La violenza di uomini, decaduti al rango di babbuini, nei confronti delle donne pare sia dilagata. Non c’è telegiornale che non renda quotidianamente conto di episodi in cui sono coinvolti maschi (giovani e non) nel ruolo di feroci assassini e femmine nel doloroso, obbrobrioso, laido, universalmente ingiusto, e inaccettabile ruolo di vittime, troppo spesso martirizzate.
Qualcuno del mestiere parla di uno sfrenato narcisismo, cosa che ci potrebbe anche stare.
Qualche idiota, invece, dà la colpa al patriarcato.
Di sicuro, ed è un dato oggettivo, quasi sempre di mezzo vi è la droga, molto spesso quella leggera che alcuni fuori di testa vorrebbero liberalizzare.
Le ragioni ampiamente note di alcuni atti di violenza, che a volte diventano omicidi, sono molto spesso il NO con il quale la donna respinge quello che assomiglia sempre più a un babbuino, piuttosto che a un essere umano.
La scimmia
Non uso il termine babbuino a caso, influenzato come sono dalla cultura arabo-islamica, anch’io identifico satana con una scimmia.
Ma quali spiegazioni può dare la psicanalisi circa un giovane che accoppa una sua coetanea con 37 forbiciate? Sicuramente ne potrà fornire diverse e magari anche azzeccate: il già citato narcisismo è una di esse, ma anche l’egotismo estremo, la paranoia, il disturbo dissociativo … Ma un chissenefrega?
Chissenefrega dello stato di salute di un babbuino!
E’ affare della psicanalisi, la quale si sforza di trovare spiegazioni per poter poi contrastare il fenomeno. Ma è da un bel po’ che la psicanalisi si sforza di dare una spiegazione sui delitti di sangue arrivando a catalogarli, così ora sappiamo che si tratta di psicotici (per lo più narcisisti, dissociati mentalmente, egotici estremi, paranoici, etc) … sai che soddisfazione sapere che si tratta di gente fuori di testa?
Episodi in crescita
Quel che preoccupa è che quegli episodi sono esondati e se da un lato abbiamo il nome della « malattia » che ha reso un essere umano un babbuino, dall’altro non abbiamo nessuna spiegazione scientifica per questa impennata di episodi che definire criminali può sembrare riduttivo.
E dar la colpa al patriarcato significa essere altrettanto fuori strada e fuori di testa. Mio padre e mio nonno, che esercitavano il ruolo di pater familias, mi hanno educato a rispettare le donne e proteggerle inquanto sesso debole e mi hanno insegnato pure a piangere le delusioni d’amore nella dignità e senza inveire contro quella che ti ha detto no.
Quanto tempo ancora dovremo ascoltare le inconcludenti analisi psicologiche, legali, filosofiche su un numero sempre crescente di giovani e meno giovani degenerati in babbuini che aggrediscono e accoppano nei modi più sanguinolenti quelle coetanee che han detto loro di no, oppure la vecchietta che ha loro negato gli spiccioli per la dose, oppure un coetaneo che non voleva cedere le cuffie auricolari, oppure anche una moglie che li respinge perché stufa di aver a che fare con un quaquaraquà?
Il maligno
Quando ci rinsaviremo da un forzoso laicismo (nell’accesso militante del termine) e la smetteremo di non credere nella presenza del maligno?
Quando capiremo che con l’ateismo e il laicismo forzosi, con la banalizzazione del sesso, con l’abortismo militante, con l’omosessualismo modaiolo e carnasciale, con l’abbattimento di altri importanti riguardi che ci rendevano educati, disposti alla protezione del più debole, convinti della necessità di onorare il padre e la madre (in soldoni, rispettosi dei 10 comandamenti) abbiamo steso al maligno tappeti rossi e lo abbiamo fatto entrare nelle nostre vite ritrovandocelo in casa?
Siccome la nostra civiltà così progredita stenta a crederci (e molti uomini di Chiesa hanno loro parte di responsabilità), per non sapere né leggere né scrivere, adotto una sorta di giaculatoria araba che dice: «A’oudou bi’allah min al shaitan a’rrajim», ossia, «mi rifugio in Dio fuggendo satana, il tentatore» perché se è vero che le porte degli inferi «non prevalebunt» (e di questo ne sono certo), satana sta palesemente bussando alla nostra porta potendo contare sul rincitrullimento di molti che lo scambiano con il postino.
Corrado Corradi
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