Le Croci restano sui monti – La pagliacciata targata Club Alpino italiano, per cui avrebbero dovuto essere rimosse le croci dalle vette delle montagne, si è conclusa con un lieto fine.
Dimissioni doverose
Il presidente del CAI, Albino Ferrari, che aveva adombrato quest’insulsa e folle ipotesi, si è finalmente dimesso.
Così facendo è stata salvata una piccola – ma rilevante – tradizione nazionale, che avrebbe dovuto essere smantellata perché qualcuno la riteneva “anacronistica” in una società che punta al multiculturalismo ad ogni costo.
Assalto respinto
D’altronde, questo atteggiamento culturale, profondamente gretto ed ignorante, è sempre più diffuso.
Tutto ciò che rappresenta e simboleggia le tradizioni e l’identità nazionali deve essere smembrato nel segno del progressismo.
Progressismo ideologico
Peccato che quest’orientamento – in realtà – rispecchia pedissequamente la brama di strapotere di certa ideologia, reconditamente antinazionale e frutto di un approccio proprio di una sottocultura oscurantista.
Al contrario, le tradizioni italiane vanno difese ad ogni costo, così come la nostra storia va valorizzata, tanto più nel mondo moderno in cui gli archetipi, i simboli ed i valori cedono il passo alla fluidità ed al relativismo.
Identità è ricchezza
Oggi la nostra identità è più che mai emblema di ricchezza, da tutelare ad ogni costo contro i vecchi e nuovi iconoclasti della sinistra, troppo accecati dalla smania ideologica per rendersi conto che un mondo senza più distinzioni è diversità è destinato all’estinzione.
Le croci sono salve!
Quel che conta in questo caso è che le croci sono salve e Co ti useranno ad esistere ed essere issate sulle cime dei nostri monti.
E con esse un piccolo elemento della cristianità, ma anche e soprattutto della storia nazionale, verrà risparmiato dalla furia dell’ignoranza più bieca.
Ovviamente si tratta di una magra consolazione, a fronte del momento drammatico che l’Italia è l’occidente stanno vivendo dal punto di vista culturale, visto l’incedere di disvalori e modelli dissacranti, apolidi e degeneri.
Continuare a vigilare
Cionondimeno, un piccolo segnale è stato lanciato, anche vista l’opposizione popolare che si è stagliata contro la decisione scellerata di cancellare la croce come simbolo dell’alpinismo. L’auspicio è che in questo senso vada il futuro del Paese, per una ripresa salda e certa della tradizione, come baluardo verso il decadimento generalizzato della civiltà.
Giustino D’Uva