Ho sempre pensato che il lavoro fuori casa non sia e non debba essere prerogativa maschile, ma che il lavoro femminile non debba ricalcare i modi ed i tempi di quello maschile per il semplice fatto, orma ignorato dai più, che le donne non sono uomini né fisicamente né psicologicamente e che ciò che sempre è stata prerogativa femminile tale debba rimanere.
I Tradizionalisti
Quello che certi tradizionalisti ad oltranza non capiscono è che i tempi e i modi, quindi la gestione di ciò che attiene al femminile è cambiata.
Le cure domestiche, enormemente facilitate da una tecnologia di anno in anno più raffinata, concedono spazi infinitamente maggiori di quelli che, senza scomodare mia nonna, poteva avere mia madre.
Che questi spazi vengano occupati dal lavoro fuori casa mi pare conseguenza normale e salutare. Altrettanto normale e salutare mi parrebbe parlare di quali lavori facciano oggi le donne e in quali condizioni.
Le aspirazioni comuni
Esattamente come gli uomini, le donne hanno aspirazioni, interessi e sogni che, anno Domini 2022, si potrebbero coltivare senza pregiudicare nulla e nessuno se solo una legislazione adeguata lo permettesse.
Ma quante sono le donne che escono di casa, portano il bambino all’asilo nido, fanno la fila nel traffico, spendono tutta la loro giornata per realizzare quei sogni e quante quelle che lo fanno per pagare la bolletta? Dare la possibilità di stare a casa coi figli alle donne costrette al lavoro solo per far quadrare i conti, questa è civiltà.
Norme di civiltà
Pagare adeguatamente gli uomini, questa è civiltà. Creare una normativa al femminile per le donne che comunque vogliano lavorare, questa è civiltà.
Mi sorprende che sia nata una polemica per la scelta della Cristoforetti di lasciare a casa i figli per andare in missione nello spazio quando sarebbe da chiedersi che senso abbia il lavoro di milioni di donne che i figli non li vedono quasi mai per lavori di nessuna soddisfazione, spesso massacranti e con retribuzioni ignobili!
Un discorso serio
Invece di mettere in discussione il lavoro di donne, peraltro pochissime, come credo pochi siano gli uomini, che svolgono attività di tale rilevanza da dar senso, tramite quelle, alla propria esistenza, perché non si affronta un discorso serio sull’esercito di impiegate, di commesse, di cameriere costrette a non fare le madri e tanto meno le mogli perché lo stipendio del marito è da fame e va coadiuvato con un altro stipendio da fame?
E’ idiota chiedersi perché la Cristoforetti abbia lasciato al marito i due figli piccoli per i prossimi cinque mesi; è idiota anche chiedersi se sia giusto che la direttrice di azienda, la importante avvocata o il medico sacrifichino qualcosa della loro vita privata.
Immagino e spero lo facciano, proprio come gli uomini, per soldi, ma anche per qualcosa di grande, di importante e di insostituibile: la passione.
Ma le altre?