Per quanti avessero avuto la pazienza di leggerci nei 2 ultimi commenti (HEZBOLLAH, SIRIA E MEDIO ORIENTE: EUROPA ZERBINO, OCCIDENTE STRABICO E OTTUSO e MAMMA LI TURCHI), possiamo sconsolatamente confermare che le previsioni sullo sviluppo dell’area si sono, tanto prevedibilmente, quanto pericolosamente avverate.
Nell’auspicare una parziale inversione di rotta da parte occidentale con l’insediamento di Trump, non avevamo fatto i conti con 2 fattori dirimenti: l’accelerazione della pressione Jihadista (su cui appoggi e fiancheggiatori torneremo) e il disimpegno, in parte cinico e pragmatico ed in parte forzato, da parte di due attori imprescindibili per una svolta di segno opposto, ovvero Mosca e Teheran.
La Russia, oltre a fornire un minimo supporto aereo contro gli islamisti, poco ha potuto, e dopo Aleppo ed Homs, è caduta, anche prima dell’ipotizzato, anche Damasco.
Lo stesso dicasi dell’Iran, massicciamente impegnato su più fronti, indebolito dalle provocazioni Israelo-americane a domicilio (dall’assassinio del generale eroe Qasem Soleimani, fino agli attentati tecnologici contro i vertici di Hezbollah) e sotto la costante minaccia di rappresaglie di Tel Aviv.
La strategia turca
Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla strategia Turca.
Abbiamo già detto di alcune delle direttrici storiche della “penetrazione” della Mezza Luna: dorsale verde nei Balcani, Nagorno Karabakh sugli armeni, partenariato ambiguo ma strategico con Egitto, Arabia Saudita e Qatar, solida alleanza con la Libia – ponte di ingresso tanto per il Mediterraneo, quanto per il Sahel e Corno D’Africa – contenimento della spinta Iraniana in Iraq e ora, tragicamente in Siria.
Qualsiasi osservatore noterà come la manovra a tenaglia su Damasco è avvenuto simultaneamente su due poli e quello più determinante è stato quello Settentrionale proprio al confine con la solita Turchia.
Una simile celerità sarebbe stata impossibile senza il bene placito (come minimo) di Ankara che a questo punto ha dimostrato di dare le carte, spesso false e bifronti, su tutto il tavolo del martoriato scacchiere.
Pur essendo presto per trarre valutazioni definitive, ciò che balza all’occhio, come elemento determinante e preliminare all’avanzata è pure il ruolo immancabile degli Usa.
Gli USA
Lo si evince dalle parole di Biden (che a pochi giorni dal passaggio di consegne, dopo avere tentato di riarmare allo sfinimento l’Ucraina), lancia proclami di vendetta punitiva contro Assad, invocando quella “giustizia” internazionale che essi stessi non accettano e sottoscrivono se non quando torna a loro uso e consumo.
Lo si evince altresì dal grottesco proclama del gerontocrate al tramonto di “volere impedire il ritorno dell’Isis”.
Quantomeno curioso (ma non è la prima volta, che praticano la politica ambigua e criminale dei 2 forni, ultima cronologicamente l’abbandono dell’Afghanistan), auspicare una desistenza dei fanatici islamisti, dopo averli sostenuti, armati ed inquadrati militarmente (facendo di milizie di predoni un simulacro di esercito ordinato e disciplinato) attraverso il finanziamento ma, ancor più grave, con l’addestramento da parte di contractor (mercenari) e Cia.
Dichiarazioni che fanno il paio (ridicolo, se non fosse mestamente tragico) con quelle del nostrano pupazzo agli Esteri che lancia improbabili “appelli alla moderazione ed auspici di transizione pacifica”, avendo come interlocutore non certamente un pacifista mite ma bensì uno dei più pericolosi criminali già parte attiva nella catena del terrore di Al Qaeda / califfato di Daesh, tal Mohammed Al-Jolani.
Davvero la stessa lungimiranza di invitare a tavola un cinghialino infangato sperando che non sporchi la tavola….
E chiudiamo questa analisi “a caldo” mestamente rilevando la ciclicità Vichiana della stupidità Occidentale.
Le primavere arabe
Se nel Medio Oriente coesistevano 3 Stati forse tecnicamente “non democratici” nel senso stretto, ma avanzati, moderni, tolleranti e, per noi pragmaticamente utili (in quest’ottica sarebbe peraltro ora di smetterla di pretendere di leggere il mondo arabo col le nostre categorie, con i principi occidentali ed i parametri del registro europeo), questi erano l’Iraq, la Libia e La Siria, due dei quali governati con lungimiranza oggettiva dal Partito Baath.
Abbiamo caldeggiato colpevolmente la farsa delle cd “primavere arabe” rimuovendo regimi tutto sommato di civiltà avanzata e tolleranza confessionale, per sostituirli con satrapie di fanatici, estremisti islamici, tagliagole e Jihadisti di ogni risma
Lo abbiamo fatto anche con ambiguità terminologica ed ipocrita, vagheggiando di inesistenti divisioni e differenze tra ribelli radicali e moderati (chi???), chiamando rivoltosi dei terristi, spacciando per opposizioni Jihadisti radicali
Abbiamo rotto equilibri consolidati, illuso ed abbandonato popolazioni intere, spezzato relazioni e scambi internazionali e commerciali proficui, ridato fiato alle peggiori manifestazioni ed espressioni di un Islam intollerante, violento, discriminante, che fino a prima dei nostri interventi improvvidi e miopi, giacevano in sonno, ma erano pronti, armati ed addestrati con leggerezza suicida, a riardere al primo soffio di vento (leggasi autolesionista tafazzismo)
E in questo scenario dalle prospettive apocalittiche (se non lo fossero già abbastanza gli stermini di massa tra civili in Palestina e Libano), Ankara incassa estende pragmaticamente il proprio dominio, si accredita come interlocutore imprescindibile, detta le proprie condizioni ed incassa di dividendi a 360°
Luca Armaroli
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