Natale 2023: perché c’è la moda dei Presepi diversi? – Esattamente 800 anni fa, nel 1223, San Francesco d’Assisi fece il primo presepe della storia, a Greccio.
Il fine era la celebrazione esteriore della grazia interiore del Verbo fattosi carne, per indicarci la Via della salvezza eterna.
Le utilità spirituali sono la memoria dei fatti, la meditazione sui grandi misteri di quei giorni, la preghiera e la gioia per la prima venuta del Salvatore, ovvero del Messia, nelle forme predette dalle profezie.
Ricordiamo che il motivo della ribellione di Lucifero fu, proprio, la mancata accettazione della natività del Signore. Lo scopo della redenzione del mondo non era nei pensieri dell’Angelo più bello, intelligente e forte del Paradiso, che fu scaraventato negli abissi infernali, assieme agli altri angeli che condividevano la sua vile ribellione a Dio.
Derby albero – Presepe
Coldiretti stima che l’albero di Natale naturale, nel 2023, illumina le case di 3,5 milioni di persone e che, in tutto, sarà presente nell’86% delle famiglie.
Supera il Presepe, che sarà presente nelle case del 55% degli italiani. Il sorpasso dell’albero è dovuto a diversi fattori, tra cui la secolarizzazione e il drastico allontanamento dalla Fede di tante persone.
Dagli anni 68’/70′ circa, si osserva il tentativo sistemico graduale di laicizzare il Natale, che è, invece, prettamente una festività religiosa cristiana, che ha preso il posto della festa pagana del Sol Invictus.
Le mani del capitalismo sul Natale
Il consumismo sul modello americano e altri ritualismi sono di matrice protestante.
Hanno, in gran parte, soppiantato il ricordo della venuta della Seconda Persona della Santissima Trinità, nella consapevolezza o nell’inconscio della gente. L’ateismo militante ha trovato terreno fertile nel nichilismo generale di questo mondo decadente e transumano.
Da almeno un decennio, però, questa subdola “sostituzione” si è trasformata in odio, tanto che, secondo qualche ameno analista, Gesù Bambino, nel Presepio, infastidirebbe bambini e genitori di altre religioni.
Niente di più falso. A prescindere dal fatto che l’accettazione dei nostri usi, costumi e tradizioni dovrebbe far parte del cosiddetto percorso di integrazione, va detto chiaramente che alla stragrande maggioranza di chi professa altre religioni non interessa alcunché dei nostri simboli, che, al massimo considerano ornamenti o opere d’arte della religione che si trova in Italia.
Alla nota mostra dei Presepi, presso l’Arena di Verona, si possono vedere entrare persone di qualsiasi credo, tra cui arabi e indiani, per ammirare i tanti manufatti, con protagonista Gesù Bambino.
Odio anticristiano
Semmai, l’inclusività paradossale è un problema degli anticristi nostrani, che giungono a inverosimili follie, in nome di un rispetto non richiesto né necessario.
Perché, con la scusa di rispettare l’uomo, si vuole offendere, accantonare, minimizzare, annullare Gesù Cristo. Lo scopo sembrerebbe, proprio, questo ignobile atto blasfemo di apostasia.
Il Presepe con due mamme
Si dovrebbero chiedere spiegazioni alla diocesi di riferimento di Capocastello di Mercogliano, in provincia di Avellino, ove, nella chiesa dei S.S. Pietro e Paolo è stato allestito un Presepe Lgbtq con due mamme.
San Giuseppe è stato, addirittura, rimosso. “ProVita & Famiglia” ha già raccolto, ad oggi, quasi 18.000 firme di protesta, in collaborazione con tante Associazioni come il Circolo Christus Rex e singole persone.
Tutto ciò fa andare la mente alla Bibbia, quando parla di colui che rinunciò all’Eden pur di non vedere Dio nascere uomo sulla Terra, dal grembo dell’Immacolata Concezione, per la nostra redenzione.
L’inclusione maldestra
Puzza di zolfo la decisione delle maestre della scuola Edmondo De Amicis di Agna, in provincia di Padova, di modificare le canzoni della recita di Natale per non offendere gli alunni di altre religioni. Lodevole la reazione rabbiosa dei genitori.
Il Giornale del 21 dicembre riporta che “le maestre hanno puntato maldestramente all’inclusione”, ma l’unico risultato che hanno ottenuto è stato una valanga di contestazioni e defezioni di bambini che non parteciperanno per motivi di principio, che sembrano più che legittimi.
Le correzioni a penna delle maestre padovane
Nel testo del canto intitolato “Un dono, un regalo” (testo e musica di José Angel Ramirez) vengono fatte delle correzioni a penna:
- I doni sono cose che Dio ci dà con piacere diventa: I doni sono cose che tutti riceviamo con piacere.
- Una cometa birichina dalla culla salta giù annunciare vuole alla terra che sta per nascere Gesù viene trasformata in: una cometa birichina dalla culla salta giù annunciarSI vuole alla terra e dall’alto fa cucu’.
- Verso oriente sveglia i magi e fra le stelle gira lassù dove gli angeli preparano il Natale di Gesù viene storpiato, sempre a mano, con penna nera, in: Verso oriente sveglia i magi e fra le stelle gira lassù. tutte insieme preparano una festa nel cielo blu.
- Là sul tetto della capanna lei sorride e guarda in giù, vede angeli e bambini felici giocare con Gesù è tristemente manipolato in: là sul tetto la capanna con grande sorriso abbassa la testa, guarda contenta tutti i bambini felici e fare festa.
Vogliono negare il Cielo
Certamente tutto questo è paradossale, pazzesco, assurdo, ma è il mondo reale, che vuole uccidere e cremare la Santissima Trinità per disperderne le ceneri in mare (non inquinano…), autoproclamarsi Dio ed essere venerato come tale.
Il filosofo Aldous Huxley (1894 – 1963), negli anni ’30 del secolo scorso, si chiedeva come reagiremmo ad un mondo così.
Probabilmente come il selvaggio, un curioso simil-Tarzan imbevuto di Shakespeare che si ritrova dantescamente nella selva oscura del Mondo Nuovo: l’esasperazione della distopia sopprimerà la nostra umanità nichilista e atea, riducendoci a sorridenti consumatori inebetiti.
Matteo Castagna