Mattarella coccola l’ANPI – Cuneo, 25 aprile 2023: il senescente Presidente della Repubblica si è prodotto in un panegirico della lotta partigiana, sostenendo che la Costituzione italiana è figlia dell’antifascismo e che – citando Calamandrei – lo spirito della Carta costituzionale lo si rinviene nei luoghi dove hanno combattuto e sono morti i partigiani.
Retorica insopportabile
Retorica suggestiva, non c’è che dire, intrisa di ideologia vetero-comunista, di cui evidentemente Mattarella si è riscoperto epigone e ben poco di cultura storiografica, che non riflette un univoco e unito sentimento nazionale.
L’Italia, non fosse ancora chiaro, è stata colonizzata dagli alleati Americani, che l’hanno resa, de facto, una colonia militarmente occupata e politicamente asservita, stringendo il popolo italiano al giogo cui tuttora è sottoposto.
Nostalgia della montagna?
Di partigiano c’è ben poco nella storia del 25 aprile, così come la resistenza partigiana può oggi – sgomberato il campo da facili illusioni – essere derubricata a fenomeno marginale e superfluo, di facciata più che altro, che non ha avuto alla resa dei conti il ruolo tanto pubblicizzato nell’epilogo della Seconda guerra mondiale.
È quantomeno grottesco e certamente impreciso dichiarare che la Costituzione sia fondata sull’antifascismo, dato che le uniche disposizioni apertamente “antifasciste” sono contenute nelle disposizioni transitorie, allo scopo di essere abolite, prima o poi.
Il controsenso di Mattarella
Bene avrebbe fatto Mattarella a dichiarare che la Costituzione ha una matrice democratica e sociale, peraltro allegramente ignorata in decenni di politiche ultraliberali e liberiste, che hanno distrutto lo stato sociale.
Comandano gli USA
Il Presidente della Repubblica è consapevolmente asservito agli stessi padroni stranieri, di ieri e di oggi, acclamati come “liberatori” d’Italia, rinverdendo nei suoi discorsi la solita vecchia retorica partigiana, senza sostenere la questione con argomenti realistici e concreti e contribuendo ad alimentare ulteriori divisioni e rivalità anacronistiche, che appartengono sì al passato, ma che continuano a dilaniare il Paese, pervaso da ideologie e odi atavici, arma di cui si serve la sinistra per dominare moralmente, culturalmente, politicamente.
Giustino D’Uva