Le prodezze della Meloni al governo

Le prodezze della Meloni al governo
Le prodezze della Meloni al governo. Il vincolo esterno e la sudditanza all’UE

L’inizio della nuova era del Centro/Destra iniziava con una prospettiva, nei confronti della matrigna Europa, che sembrava incoraggiante, ovvero “è finita la pacchia”, affermazione che per i più era come ricevere in dono la chiave delle proprie catene.

Vediamo come è andata sino ad ora.

L’inizio fu promettente, dicevamo, innalzamento del tetto al contante, al pari di altre nazioni europee, ed eliminazione dell’obbligo del POS, ci sentimmo tutti come il mitico Spartaco: si iniziavano a spezzare le catene.

Ce lo chiede l’Europa

Ma bastò che la Matrigna sollevasse il sopracciglio dinanzi a tanto ardire che l’amazzone della Garbatella si riprendesse la chiave e anche quelle piccole libertà che credevamo conquistate, giustificandosi col perenne “ce lo chiede L’Europa”.

Beh, certo, si disse, bisogna capire è troppo presto, diamogli tempo.

Nel frattempo, il tempo passava ma mentre i due figli “legittimi” dell’Europa, Germania e Francia, continuavano a spadroneggiare in casa e fuori, la matrigna continuava nella sistematica opera di demolizione della nostra economia, mortificando sino al punto di non ritorno la nostra attività di Pesca, l’Agricoltura gli Allevamenti.

Anche il Turismo con “l’esproprio” dei balneari.

E anche qui non si odono suoni che assomiglino a pugni sbattuti sul tavolo, ma ce lo chiede l’Europa, bisogna avere pazienza.

Poi scoppiano le “due” guerre che, condotte con un cieco fanatismo degno di miglior causa, provocheranno l’implosione della vecchia Europa, ovvero quella degli USA alla Russia usando l’Ucraina e quella tra Israele e la Palestina di Hamas che in fondo vede la sua origine dalla completa occidentalizzazione dell’Islam attraverso i “Patti di Abramo” con ancora gli USA a manovrarne i “fili”.

Nel regno di Ursula, comunque, di guerre ve ne è anche una terza di guerra, almeno come conseguenze e non meno distruttiva, ovvero la Transizione Green

Accanto a queste tre “guerre” in verità bisogna aggiungere una “battaglia” in cui siamo però gli unici protagonisti, quella del PNRR ovvero la gara, che è l’unica che vinceremo, a chi si indebita di più.

Il PNRR

Gara che vinceremo per assenza di concorrenti, infatti nessun altro paese ha richiesto i 122 miliardi di prestito oltre ai 60 mld a fondo perduto, altro debito quindi (a tasso di interesse ignoto) e per lo più per “investimenti” in bocciofile, campi da padel e piste ciclabili.

Da istigazione al suicidio le affermazioni della Premier sul tema: prenderemo fino all’ultimo miliardo di prestito e spenderemo tutto, fino all’ultimo euro.

La civiltà del “debito sovrano” esulta e loda la lungimirante visione.

L’Europa si tuffa nelle sue guerre come se non ci fosse un domani, con il pieno consenso di questo governo, che anzi per quanto riguarda l’Ucraina si conquista la fascia da “capoclasse” con decisioni ed atteggiamenti di tale acritica subordinazione all’impero NATO/Atlantista da essere persino ridicolo.

Il nodo economico

Ma al di là di valutazioni geopolitiche o ideologiche ciò che importa in questa sede è il lato economico, tra invio di armi, invio di munizioni (ove per munizioni si intendono centinaia di missili da 2 milioni l’uno), sovvenzioni all’Ucraina e sanzioni alla Russia che hanno indotto la crisi energetica, la crisi delle materie prime, l’aumento di tutti i costi e prezzi, le bollette, l’inflazione ecc., credo che nessuno ne abbia ancora calcolato appieno l’ammontare, che viene accettato ad occhi chiusi con entusiasmo resiliente.

Ovviamente con l’entusiastica approvazione del governo Meloni.

