NATALE: CI E’ STATO DATO UN FIGLIO!
Puntuale come tuti gli anni torna il Natale con le sue laiche liturgie consumistiche e con le consuete intonazioni buonistiche. Si moltiplicano i consigli degli acquisti, si cerca di recuperare qualche scampolo della tradizione di canti e simboli natalizi, si sottolinea anche il richiamo ad opere di solidarietà per risvegliare un pò di generosità sull’onda del ricordo dei doni dell’infanzia, così come appaiono purtroppo evidenti anche i tentativi di sopprimere il vero senso della festa, sostituendola con iniziative e/o parodie laicistiche ed ideologiche.
Per molti si arriva al Natale imprigionati da un torpore o da una indifferenza che rende difficile pensare al radicale cambiamento della coscienza, e risuonano quasi strane le parole con cui S.Agostino apostrofava i suoi fedeli: “Svegliati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo”
Il Natale è proprio questo: il risveglio ad una novità assoluta che da compimento a tutto ciò che è umanamente bello desiderare, poichè l’Assoluto, Dio, si è messo alla portata dell’uomo, così che la carne di quel Bambino di Betlemme si è definitamente imparentata con la storia di ogni uomo che viene in questo mondo, legando il suo destino a quello di tutti e di ciascuno.
Al di là di ogni moralismo, che ripone la salvezza con lo sforzo personale o di gruppo, il Natale ci ricorda che Dio si è talmente preoccupato, o meglio occupato dell’uomo di eliminare ogni paura: è il “non temete” dell’Angelo ai pastori.
Questo è il segreto del Natale: che in Cristo, Dio ha vissuto la nostra vita, ha provato il suo dolore, è morto della sua morte; che in lui è già accaduto quello che per noi tutti deve accadere; tutte le pene sono già finite, già trasformate in resurrezione, ascensione e trionfo eterno; tutti i desideri, le aspirazioni, le brame e gli slanci sono già giunti alla meta, sono già stati coronati e compiuti, rendendo completamente superato ed inutile ciò che noi tutti facciamo: il preoccuparci. E’ superfluo infatti aiutare noi stessi, dopo che l’aiuto ci è già stato dato. La libertà che il Natale regala ai credenti è la liberazione dallo sforzo di costruire da sè il significato dell’esistenza, perchè esso si è reso presente in quel Bambino, realmente nato dalle viscere di una donna, che si offre allo stupore di chi lo guarda senza pregiudizi.
La vera letizia nasce, infatti, dall’incontro con un Avvenimento, da un nuovo fattore che si introduce nella realtà, proprio come avviene quando inizia una nuova vita.
E’ lo stupore che l’arte ha raccontato con dipinti famosi e musiche sublimi, o che più semplicemente la religiosità popolare ha evocato con il presepe, il cui significato profondo sta nel ripresentare la memoria viva della nascita del Bambino Gesù per potersi più profondamente immedesimare in Lui.
A Natale la Parola è un bambino che non sa parlare.
L’Eterno è un neonato e non può far paura: si affida, vive solo se qualcuno lo ama e si prende cura di lui. Come ogni neonato Gesù vivrà solo perchè amato.
Un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Un segno normale, banale addirittura ma che attesta che Dio è venuto, ha assunto la fragilità come cifra del suo essere in mezzo a noi, del suo camminare al nostro fianco, come rivelazione del Padre. I nostri schemi sono saltati. Dio è nell’infinitamente piccolo, la sua parola è un vagito di neonato, che si affida ad un volto che gli sorrida, ad una mano che lo accarezzi, a un seno che lo nutra. Perchè solo questo è il segno dato ai pastori, e a noi, per riconoscerlo.
Come i pastori, anche noi dobbiamo sostare davanti a quella mangiatoia, la nuova arca che custodisce il mistero, con occhi nuovi, capaci di vedere ciò che all’apparenza non c’è, perchè li si gioca la nostra stessa consistenza.
A Natale, alla messa del giorno, l’antifona alla comunione afferma: “Tutti i popoli hanno veduto la salvezza del nostro Dio”. Nella notte di Betlemme l’hanno veduta, e consisteva in un bambino deposto in una mangiatoia. Hanno veduto la salvezza già presente e operante.
Dio ha raggiunto l’umanità nessuno è più perduto, perchè nessuno è fuori da Dio, nessuno può andare così lontano da cadere fuori dal suo abbraccio.
Da questo abbraccio verrà per noi e per sempre l’amore e la forza per vivere.
A Betlemme approda il nostro cuore pellegrino, in cerca di Dio, in cerca di gioia, in cerca di pace. Nel silenzio di quella notte risuona il lieto annunzio:
“ Vi annuncio una grande gioia, oggi è nato per voi il Salvatore”.
La gioia è la certezza di essere salvati.
San Anselmo di Aosta cosi meditava: “E in questo amore si consumi tutta la mia vita, perchè tutto il mio essere canti per l’eternità: Benedetto il Signore! Amen. Amen.”
Auguro a tutti di potersi ancora commuovere, meravigliare e stupire per quanto Dio ha fatto per noi, pensando che il Natale è proprio il compleanno di un bambino-Dio che si fa uomo! E’ la sua festa!
Celebriamolo dunque accogliendolo nei nostri cuori e nelle nostre case, allestendo tradizionalmente un presepe che visibilmente ci rimandi, ogni giorno, al “mistero” da contemplare.
Il profeta Isaia indica il protagonista assoluto dell’oracolo gioioso con cui si apre il capitolo 9: è un bambino. Per lui Isaia intesse un inno di esultanza, poiché quel fanciullo, seppur si presenti come un segno piccolo, debole, mite ed indifeso, è stato scelto per essere intronizzato attraverso il sigillo dell’unzione regale. (Isaia 9, 1-6)
[1] Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
[2] Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete
e come si gioisce quando si spartisce la preda.
[5] Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace;
Vogliamo dire al Signore, insieme al profeta, «Hai moltiplicato la gioia». Sì, la luce del Signore apre gli occhi e accende in noi la gioia.
Oggi una gioia ci è annunciata:
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2, 9-10).
Buona festa dell’Incarnazione di N.S.G.C.
Alessandro prof. dott. Tamborini
*Plenipotenziario per le politiche di tutela e promozione del patrimonio storico-artistico-demo-etno- antropologico. Teologo, cattedratico e studioso di Scienze Religiose, Storia e Simbolismo dell’Arte Antica e Medievale.
Immagine di copertina: “Adorazione del Bambino” Gerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti, 1619-20, Uffizi, Firenze.