Lavoro: si allarga il divario tra Nord e Sud del paese – Italia: il mondo del lavoro è una lotteria in cui tutto è possibile. In assoluto il lavoro c’è, trovare un’occupazione è possibile, tuttavia, sono le condizioni di lavoro ad essere inaccettabili.
L’altissimo livello di disoccupati – al pari di quello degli occupati, a vario titolo – non rende l’idea dell’effettiva situazione del Paese.
Divario Nord-Sud
Tra nord e sud ci sono differenze vistose e consistenti: ci sono zone d’Italia in cui si lavora a spron battuto, dove non si lavora solo se manca la voglia e altre zone in cui, invece, il lavoro è una chimera.
È il risultato del lavoro precario, interinale, che domina la scena nazionale.
Sono fiorite, nel corso del tempo, plurime forme di rapporti di lavoro atipici – leggi precari o, finanche, illegali – che fanno sì che si lavori senza garanzie o comunque senza orari né paghe certe.
Attenzione alle percentuali
Sempre più spesso le statistiche mostrano che l’occupazione è in crescita, ma bisognerebbe vedere a quale prezzo: si tratta di posti di lavoro perlopiù a termine, in un mercato in cui la stabilità è un miraggio.
Il capitalismo si manifesta per quello che è: privazione di garanzie e dipendenza dal prodotto.
I salari si abbassano, i ritmi e le ore di lavoro aumentano, così come aumenta la flessibilità e la precarietà.
L’abbandono della provincia
Parallelamente, aumenta la concentrazione delle aziende nelle grandi città, mentre la provincia si spopola, desertificata ed abbandonata a sé stessa, nella totale impossibilità di lavorarci.
In questo contesto, da un lato cresce lo sfruttamento ed aumenta a dismisura la platea di lavoranti a basso costo, disposti a lavorare per salari bassissimi e senza le benché minime tutele; dall’altro aumenta la pletora dei fannulloni che preferiscono e stare a poltrire sul divano, grazie ai sussidi pubblici, piuttosto che rimboccarsi le maniche.
La polarizzazione delle condizioni
Immettersi sul mercato del lavoro significa accettare salari da fame, spostarsi lontano da casa, vivere in affitto quando lo stipendio lo permette.
Insomma, la situazione del lavoro in Italia è incancrenita tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, con un progressivo immiserimento di quella che un tempo era la classe media.
Questo modello sta distruggendo l’economia nazionale e rendendo l’Italia uno Stato da terzo mondo. Cambiare radicalmente modello economico-sociale è quindi urgentissimo, per invertire la tendenza per cui il lavoro è soltanto uno strumento di sfruttamento al servizio del capitale.
Giustino D’Uva