Sempre come effetto di quella “coraggiosa dignità nazionale” ritrovata con il nuovo governo, e siamo solo agli inizi, questo è più o meno dichiaratamente d’accordo con:

  • la riforma dei “certificati verdi” ETS estesi praticamente a tutto il mondo della produzione e del consumo compreso tutti i trasporti e le nostre case;
  • la demenziale rivoluzione delle auto solo elettriche;
  • la criminale rivoluzione delle case green;
  • lo strozzinaggio sempre crescente dei tassi di interesse che provoca il raddoppio del costo dei mutui,
  • l’impossibilità per le aziende di fare investimenti,
  • l’aumento indiscriminato del costo della vita per i cittadini.

L’ultima penalizzazione per la filiera delle nostre aziende di Packaging con l’adozione di ulteriori divieti sulla plastica e in particolare quello recente che vieta il confezionamento “monouso”.

Silenzio sugli sbarchi e non solo

Siamo evidentemente d’accordo con l’Europa (visto che subiamo in silenzio) che rifiuta qualsiasi intervento concreto per contrastare gli sbarchi da record sulle nostre coste, quadruplicati l’anno scorso, come il loro costo per gli italiani, e sostanzialmente la famigerata redistribuzione rimane volontaria.

Finiremo per ratificare anche il MES, la stessa Meloni lo lascia intendere.

Da ultimo, ma solo nell’esposizione, perché è o dovrebbe essere la “linea del Piave” invalicabile per l’Italia e quindi per il governo, la riforma del “Patto di Stabilità” che nei propositi europei si modifica in senso ancora più stringente, anzi spietato, tanto che persino un ex membro della BCE come Bini Smaghi o l’economista mainstream Veronica De Romanis sostenevano che l’Italia non poteva accettare le nuove regole.

Il pacco di stabilità

Ma l’amaro calice del “Pacco” di Stabilità è stato trangugiato dalla devota Premier in un solo sorso, manco fosse il rosolio della nonna, ma il rosolio andrà di traverso a tutti gli italiani fino a soffocarli a partire da quest’anno.

Quanto molto sinteticamente citato non ha però origine strettamente economica ma discende come conseguenza dalla adesione incondizionata alla ideologia dominante occidentale/atlantica dei cambiamenti climatici, del green, del liberismo mercantile, del dominio della tecnologia ecc. insomma dalle varie transizioni indotte dalle élite finanziarie mondiali.

Una riflessione sull’UE

Allora la domanda che dovrebbe nascere spontanea è semplice: quale è la convenienza a stare in questa Europa? o almeno quale è il vantaggio a starci da sudditi o come si dice oggi da resilienti?

A questa domanda non può però rispondersi con la scontata affermazione che bisogna resistere sino alle elezioni europee, dando per scontato un cambio degli equilibri politici in Europa, prevedendo la vittoria o quanto meno un “peso” determinante degli schieramenti  conservatori, per il semplice motivo che anche questi, al di là di modeste differenze più di metodo che di risultato, hanno come condizione “prepolitica” l’incondizionata adesione all’atlantismo, alla Nato, al neoliberismo e al dogma ambientale/climatico, alle guerre in corso, è quindi vana ogni aspettativa di una “sostituzione etnica” al governo dell’Europa che rimarrà comunque sempre suddita dell’impero USA, anzi se questo “centrodestra”dovesse portare a compimento il progetto meloniano di avere responsabilità di governo in Europa, probabilmente assisteremmo anche lì alle stesse dinamiche interne, ovvero come la sostanziale prosecuzione dell’agenda Draghi in Italia, la sostanziale prosecuzione (forse con modalità temporali diverse) della suicidaria “devozione” atlantica in Europa.

L’Europa delle nazioni

Insomma, non siamo tra quelli che vedono una Europa al servizio dei popoli con un cambio di governance europea più “conservatrice” di stampo meloniano.

Solo la fine della guerra Nato-Ucraina contro la Russia di Putin, con una sostanziale mortificazione delle folli eteropretese di Zelensky e un inevitabile riconoscimento dello status quo territoriale russo con la fine delle sanzioni contro Putin, potrebbe sparigliare, forse ribaltare, anche, il “tavolo” europeo rimettendo forzatamente in gioco identità, tradizione ed economia di questa Europa che in fondo sembra essere l’ultima sponda di un “globalismo occidentale” in crisi ma ancora “posseduto” da una “volontà imperiale” che teme e vede in Putin il suo esorcista.

Giovanni Preziosa

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