MES: la Meloni mente sapendo di mentire – In qualunque competizione sportiva si fissano regole che i partecipanti sono tenuti a rispettare. La cosa non è diversa in politica, o meglio, in determinati assetti e sistemi politici, come quello dell’Unione Europea.
L’Italia ha da tempo accettato di buon grado di parteciparvi, gradimento e volontà confermati da ogni governo alla guida della nazione, di qualunque colore e tendenza. E si è quindi obbligata a osservarne regole e metodi, specie nelle politiche economiche, con un’agenda dettata da quell’organo sovranazionale che, privandola del controllo della moneta, ha reso acefala la sua sovranità.
La bugia della Meloni
Si sta assistendo in queste ultime ore al balletto tanto comico quanto drammaticamente triste della Premier Giorgia Meloni che si ostina ad affermare all’opinione pubblica, ai partiti e al parlamento, che l’Italia non accederà al MES.
Si sa che le promesse in politica sono come quelle dei marinai e lasciano il tempo che trovano. Così il presidente del consiglio, mentendo ben sapendo di mentire, continua a ripetere come un mantra che l’Italia e gli Italiani non avranno il cappio al collo con l’accesso al Fondo salva Stati. Che altro non è se non un ulteriore meccanismo bancario la cui funzione è di tenere sotto scacco le politiche monetarie e non solo, dei governi, schiacciando e ricattando i popoli e rendendoli per sempre debitori.
Un MES ad orologeria
Il MES oltretutto, rinforzato e riformato, è ancora più invasivo nelle politiche interne, potendo imporsi a qualunque governo che abbia accettato le regole del gioco, in maniera del tutto autonoma: in parole povere, o si accetta in prestito il denaro o quello Stato non ha alcuna possibilità di varare una qualsiasi manovra finanziaria.
Il meccanismo che si innesta è quello dei prestiti condizionati per l’accesso ai mercati e ciò avviene quando, nelle stesse regole del gioco richiamate in un sistema di moneta-debito, i titoli di Stato collocati dal Ministero del Tesoro non vengono comprati da nessun investitore e allora niente denaro in prestito per sanità, scuola, pensioni, lavoro etc. etc.
Ecco allora venire in aiuto il Meccanismo Europeo di Stabilità, allo stesso modo dello strozzino che si presenta come ultima alternativa all’imprenditore disperato, obbligato ad accettare quei soldi, gravati da forti interessi, se non vuole vedere fallita la propria azienda.
Il problema italiano
L’Italia attualmente, checché ne dica la Meloni, ha forti problemi di accesso ai mercati, e il governo ha rinunciato, su pressioni di Bruxelles, a varare le riforme promesse e sbandierate in campagna elettorale e si ritrova con il classico cerino in mano.
Purtroppo, quando si accettano le regole prima di una competizione, ci si assume l’onere di rispettarle e così dovrà fare la Premier per la sua azione di governo. Gli interessi sui titoli di Stato si sono alzati improvvisamente (ma guarda un po’) e in un batter d’occhi lo spread tra i Bund tedeschi e i Bpt italiani si è impennato.
Inoltre, la BCE ha aumentato i tassi di interesse e gli inviti del presidente dell’istituto bancario europeo, Lagarde, sono stati abbastanza espliciti: “l’Italia ratifichi presto il MES”. Storie già viste in passato in altri Stati come la Grecia, dove addirittura le centrali di potere finanziario richiesero al governo ellenico, oltre all’indebitamento perpetuo del suo popolo, di avere anche in garanzia il Partenone, guarda caso, l’antica banca d’Atene nel periodo classico.
La smetta quindi la Meloni di parlare come se fosse ancora all’opposizione; la realtà è diversa e drammatica per gli Italiani e lo vedremo bene nei prossimi mesi, specie nel primo semestre 2023, quando il governo sarà costretto davvero a mettere il cappio al collo, dietro i diktat europei, ai suoi cittadini.
E a pagare le conseguenze più gravi sarà una vasta fetta della popolazione, specie quel ceto medio che ha visto precipitare il proprio livello di vita, andando a ingrossare le fila dei poveri.
Igor Colombo