L’industria del porno uccide – “Ora però vi faccio una domanda: è giusto proteggere un individuo come me da un sistema brutto e cattivo invece di affiancarlo nella sua lotta per cambiarlo?”.
È questo il quesito con cui Maria Sofia Federico, ex allieva de “Il Collegio” e poi sbarcata su Onlyfans, chiude il video in cui tiene a precisare che i suoi genitori non approvano la scelta della figlia diciottenne di entrare nel mondo dell’hard.
Un quesito interessante soprattutto una volta valutati gli effetti che il porno comporta nella mente umana e in chi lavora nell’industria del porno.
La ricerca della Cambridge University
Partiamo dal primo aspetto.
Secondo i risultati di una ricerca della University Cambridge, finanziata da Wellcome Trust e pubblicata su Plos One, il porno sotto il profilo dell’attività cerebrale è paragonabile al gioco d’azzardo, il tabacco e all’alcool.
La fruizione di materiale a luci rosse innescherebbe nel cervello reazioni simili a quelle che avvengono in chi abusa di sostanze stupefacenti.
I ricercatori hanno scoperto che le zone evidenziate sono lo striato ventrale, la corteccia cingolata anteriore dorsale e l’amigdala, le stesse a essere particolarmente attive nei tossicodipendenti perché coinvolte nel circuito del piacere.
Ma nonostante si tratti di scoperte con un certo peso, non sono sufficienti a diagnosticare una condizione patologica, né permettono di affermare, con certezza, che il porno crea dipendenza e, per questo motivo, è necessario compiere ulteriori ricerche per capire meglio la relazione tra comportamenti sessuali compulsivi e tossicodipendenza.
I casi di suicidio
Sul secondo aspetto, basti pensare ai suicidi che avvengono tra le attrici porno.
Negli Usa, ad esempio, nel 2018 si sono suicidate cinque attrici porno in meno di tre mesi: Shyla Stylez, August Amnes, Yuri Luv, Olivia Nova e Olivia Lua.
Tutte giovani donne: la più piccola, la Nova, aveva solo 20 anni mentre la più grande, Shyla, ne aveva 35.
Chi soffriva di depressione, chi di bipolarismo, chi di ansia da concorrenza.
Un profondo disagio interiore che accomunava le 5 pornostar.
Secondo alcune colleghe e amiche delle vittime, parte della colpa è proprio dell’industria del porno.
Le dichiarazioni di Siffredi
Un’ industria dove le attrici sono meteore in quanto durano non più di tre o quattro mesi per capitalizzare, essendo immediatamente rimpiazzate da altre ragazze più giovani e ancora più spregiudicate, “perché il gusto del pubblico vuole prestazioni sempre più estreme”. Questo secondo quanto sostenuto dalla pornoattrice Odette Delacroix.
In Italia, invece, Valentina Nappi punta il dito contro “il problema culturale”.
A detta, invece, del re del porno, Rocco Siffredi il suicidio delle pornoattrici è colpa dei social. “Il porno le accoglie, poi le lascia sole”.
Questo è quanto ha rilasciato nello studio de La Confessione, a Peter Gomez. Stando così le cose, la Federico è ancora convinta di voler ricoprire il ruolo della Giovanna D’Arco del porno, così come l’ha definita il suo ex professore Andrea Maggi, visti gli effetti nocivi che quest’industria comporta sia sugli utenti che sugli attori, attrici in primis?
Una riflessione sulla dignità della donna
Stando così le cose, non sarebbe meglio dichiarare guerra a un’industria che tratta la donna come carne da macello?
Entrare in un’industria dove la donna è considerata una macchina del sesso da rimpiazzare con una “più fresca e quindi funzionante” è forse attivismo in funzione delle donne?
Forse alla Federico sfugge che la celeberrima frase femminista “il corpo è mio e decido io” include anche la dignità della donna.
Ma dopotutto nell’era di un attivismo in funzione della visibilità anziché della tutela dei diritti, la via del porno è sicuramente la strada più facile ma che, sempre a detta del professor Maggi, “è solo una guerra suicida”.
Nemes Sicari