L’Europa di Leon Degrelle – Non c’è giorno che non si parli di Europa. C’è chi la indica continuamente come il riferimento cui sottostare per far quadrare i conti pubblici, per adeguare le singole legislazioni nazionali alle normative, talora bizzarre (per non dire altro) che da Bruxelles vengono diramate su ogni argomento del vivere comune e chi la vede, invece, come un ostacolo al realizzarsi degli interessi nazionali.
Si tratta sempre e comunque di una Europa senz’anima, senza radici e senza miti fondanti. Un’Europa di banchieri e burocrati. Ma non è stato sempre così.
Il secolo scorso ha vissuto momenti tragici ed eroici, ha conosciuto uomini che sono stati capaci di sognare e morire per un ideale di Europa che fosse grande, un impero di 400 milioni di uomini per usare una definizione di Jean Thiriart. Uno di questi uomini è stato senza dubbio Leon Degrelle.
Lo spirito di Degrelle
Non è possibile condensare in poche righe il percorso umano, politico e militare di Degrelle, ma se ne può delineare lo spirito che lo ha animato, l’impronta che ha lasciato nella storia, il messaggio morale, prima ancora che politico, lanciato alle future generazioni.
Scorrendo le pagine di “Militia”, opera antologica in cui Degrelle ha raccolto una serie di note spirituali scritte nel corso della sua vita, si scoprono le vibrazioni dell’anima di quest’uomo di fronte ad un mondo sempre più attirato da obiettivi materiali.
“In seno ad una società dominata da uomini egoisti, corrotti, inaspriti da odio e cupidigia vi è possibilità di uscire da questo decadimento solo attraverso una rettificazione morale dove contino le qualità dell’anima, il dono totale, la volontà di tenere alto al di sopra di tutto un ideale, nel disinteresse più assoluto. Giunge l’ora in cui, per salvare il mondo, vi sarà bisogno del pugno di eroi e di santi che faranno la Riconquista”
Per un singolare caso del destino Leon Degrelle nasce 15 giugno 1906 nelle Ardenne belghe, a Bouillon, luogo di origine di Guglielmo da Buglione, condottiero della prima crociata.
L’esordio politico
La sua formazione cattolica lo porta vicino alle posizioni dell’Action Française, abbraccia il corporativismo cattolico da cui avrà origine il socialismo rexista.
Nel 1932 rileva la casa editrice dell’Azione Cattolica: “Christus Rex”. In breve, la casa, abbandonati i temi convenzionali del clericalismo, comincia a sfornare fascicoli trattanti i problemi sociali e civili del Belgio, attacca la corruzione del sistema.
Forte dell’attivismo dei suoi militanti, “Rex” indice comizi sempre più affollati da sostenitori, riempie le piazze, i sagrati delle chiese, le sale dei cinema e giunge in parlamento.
Degrelle viene considerato da Josè Antonio il numero uno della Falange all’estero.
Salta poi agli occhi l’affinità del Rexismo con un’altra figura di capo fascista fra le due guerre: Codreanu. Mistica europea, riallacciamento alla Tradizione, spiritualità profonda, volontarismo sono i temi che li accomunano.
Ma il destino e la storia lo attendono e gli preparano prove ben più impegnative: il primo settembre 1939 le truppe del Reich entrano in Polonia. Il 10 maggio 1940, giorno dell’avanzata tedesca in Belgio, Degrelle viene arrestato dalle autorità belghe. 12.000 rexisti vengono deportati. L’accusa: qualche articolo contro la Cecoslovacchia dei massoni e i decisi propositi di neutralità.
Tornato in libertà, e dopo l’occupazione tedesca, Degrelle si vede attorniato dagli opportunisti di sempre che fanno a gara per attestargli la loro solidarietà.
Nel frattempo, tutta l’Europa diventa collaborazionista. Scrive Degrelle in “Fronte dell’est”: “La collaborazione belga si faceva in un’aria sempre più pesante. Con ogni evidenza le autorità tedesche si interessavano molto più alle forze capitalistiche che alle forze idealiste”.
La crociata contro il comunismo
Un evento bellico cambia, però, radicalmente la situazione: il 21 giugno 1941 la Germania attacca l’Unione Sovietica. In Belgio Rex agita la bandiera della nuova crociata contro il bolscevismo.
Il 2 giugno Hitler lancia un appello agli europei. Per Degrelle la situazione è chiara. O con l’Asse per una comune battaglia o contro di essa.
Gli arruolamenti procedono a ritmo incessante. Degrelle, al momento del suo arruolamento nelle Waffen SS riceve telegraficamente da Hitler la nomina a Capitano. La respinge. Partirà come sodato semplice, camerata fra camerati. Ogni sua promozione, da caporale a Generale di Corpo d’Armata porterà la motivazione: “per atti di valore in battaglia”. Nel gennaio 1944 la Divione Wallonie resiste nella sacca di Cherkassy e riesce a rompere il blocco. Dei 2000 valloni solo 232 escono vivi dalla sacca.
A proposito delle Waffen SS Degrelle nega il luogo comune che fossero truppe di sterminio o branchi di massacratori. Afferma: “Queste Waffen SS erano la crema della crema dei soldati, i duri, i fanatici, i super armati, i super motorizzati, quelli che erano lanciati nel settore più infernale nel momento più difficile. Esse divennero la vera Guardia Imperiale dell’Impero europeo in formazione, una gigantesca guardia di oltre mezzo milione di uomini volontari”.
La fuga dopo la guerra
Ma non basta la fede e l’eroismo. Il destino è ormai segnato. Il Fuher è morto suicida, Mussolini ha già subito l’oltraggio della plebe infuriata. Prima erano già caduti Codreanu e Josè Antonio, Brasillach è stato fucilato, Drieu La Rochelle si è suicidato per non vedere la fine della sua illusione. Con una condanna a morte in contumacia sulla testa il 4 maggio del 1945 Degrelle raggiunge Copenhagen, il giorno successivo è a Oslo. Nella notte fra il 7 e l’8 maggio vola attraverso il cielo d’Europa. Il suo aereo si schianta nei pressi di San Sebastian. Vivrà in Spagna fino alla sua morte avvenuta a 87 anni, il 31marzo 1994. Il suo corpo fu cremato.
Un veterano della Legione Wallonie, Jean Vermeire, affermò di aver disperso le sue ceneri a Berchtesgaden “il Nido dell’Aquila”.