Grazie ai suoi cinque terminali, la Francia è un importante punto di accesso al gas naturale liquefatto in Europa. Nel 2024 un terzo di questo gas era di origine russa, ma è difficile sapere quale parte transiti solo attraverso la Francia o venga poi consumata nel paese, scrive Le Monde.
Estraendo i dati dalla rassegna stampa di “eprcomunicazione” apprendiamo che il consumo di gas in Francia continua a diminuire, con un volume lordo di 361 terawattora (TWh) nel 2024. Sono 20 in meno rispetto al 2023 e 113 in meno rispetto al 2021, secondo NaTran (nuovo nome, dal 30 gennaio, di GRTgaz), gestore numero uno della rete nazionale di trasporto del gas, che ha presentato martedì 4 marzo il bilancio dell’anno trascorso.
Come spiegare questo nuovo calo? In primo luogo, grazie alla ripresa del nucleare e dell’idroelettrico, quindi a un minore ricorso alle centrali a gas per la produzione di elettricità (16 TWh nel 2024, il 56% in meno rispetto al 2023). NaTran, filiale di Engie, rileva anche una “tendenza all’erosione” dei consumi nelle famiglie francesi (riscaldamento, acqua calda, cottura dei cibi), nel terziario e nelle piccole imprese, con 235 TWh nel 2024 (in calo dello 0,6%).
Al contrario, a causa del calo dei prezzi dell’energia, il consumo è tornato a crescere leggermente (più di 109 TWh, + 0,8%) tra le grandi industrie, nell’industria chimica, petrolchimica, agroalimentare e metallurgica.
Quanto gas russo?
Al di là di tutte queste cifre, rimane una questione delicata: sapendo che la Francia importa quasi tutto il suo fabbisogno di gas, quanto gas russo consuma ancora?
Dal maggio 2022, cioè tre mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca, la Commissione europea si è posta l’obiettivo di porre fine a qualsiasi dipendenza entro il 2027.
Le forniture russe sono già diminuite in modo significativo, soprattutto a causa delle pressioni del Cremlino, che ha inizialmente chiuso alcune delle sue condutture del gas.
Nel 2024, il volume sarà quasi tre volte inferiore rispetto ai circa 150 miliardi di metri cubi del 2021: meno del 20% di tutte le importazioni di gas a livello dei paesi dell’Unione Europea (UE), ora, contro oltre il 40% in precedenza.
A differenza della Norvegia, la Russia non fornisce più alcun gas tramite gasdotto alla Francia. Tuttavia, grazie ai suoi cinque terminali metanieri, la Francia rimane un’“importante porta d’ingresso” del gas naturale liquefatto (GNL) in Europa, importato via nave, sottolinea NaTran.
GNL via nave
Secondo le stime dello studio Kpler, pubblicate il 18 febbraio da un istituto americano, l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, circa il 34% di questo GNL importato nei porti francesi nell’ultimo anno è di origine russa. Ciò corrisponde a oltre 80 TWh, ovvero ancora di più che nel 2023. Sempre secondo questa fonte, gli Stati Uniti (38%) e l’Algeria (17%) completano il trio di testa.
In questa fase, è impossibile sapere con precisione quale sia la quota di gas russo nel consumo francese. […] Perché alcune consegne, via gasdotto o nave, fanno solo transito attraverso la Francia.
Secondo il gestore della rete di trasporto, nel 2024 123 TWh netti sono stati poi immessi nelle reti dei paesi vicini. Ad esempio, attraverso il terminale metaniero di Dunkerque, gestito dalla belga Fluxys e collegato alle condotte del Belgio. Contattato, il ministero dell’Industria e dell’Energia, guidato da Marc Ferracci, non ha fornito dettagli.
Embargo
Dopo un embargo su carbone e petrolio russi, la Commissione europea ha finalmente adottato una misura sul gas, in vigore da questo mese di marzo. Ma una misura molto limitata, poiché riguarda solo i “trasbordi” di GNL russo nei porti europei, cioè i semplici scali in vista di consegne più lontane al di fuori dell’UE.
“Una forte dipendenza dal GNL espone l’Europa e la Francia a una dinamica di mercato internazionale”, con un “rischio” per la “sicurezza dell’approvvigionamento”, sottolinea Aymeric Kouam, analista del think tank strategico di Bruxelles Strategic Perspectives.
Secondo lui, questo è un motivo in più per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili come il solare o l’eolico, per non parlare dell’impatto del gas fossile sul cambiamento climatico.
Quindi, si spiega perché la Francia di Napoleone/Macron è sempre stata tra le principali sostenitrici dell’Agenda 2030, dell’ideologia green e delle strategie di Davos.
Ciò che è meno chiaro è l’atteggiamento verso la Russia, che, in linea di principio, dovrebbe essere alquanto diplomatica, almeno per cercare di limitare quel “rischio” da dipendenza di GNL che potrebbe mettere nei guai non solo la presunta grandeur dell’Eliseo, ma tutta l’Europa.
Matteo Castagna
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