L’equivoco occidentalismo della Fallaci – Il pensiero di Oriana Fallaci sull’ Occidente trova convinti estimatori anche presso cattolici conservatori alla Socci.
Così almeno si evince da un suo recente articolo.
Ricordiamo che Occidente deriva dal latino occidens in allusione al punto “dove il Sole tramonta”. Ma può essere semanticamente connesso anche ad occidens, inteso come participio presente di uccidere. Il che sembra un singolare richiamo al concetto di declino occidentale sostenuto da Evola, Spengler e oggi da Dugin.
Attenzione ai neocon
L’Occidente originario autentico era l’Impero Romano-Cattolico, contrapposto all’Oriente bizantino e al mondo arabo-islamico. L’arrivo dell’America come soggetto storico e l’affermarsi delle idee illuministe hanno poi modificato questa definizione.
A tale formula adulterata di Occidente la Fallaci fa professione di fede insieme ai seguaci del neoconservatorismo liberale.
La Fallaci serva sciocca
Esaminiamo alcune sue citazioni per dedurne contraddizioni od eventuali positività.
La Fallaci afferma “io amo l’Occidente. Non credo che ci sia niente di superiore”. Occorre capire come lei articoli detta superiorità e sulla base di quali paradigmi.
Sul lato tecnologico e materiale avrebbe una sua ragion d’essere.
Ma le insidie di colossi come Cina e India lascerebbero vacillare anche tale primato. Il Giappone aveva anzitempo sparigliato le carte, seppur “assorbito ” nell’alveo occidentalista dei G7.
Si presume che suddetta presunzione di grandezza voglia riguardare la civiltà nel suo complesso di valori.
Cosa che suscita più di una perplessità considerato il livello di degradazione morale e spirituale in cui versa l’Occidente attuale.
Un cortocircuito interno questo sul quale la stessa Fallaci avrà da interrogarsi- come vedremo – e che vellica dietro gli illusori trionfi della società aperta popperiana e del pensiero globalista.
L’eccitazione post 11 settembre
Di fatti sarà lei stessa a sentenziare – all’indomani dell’11 settembre -che “L’Occidente è diventato troppo tollerante nei confronti delle proprie debolezze e troppo indulgente verso coloro che vogliono distruggerci”. Salvo poi avvitarsi su sé stessa quando a riguardo dell’Islam affermerà testualmente che “non è compatibile con le libertà individuali e i diritti umani come li abbiamo conosciuti in Occidente”.
Ironia della sorte, proprio quei diritti umani che sono il fulcro della nostra debolezza e che rappresentano il passe-partout per milioni di islamici ben decisi ad invadere l’Europa col fine di soggiogarla sotto le loro usanze e le loro leggi.
La grande contraddizione
Delle due l’una, si direbbe. La scrittrice fiorentina invece osanna la civiltà occidentale col desiderio di volerla contrapporre alle altre meno fulgide. Non specifica, però, correttamente l’universo di valori e idee su cui porre fondamento.
Potremmo rincarare la dose trovando ulteriori aporie nelle seguenti parole: “L’Occidente è l’unica civiltà al mondo che ha la mania del pentimento. Questo è un peccato, perché il nostro passato è magnifico”.
Ma in un altro stralcio commenta “l’Islam non ha avuto un Rinascimento, non ha avuto una Riforma. L’Islam è rimasto fermo all’oscurantismo medievale”.
L’ ultima frase denota la fucina culturale progressista, base formativa dell’ex partigiana Oriana Fallaci.
Per quelli come lei l’Occidente germina solo alle porte della modernità.
Dimenticando che se un passato nobilitante deve dirsi tale, lo è soprattutto nella sua accezione medievale. Periodo da lei svilito come oscurantista.
Per cui, i sontuosi castelli, la letteratura epica cavalleresca, l’amor cortese, i monasteri, le luminose cattedrali: vale a dire, tutto ciò che attiene ad una visione spirituale permeata di teocentrismo cristiano, di metafisica greco-romana è parte, per la nostra eroina, di un passato da eliminare e rinnegare.
Modernismo e campane
La Fallaci nei suoi scritti confessava, fino a commuoversi, la predilezione per il suono delle medievalissime campane. Le opponeva di fronte all’insana prospettiva di dover subire il canto del muezzin.
Ad ogni buon conto, stando al suo modernismo democratico stars and stripes, quelle stesse campane dovrebbero configurare solo un’inutile anticaglia: un segno tangibile dei secoli bui.
Riabilitarle ora che ha marchiato a fuoco lo spauracchio islamico, non è dato sufficiente perché l’Occidente esca dalla sua secolare impasse.
Occorre spingersi fino al superamento della stessa modernità coi suoi falsi miti per riconsegnare valore e dignità ad un mondo ormai caduto in rovina.
Non v’è altra strada.
Mario Pucciarelli