le auto usate. A parte la destinazione da presa in giro, poi c’è l’annuncio della necessità di 550addetti. Nuovi assunti? Neanche per sogno, tutti trasferimenti da altre fabbriche italiane.
- E in Francia ci sono per caso dei licenziamenti? No, quelli sono solo per l’Italia dove, dal 2014, in 11.500 non lavorano più. Mentre in Francia Stellantis ha appena annunciato l’assunzione dei 450 ingegneri e di altri 320 dipendenti vari. Nessun licenziamento, anzi aumenti dei salari per gli stabilimenti francesi nell’ordine del 4,3%.
- Ma la perla dello sbertucciamento arriva con la mail mandata a 15.000 dipendenti degli stabilimenti italiani ai quali vengono offerti fino a euro 110.000 lordi (ma con trattative private) per andarsene fuori dalle scatole. Il titolo dell’operazione di eliminazione? “Costruisci il tuo futuro”. Bisogna ammettere che non gli manca il gusto della presa per i fondelli.
e Landini e la CGIL in tutto questo?
Non ha fatto nessuno dei suoi soliti show folkloristici Landini. Anzi ha fatto dire alla Fiom che il governo deve dare ancora soldi a Stellantis, altrimenti Elkann e i francesi se ne vanno.
Sembra proprio il megafono di Stellantis. Invece di denunciare i 220 miliardi ricevuti dagli Elkann-Agnelli a partire dal 1974 e preordinare dei sequestri nei confronti di Stellantis in Italia se dovesse continuare lo smantellamento delle fabbriche in Italia. In fin dei conti, anche per una persona fisica il codice civile prevede la revoca di una donazione a fronte di un comportamento indegno.
Gli Elkann-Agnelli hanno spostato in Olanda la sede e i profitti della Exor, la loro capogruppo. Per di più, si parla, per via dei litigi giudiziari in famiglia, di un patrimonio degli Agnelli pari a 100 miliardi fuori dall’Italia. E quindi qualcosa da revocare esiste, sia in Olanda che in Svizzera.
Chissà se poi Landini risponderà a quella che ha tutta l’aria di una pesante insinuazione da parte del suo ex amico De Benedetti, il quale sta chiedendo: “Avete visto quante ospitate ha avuto Landini su Repubblica, il giornale degli Elkann?”.
Si riferiva al silenzio di Landini su Elkann e Stellantis? Ah ah ah
Carlo Maria Persano